Appendice Biografie delle autrici
- Type de publication : Chapitre d’ouvrage
- Ouvrage : Finché legge non vi separi. Il divorzio nella narrativa d’autrice tra Otto e Novecento
- Pages : 229 à 234
- Collection : Women and Gender in Italy (1500-1900)/Donne e gender in Italia (1500-1900), n° 2
Appendice
Biografie delle autrici
Virginia Tedeschi Treves
Virginia Tedeschi nacque a Verona il 22 marzo 1849 da Fanny Modena e Guglielmo Tedeschi, entrambi di origine ebrea. Il padre era commerciante di tessuti, attività che consentiva al nucleo familiare una discreta agiatezza economica. Guglielmo Tedeschi, inoltre, era socio della casa editrice veronese Drucker & Tedeschi, fondata dal fratello Donato. La ricchezza della famiglia di origine offrì a Virginia Tedeschi la possibilità di un’educazione privata di alto livello, e tra i suoi precettori figurò anche Erminia Fuà Fusinato.
L’11 settembre 1870 sposò Giuseppe Treves che, dall’anno precedente, era membro della direzione amministrativa dell’omonima casa editrice, e con lui si trasferì a Milano. Grazie al matrimonio, Virginia Tedeschi Treves entrò nell’entourage della rinomata casa editrice per la quale svolse incarichi di rappresentanza, tessendo rapporti professionali e personali con diverse figure di spicco dell’ambiente letterario italiano, tra cui Matilde Serao, Giovanni Verga e Gabriele D’Annunzio. L’impegno nella casa editrice si estese anche alla direzione di alcune riviste femminili: nel 1877 diresse La Moda. Giornale delle donne e, dall’anno successivo, le riviste L’Eleganza e Margherita. Giornale delle signore italiane. Nel 1878 debuttò come scrittrice con il manuale di comportamento Il regno della donna, testo che inaugurò un’attività eclettica: dal romanzo alle novelle, dalla pubblicista alla manualistica, dalla letteratura per l’infanzia alla stesura di libretti d’opera.
Il 5 novembre del 1904, a seguito della morte del marito, entrò in conflitto con la famiglia acquisita per ragioni finanziarie. Nel contempo si delineavano con più precisione gli orientamenti emancipazionisti della 230scrittrice, che si concretizzarono nell’attiva partecipazione a diverse associazioni. Nel 1906, ad esempio, si iscrisse all’Unione Femminile, mentre nel 1908 fu tra le fondatrici dell’Associazione femminile per l’Arte, di cui fu poi portavoce al I Congresso nazionale delle Donne Italiane svoltosi a Roma quello stesso anno. Ancora, nel febbraio del 1909 venne eletta presidente del Comitato Lombardo Pro Suffragio Femminile. Le tracce di questo attivismo trovarono riscontro anche nella pubblicistica: dal 1° agosto 1910 iniziò a essere pubblicata sulla rivista Margherita la rubrica “La quindicina di vita femminile”, dedicata a diffondere attività, battaglie e conquiste delle donne in diversi ambiti di interesse.
Morì a Milano il 7 luglio 1916.
Beatrice Speraz
Vincenza Speraz, conosciuta come Beatrice, nacque il 24 luglio 1839 a Salona, città della regione spalatino-dalmata in Croazia. I genitori, Marino Sperac-Speraz ed Elena Alessandri, formavano una coppia mista (dalmata l’uno, istriana l’altra) ed erano di diversa estrazione sociale. Entrambi i genitori morirono durante l’adolescenza di Speraz, che fu quindi accolta nella cerchia materna in Istria. In questi anni costruì un notevole bagaglio culturale: oggetto di studio della giovane orfana erano infatti le opere di Leopardi e Manzoni tra gli autori italiani, e Goethe, Schiller e Heine tra quelli tedeschi.
A diciotto anni, nel 1857, Speraz sposò Giuseppe Vatta, cedendo alle pressioni familiari. Il matrimonio, male assortito e travagliato, si concluse con una separazione dopo cinque anni. Nel frattempo, però, erano nati tre figli, Domenico, Maria e Elena, che rimasero con il padre, mentre la madre emigrò a Trieste.
Qui Speraz incontrò Giuseppe Levi, con il quale intrecciò una relazione amorosa che durò fino alla morte dell’uomo nel 1876. Dal rapporto con Levi nacquero quattro figlie: Giuseppina-Ginevra, Noemi, Gilda e Clotilde. La coppia visse a lungo in Toscana, ma dopo la morte del compagno Speraz decise di trasferirsi a Milano. Nel 1876 ebbe inizio la sua carriera letteraria: Speraz fu eclettica romanziera, novellatrice, 231pubblicista e traduttrice. Nel 1879 dette alle stampe per Brigola il suo primo romanzo, Cesare, firmato con lo pseudonimo Bruno Sperani, da quel momento in poi l’unico utilizzato dall’autrice. Ebbe anche modo di entrare in contatto con il movimento scapigliato intorno al 1885 attraverso la sua relazione con Vespasiano Bignami, che sposò con nozze civili nel 1913.
Durante la prima Guerra Mondiale Speraz perse il nipote Giovanni, figlio di Gilda, e soffrì per l’incarcerazione del primogenito Domenico. Su questo periodo sono disponibili presso la Biblioteca Comunale Roberto Ardigò di Mantova i carteggi intrattenuti soprattutto con la figlia Ginevra, che coprono gli anni dal 1891 al 1923. All’indomani del conflitto le sue condizioni di salute andarono peggiorando, e si spense a Milano il 2 dicembre 1923.
Anna Franchi
Anna Franchi nacque a Livorno nel 1867 da Cesare Franchi e Iginia Rugani, entrambi animati da forti ideali risorgimentali. La famiglia, inizialmente benestante, conobbe un declino economico a partire dai primi anni Ottanta. La sua prima formazione avvenne in casa, dove poté usufruire di una ricca biblioteca, per proseguire poi presso l’Istituto per fanciulle Moutet. Dal 1881 ricevette lezioni private di musica da Ettore Martini, che sposò dopo due anni e da cui ebbe quattro figli. Il rapporto di coppia, burrascoso fin dall’inizio, si interruppe definitivamente nel 1896.
Nello stesso anno, in condizioni di povertà e con i figli a carico, Franchi si trasferì a Firenze dove iniziò un intenso percorso di studi. Risale a questi anni l’inizio del lavoro come traduttrice per Salani. Nel 1898 Franchi esordì con la raccolta di novelle Dulcia Trista per Cappelli: la sua produzione conta circa 70 monografie, che spaziano dalla saggistica storica e divulgativa alla narrativa. Franchi fu inoltre compositrice di libretti d’opera, attività che intraprese in collaborazione con Martini già durante il matrimonio. Dal 1897 fu attiva sul fronte della pubblicistica e iniziò a partecipare a conferenze del Partito socialista e del sindacato. 232Tra le amicizie fiorentine si ricordano Ettore Janni e il circolo riunito intorno a Ernesta Bittanti, oltre al proficuo rapporto con i pittori macchiaioli, con i quali fu in contatto già dal 1883. Su questo movimento artistico pubblicò nel 1902 per Alinari il volume Arte e artisti toscani dal 1850 a oggi.
A seguito dei moti del 1898 Franchi, politicamente esposta per la sua adesione al socialismo, lasciò Firenze e riparò a Roma e a Milano, dove venne accolta, unica donna, nell’Associazione dei giornalisti milanesi. Nella capitale lombarda ebbe relazioni con Ada Negri, Maria Borgese, Linda Malnati, Achille Tedeschi e Emilio Treves (rispettivamente il fratello e il cognato di Virginia Tedeschi Treves).
Dopo la campagna italo-turca del 1912, Franchi si schierò con gli interventisti e abbracciò posizioni irredentiste. Allo scoppio del primo conflitto mondiale fece volontariato per i feriti e fondò la Lega di Assistenza tra le Madri dei Caduti, poi sciolta nel 1919; fu inoltre eletta vicepresidente della Fondazione per l’Italianità. Conobbe Benito Mussolini durante una commemorazione in onore di Guglielmo Oberdan nel 1914 e lo rincontrò nel gennaio del 1919 in occasione della visita del presidente degli Stati Uniti Thomas Woodrow Wilson a Milano. Malgrado la sua freddezza nei confronti del fascismo, rievocata a posteriori nell’autobiografia La mia vita, Franchi collaborò anche con il Popolo di Italia.
Negli anni Trenta strinse un’intensa amicizia con i coniugi Garzanti, per i quali pubblicò diversi volumi. Gli anni della seconda Guerra Mondiale la videro impegnata nelle attività di scrittrice e conferenziera, attività cui si dedicò anche per far fronte alle difficoltà economiche.
Morì nel 1954 a Milano.
Grazia Deledda
Grazia Deledda nacque a Nuoro nel 1871, quinta di sette figli, da Giovanni Antonio Deledda e Francesca Cambosu. La famiglia era agiata e Deledda frequentò la scuola fino alla quarta elementare, ricevendo in seguito lezioni private di italiano, latino e francese. La sua formazione fu piuttosto disordinata e prevalentemente autodidattica.
233L’esordio letterario risale al 1888 con la comparsa sulla rivista romana L’ultima moda del racconto “Sangue sardo”. Nel 1892 entrò in contatto con Angelo de Gubernatis, cui chiese di collaborare alla rivista Natura e arte. Questa relazione le permise di avvicinarsi al mondo delle lettere, degli editori e delle riviste.
Nel 1899 si recò a Cagliari, dove incontrò Palmiro Madesani, che sposò l’anno successivo e dal quale ebbe due figli, Francesco e Sardus. Immediatamente dopo il matrimonio la coppia si trasferì a Roma, e Deledda strinse relazioni con Giovanni Cena e il suo circolo intellettuale; inoltre frequentò assiduamente la redazione della rivista Nuova Antologia. A Roma pubblicò in rivista, e nel 1903 in volume per i tipi di Roux e Viarengo, Elias Portolu. Autrice prolifica, le sue opere godettero di un’ampia diffusione in traduzione sul territorio europeo e negli Stati Uniti, in Argentina, in Canada e in Giappone.
Nel 1926, agli esordi del regime fascista, Deledda fu insignita del premio Nobel per la letteratura: la sua figura venne così associata a quel contesto politico malgrado la sua effettiva non aderenza al fascismo.
Morì a Roma nel 1936 lasciando inedito il romanzo autobiografico Cosima, poi pubblicato nel 1937.
Fanny Zampini Salazar
Fanny Salazar nacque nel 1851 a Bruxelles, luogo di esilio politico del padre, lì riparato dopo i moti del ’48. Nel 1860 si trasferì a Napoli con i genitori Demetrio Salazar e Dora Macnamara Calcutt, intellettuale di origine irlandese; la famiglia frequentò l’ambiente dei circoli borghesi liberali e diede vita a un vivace salotto. A 15 anni fu data in moglie a Giuseppe Zampini, dal quale ebbe tre figli. Il legame fu però infelice e il matrimonio si concluse con una separazione.
Dal 1887 Zampini Salazar si trasferì a Roma, dove ottenne una docenza per lingua e letteratura inglese alla Scuola Superiore di Magistero femminile. Il soggiorno romano fu intervallato da diversi viaggi all’estero, sia per conferenze, sia per rappresentanza, come nel caso del Congresso femminista di Parigi nel 1897.
234Il 1866 esordì come scrittrice pubblicando per E. Detken di Napoli il pamphlet Uno sguardo all’avvenire della donna, che venne recensito favorevolmente da Benedetto Croce, con il quale l’autrice ebbe un proficuo rapporto di amicizia e collaborazione. La produzione di Zampini Salazar fu eclettica e comprende romanzi, testi autobiografici, saggi e libri per l’infanzia. Di particolare interesse per la sua funzione di mediazione culturale fu l’attività di traduttrice dall’inglese: a lei si deve La vita e le opere di R. Browning ed E. Barrett, volume edito nel 1907 con una prefazione di Fogazzaro.
Di non minore interesse fu il suo lavoro sul fronte della pubblicistica, con la collaborazione con riviste italiane e d’oltralpe, e la fondazione a Roma di due riviste: La rassegna degli interessi femminili, che venne pubblicata mensilmente dal 1887 al 1888 e che vide come collaboratori anche Croce e D’Annunzio, e The Italian Review nel 1900.
L’attività di conferenziera di Zampini Salazar la vide impegnata nella diffusione delle problematiche care al movimento emancipazionista, sia sul suolo italiano sia all’estero: si ricorda, ad esempio, la conferenza Women in Italy tenuta in occasione dell’Esposizione internazionale di Chicago nel 1893.
Nel 1903 collaborò alla fondazione del CNDI (Consiglio Nazionale delle Donne Italiane) a Roma e nel 1905 fu rappresentante dell’Italia all’International Congress of Women di Berlino. Durante il ventennio fascista Zampini Salazar dette il suo contributo alla fondazione dell’ANDPA (Associazione Nazionale Donne Professioniste e Artiste). Inoltre proseguì la sua attività di mediatrice culturale con cicli di conferenze che la tennero impegnata fino alla morte nel 1937.
- Thème CLIL : 4027 -- SCIENCES HUMAINES ET SOCIALES, LETTRES -- Lettres et Sciences du langage -- Lettres -- Etudes littéraires générales et thématiques
- ISBN : 978-2-406-10976-1
- EAN : 9782406109761
- ISSN : 2497-4846
- DOI : 10.15122/isbn.978-2-406-10976-1.p.0229
- Éditeur : Classiques Garnier
- Mise en ligne : 09/02/2021
- Langue : Italien