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Classiques Garnier

Le continuazioni storiografiche nei mss. dei Fatti di Cesare Il Fioretto di croniche degli imperadori e il Libro Fiesolano

  • Type de publication : Article de collectif
  • Collectif : Les Chroniques et l’histoire universelle. France et Italie (xiiie-xive siècles)
  • Auteur : Pilati (Filippo)
  • Résumé : La diffusion précoce et étendue des Faits des Romains au-delà des Alpes montre le vif intérêt que l’Italie médiévale a ressenti pour la matière de Rome. Dans certains manuscrits des Fatti di Cesare, une version abrégée des Faits en langue toscane, cet intérêt se relie à une volonté de reconnecter le destin du Saint Empire à l’histoire impériale de Rome. Cela se fait par la juxtaposition de deux continuations historiques, le Fioretto di cronache degli imperadori et le Libro Fiesolano.
  • Pages : 185 à 207
  • Collection : Rencontres, n° 537
  • Série : Civilisation médiévale, n° 46
  • Thème CLIL : 4027 -- SCIENCES HUMAINES ET SOCIALES, LETTRES -- Lettres et Sciences du langage -- Lettres -- Etudes littéraires générales et thématiques
  • EAN : 9782406119098
  • ISBN : 978-2-406-11909-8
  • ISSN : 2261-1851
  • DOI : 10.48611/isbn.978-2-406-11909-8.p.0185
  • Éditeur : Classiques Garnier
  • Mise en ligne : 15/12/2021
  • Langue : Italien
  • Mots-clés : Réception, Faits des Romains, matière de Rome, Saint Empire, Rome, Tresor volgarizzato, tradizione testuale
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Le continuazioni storiografiche
nei mss. dei Fatti di Cesare

Il Fioretto di croniche degli imperadori
e il Libro Fiesolano

Nel suo celebre contributo del 1985 I canzonieri : definizione di genere e problemi di edizione, DArco Silvio Avalle proponeva una tipologia di studio delle raccolte medievali di lirica secondo cui

alle varie operazioni di disintegrazione e di ricomposizione del libro medievale finalizzate alledizione critica di singoli autori, andrà affiancata unaltra operazione, forse più modesta, ma non meno produttiva di senso, e cioè il riconoscimento della verità delle singole antologie, indipendentemente da quella, occulta e molto spesso problematica, degli autori in esse compresi1.

Si tratta di una prospettiva di ricerca particolarmente produttiva nello studio dei canzonieri medievali, ma che potrebbe venire applicata con profitto anche a generi diversi dalla lirica, soprattutto se in presenza di tradizioni testuali poco quiescenti e inclini per natura a operazioni di selezione e rimontaggio delle fonti entro nuove unità codicologiche e testuali. Unoperazione che, daltra parte, come già avvertiva Avalle, sebbene più modesta rispetto alla tradizionale e fondamentale recensio, permette di affiancare alla cosiddetta critica del testo una storia della tradizione in grado di riflettere sui complessi meccanismi di ricezione e fruizione di unopera medievale a seconda delle differenti istanze ideologico-culturali di ciascuna operazione di copia. A partire da questi presupposti teorici vorrei dunque proporre unanalisi della tradizione manoscritta dei Fatti di Cesare (dora in avanti FdC) nel tentativo di svelare 186in che modo, nella trasmissione di questo testo fortunatissimo, ai FdC vengano talvolta associate alcune continuazioni di natura storiografica, con livelli di aderenza tra i due testi che raggiungono in certi casi la perfetta fusione entro la medesima unità testuale. Mi riferisco nello specifico al Fioretto di croniche degli imperadori (dora in avanti Fioretto) e al Libro fiesolano (dora in avanti Libro), testi tra loro molto diversi – contraddistinto il primo da un dichiarato intento universalizzante, più legato invece alle dinamiche della cronaca cittadina il secondo –, che permettono di cogliere due differenti tipologie di ricezione e adattamento degli stessi FdC, oscillanti, potremmo dire, tra cronaca universale e cronaca cittadina.

Luciano Banchi dava per la prima volta alle stampe nel 1863, per la Collezione di opere inedite e rare dei primi tre secoli della lingua, un testo che, già noto come Volgarizzamento di Lucano e più volte citato con questo nome dagli Accademici della Crusca nel loro Vocabolario, egli ribattezzò Fatti di Cesare2 : una versione toscana dei Faits des Romains (dora in avanti FdR)3, tradizionalmente definita breve (o abbreviata) poiché ridotta di circa lottanta per cento rispetto allestensione del testo francese4. I FdR, monumentale compilazione storiografica concepita in Francia intorno alla prima metà del xiii sec., conobbero una vasta fortuna in Italia già a partire dalle prime fasi della loro trasmissione manoscritta e suscitarono molto precocemente unintensa attività di traduzione in lingua italiana, testimoniata ad oggi da numerosi volgarizzamenti, non soltanto toscani5. 187Composti da un anonimo chierico di provenienza parigina fra il 1213 e il 1214, i FdR vedono come protagonista la figura storica di Giulio Cesare, considerato nel Medioevo fondatore dellImpero Romano e primo imperatore6. Lopera si presenta divisa in quattro parti ben distinte tra loro e individuabili sulla base delle quattro fonti classiche principali che sono servite per la compilazione di questo testo : il De Catilininae coniuratione di Sallustio, i Commentarii de bello Gallico dello stesso Cesare (a quel tempo attribuiti a Iulius Celsus), la Pharsalia di Lucano e il De vita Caesarum di Svetonio (limitatamente alla sola vita di Giulio Cesare). Numerose altre sono in realtà le fonti classiche, mediolatine e romanze confluite allinterno dellopera, tra cui le Antichità giudaiche di Giuseppe Flavio, le Ethymologiae di Isidoro, nonché la memoria dei romanzi bretoni e arturiani7.

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La versione breve dei FdC, pur drasticamente ridotta in certe sue parti rispetto al testo francese, presenta comunque la stessa successione delle principali fonti classiche, e cioè Sallustio, Cesare, Lucano e Svetonio, rispettivamente scorciate (ad eccezione dello Svetonio, che si mantiene pressoché inalterato) di circa il 25 %, l87 % e il 40 %8. Ledizione Banchi del 1863 fu condotta sulla base del ms. Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, I.VII.6, un codice linguisticamente senese e databile tra la fine del sec. xiii e linizio del sec. xiv9, la cui lezione è riprodotta con una certa fedeltà fin quasi alla fine della sezione cesariana10, dove, a causa della perdita di due carte, essa viene sostituita, fino al passaggio relativo allingresso a Rimini di Cesare dopo il fatale attraversamento del Rubicone11, da quella del ms. Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, I.VII.5, databile al pieno Quattrocento. Il testo del ms. I.VII.5 è infine nuovamente sostituito a quello del codice più antico a partire dal celebre episodio dellincontro tra Sesto Pompeo e la maga Eritone fino alla conclusione dellopera12, essendo il senese I.VII.6 gravemente mutilo in finale. Lintero testo è stato infine collazionato con i mss. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, N.A.207 (ex codice Grassi) e Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, I.VII.4, entrambi di provenienza senese, ma si riducono quasi a nulla, in realtà, le varianti segnalate dalleditore, che indica soltanto la presenza di errori manifesti nelluno o nellaltro codice posto a base del testo. Ledizione Banchi non ci consente dunque di apprezzare la complessità di questa tradizione né dal punto di vista della recensio codicum né da quello, strettamente connesso al primo, della restitutio textus. I FdC godettero infatti di una diffusione manoscritta molto consistente, comprendendo ad oggi una cinquantina di mss. tra completi e frammentari, distribuiti tra i secc. xiii e xiv13.

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Non esiste ancora, al momento, uno studio completo della recensio di questo testo e soltanto parziali, benché solidi, sono stati i tentativi di classificazione. I lavori di Parodi, Flutre e Papini proverebbero infatti lesistenza di due grandi rami nella tradizione14 : il primo, famiglia A (Parodi) = “classe B” (Flutre) = ramo Ba1 (Papini) ; il secondo, famiglia B (Parodi) = “classe C” (Flutre) = ramo Bb (Papini). Allinterno della famiglia A (Parodi) è stato poi riconosciuto il sottogruppo “classe B” (Flutre) = ramo Ba2 (Papini), mentre la famiglia B (Parodi) sarebbe a sua volta suddivisibile nei due sottogruppi “classe C 1o (Flutre) = Bb1 (Papini) e “classe C 2o (Flutre) = ramo Bb2 (Papini)15. Utilizzando per maggiore chiarezza la nomenclatura proposta da Papini, la versione breve si presenterebbe pertanto bipartita in due famiglie : Ba1 da un lato (allinterno del quale si isolerebbe il sottogruppo Ba2) ; Bb dallaltro (a sua volta bipartito nei sottogruppi Bb1 e Bb2). Di seguito le caratteristiche di ciascuno di questi sottogruppi così individuati :

Ba1 : la moglie di Cesare (Cossucia nei FdR) è chiamata Casuccia (FdC, Svetonio, I, capo, II, p. 3) ; Catilina pronuncia in Senato un lungo discorso diretto per discolparsi dalle accuse rivoltegli (FdC, Svetonio, I, capo, XII, p. 16-17) ; le genti incontrate da Catone nel deserto di Libia, chiamate Psylles nei FdR, sono nominate Erossilles (FdC, Lucano, VII, capo XXIX, p. 236) ; Rancellina, venuta a conoscenza della morte dellamato Igneo, si getta « dalle finestre » (FdC, Lucano, VII, capo XXXVI, p. 252) ; i trionfi di Cesare elencati sono quattro (FdC, Lucano, VII, capo XXXVII, p. 253-254) ; è presente la porzione svetoniana (FdC, Lucano, VII, capo XXXVIII-LXIX, p. 255-304) ;

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Ba2 : tutte le caratteristiche di Ba1 ; inserimento del volgarizzamento della Prima Catilinaria.

Bb1 : la moglie di Cesare (Cossucia nei FdR) è chiamata Casuccia (FdC, Svetonio, I, capo, II, p. 3) ; il discorso che Catilina pronuncia in Senato per discolparsi dalle accuse rivoltegli è riportato in forma indiretta così come nei FdR (FdC, Svetonio, I, capo, XII, p. 16-17) ; le genti incontrate da Catone nel deserto di Libia, chiamate Psylles nei FdR, sono nominate Erossilles (FdC, Lucano, VII, capo XXIX, p. 236) ; Rancellina, venuta a conoscenza della morte dellamato Igneo, si getta « dalle mura » (FdC, Lucano, VII, capo XXXVI, p. 252) ; i trionfi di Cesare elencati sono cinque (FdC, Lucano, VII, capo XXXVII, p. 253-254) ; è omessa integralmente la porzione svetoniana ; in alcuni mss. ai FdC segue il Libro fiesolano ovvero il Fioretto di croniche degli imperatori ;

Bb2 : la moglie di Cesare è chiamata Cesarina (FdC, Svetonio, I, capo, II, p. 3) ; il discorso che Catilina pronuncia in Senato per discolparsi delle accuse rivoltegli è riportato in forma indiretta così come nei FdR (FdC, Svetonio, I, capo, XII, p. 16-17) ; le genti incontrate da Catone nel deserto di Libia, chiamate Psylles nei FdR, sono nominate Corsilensi (FdC, Lucano, VII, capo XXIX, p. 236) ; Rancellina, venuta a conoscenza della morte dellamato Igneo, si getta « dalle mura » (FdC, Lucano, VII, capo XXXVI, p. 252) ; i trionfi di Cesare elencati sono cinque (FdC, Lucano, VII, capo XXXVII, p. 253-254) ; è omessa integralmente la porzione svetoniana ; ai FdC segue il Fioretto di croniche degli imperatori.

Tralasciando gli aspetti più strettamente ecdotici, ai fini della nostra indagine converrà soffermarsi sul solo ramo Bb risultante dalla classificazione proposta che, per quanto parziale, permette comunque il riconoscimento di un dato di grande peso, e cioè la totale omissione della sezione svetoniana, caratteristica principale di questo ramo. Non essendo possibile approfondire in questa sede la conformazione del ramo Bb nella sua interezza, mi limiterò alla sola analisi dei codici contenenti le continuazioni storiografiche che sono loggetto principale della presente indagine. Si tratta nello specifico, per quanto riguarda il Fioretto, dei mss. Fi BML Gaddi rel. 35 [L6], Gaddi rel. 45 [L7], BR 1550 [R3], appartenenti al gruppo Bb1, e Fi BML Plut. LXI.22 [L2], BNC II.II.49 [N2], II.II.74 [N3], Panc. 65 [N16], appartenenti al gruppo Bb2 ; risalgono invece tutti al gruppo Bb1 i mss. Fi BML Plut. XLIV.28 [L1], Ashb. 549 [L5], BNC Panc. 52 [N12] e Br 1566 [R8], che trasmettono il Libro16. Allinterno di questa costellazione si concentrano alcune delle principali operazioni di adattamento delle fonti 191cui facevamo prima riferimento. Tali codici, dopo la disfatta di Pompeo a Farsalo e il succinto resoconto delle guerre di Alessandria, Africa e Spagna, con la menzione dei relativi trionfi attribuiti a Cesare dopo la vittoria definitiva sui figli di Pompeo, fanno seguire ai FdC una breve appendice di ispirazione svetoniana, che dà conto della morte di Cesare e del successivo operato di Ottaviano Augusto17. Si tratta di un testo molto breve, che occupa in media poco più di mezza carta di ms., la cui aggiunta è resa però necessaria dal fatto che, essendo completamente omessa la sezione svetoniana, nei codici appartenenti a questo gruppo viene a mancare ogni menzione relativa alloperato di Cesare dopo la vittoria sui pompeiani nonché il racconto della sua morte. Tale appendice corrisponde allinizio di un testo noto come Fioretto di croniche degli imperadori, una compilazione storiografica che dalla morte di Giulio Cesare, ritenuto nellottica medievale il primo imperatore di Roma, giunge fino ai primi anni del Trecento, più precisamente fino alla morte di Arrigo VII di Lussemburgo, e cioè allanno 1313. Il Fioretto è attualmente consultabile nelledizione del 1858 a cura di Leone Del Prete, che si riduce però di fatto alla trascrizione del solo codice Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.II.4918. Si tratta di un testo influenzato da una ideologia di tipo ghibellino che si propone di riconnettere le sorti del Sacro Romano Impero alle origini imperiali della Roma antica e quindi, in ultima istanza, allo stesso Giulio Cesare. Il Fioretto meriterebbe senzaltro unedizione filologicamente più accurata che tenga quantomeno conto dellintero testimoniale manoscritto, dal momento che questo testo si contiene in realtà in ben sette codici, più un ottavo che ne rappresenta un adattamento veneziano :

1. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Pluteo LXI.22 [L2]

Cart., misc., sec. xv. Contiene : 1) Fatti di Cesare (c. 1ro-91vo) ; 2) Fioretto di croniche degli imperadori (c. 92ro-114vo) ; 3) Lettere di Giovanni dalle Celle di Vallombrosa (c. 115ro-142vo).

2. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Gaddi reliqui, 35 [L6]

Cart., misc., mutilo e frammentario, fine del sec. xiv o princ. del xv. Contiene : 1) Fatti di Cesare (c. 1ro-36ro) ; 2) Fioretto di croniche degli imperadori (c. 36ro-47vo) ; 3) Guido delle Colonne, Historia destructionis Troiae, volgarizzamento, nella “versione di anonimo” (c. 52ro-132vo).

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3. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Gaddi reliqui, 45 [L7]

Cart., misc., fine del sec. xiv o princ. del xv. Contiene : 1) Fatti di Cesare (c. 1ro-66vo) ; 2) Fioretto di croniche degli imperadori romani (c. 67ro-77vo) ; 3) Guido delle Colonne, Historia destructionis Troiae, volgarizzamento, nella “versione di anonimo” (c. 78ro-195vo).

4. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.II.49 [N2]

Cart., misc., sec. xv. Contiene : 1) Fatti di Cesare (c. 1ro-95vo) ; 2) Fioretto di croniche degli imperadori (c. 96ro-118vo) ; 3) Marsilio Ficino, Pistola consolatoria (c. 119ro-121vo) ; 3) Francesco Petrarca, Epistola XII 2 delle Familiares, volgarizzamento (c. 129ro-136ro) ; 4) Leonardo Bruni, Orazione per Niccolò da Tolentino (c. 136ro-139ro) ; 5) Leonardo Bruni, Lettera al popolo della città di Volterra (c. 139ro-140vo) ; 6) Leonardo Bruni, Epistola al Senato di Mantova (c. 140vo-141ro) ; 7) Franco Sacchetti, La battaglia delle belle donne di Firenze colle vecchie (c. 149ro-188ro) ; Cantare di Piramo e di Tisbe (redazione A) (c. 188ro-194vo) ; 8) Frottola contro allamore e risposta (c. 194vo-196ro).

5. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.II.74 [N3]

Cart., misc. sec. xv (1453). Contiene : 1) Fioretto di croniche degli imperadori (c. 1ro-23vo) ; 2) Fatti di Cesare (c. 24ro-130vo).

6. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Panciatichiano 65 [N16]

Cart., misc., sec. xv (1474). Contiene : 1) Martino di Braga, Trattato delle quattro virtù, volgarizzamento (c. 1ro-4ro) ; 2) Dichiarazioni e sentenze morali tratte da poeti e filosofi latini (c. 4ro-7ro) ; 3) Albertano da Brescia, Trattati morali, volgarizzamento (c. 7ro-40vo) ; 4) Amaretto Mannelli, Cronichetta dalla creazione del mondo fino allimperatore Zenone (c. 101ro-173vo) ; 5) Fatti di Cesare (c. 101ro-160ro) ; 6) Fioretto di croniche degli imperadori (c. 160ro-173vo) ; 7) Zibaldone di detti e fatti notabili (c. 177ro-254ro) ; 8) Fazio degli Uberti, I peccati mortali (solo Superbia e 9 v. di Avaritia) (c. 254vo).

7. Firenze, Biblioteca Riccardiana, Riccardiano 1550 [R3]

Cart., misc., sec. xiv. Contiene : 1) Fatti di Cesare (c. 1ro-60vo) ; 2) Fioretto di croniche degli imperadori (c. 60vo-71vo).

8. Oxford, Bodleian Library, Canonicianus Italicus 136 [Z]

Cart. sec. xv (1454). Contiene : Zesarie batalie romane (c. 1ro – 69vo).

Nei codici L6 L7 R3, linizio del Fioretto costituisce la sola conclusione dei FdC e rimane slegata dal testo del Fioretto stesso, che si apre dunque, segnalato da apposita rubrica, con lelezione di Tiberio imperatore. Questi tre codici trasmettono inoltre una versione brevior del Fioretto, che si interrompe con la morte di Carlo I dAngiò, e cioè allanno 1285. Diverso il comportamento dei codici L2 N3 N16, dove tale appendice è presente sia come conclusione dei FdC sia come inizio del Fioretto, che secondo 193la lezione di questi codici comincia appunto con il racconto della morte di Cesare e la successiva elezione di Ottaviano Augusto (in N3 il Fioretto precede però i FdC). Un caso a sé è rappresentato invece dal codice N2, in cui i FdC si concludono con lelenco dei trionfi attribuiti a Cesare e ad essi segue, segnalato da apposita rubrica, il Fioretto comprensivo del suo inizio. Z, infine, contenente un adattamento veneziano dei FdC noto come Zesarie batalie romane, si presenta come altrove fortemente rimaneggiato anche in questa sezione del testo19. Propongo di seguito un prospetto sintetico delle differenti tipologie associative dei due testi :

L6, L7, R3

FdC (Sallustio, Cesare, Lucano) + Appendice (morte di Cesare, elezione di Ottaviano Augusto) + Fioretto privo di Appendice (elezione di Tiberio –> morte di Carlo I dAngiò)

L2, N16

FdC (Sallustio, Cesare, Lucano) + Appendice (morte di Cesare, elezione di Ottaviano Augusto) + Fioretto con Appendice (morte di Cesare –> morte di Arrigo VII)

N2

FdC (Sallustio, Cesare, Lucano) + Fioretto con Appendice (morte di Cesare –> morte di Arrigo VII)

N3

Fioretto con Appendice (morte di Cesare –> morte di Arrigo VII) + FdC (Sallustio, Cesare, Lucano) + Appendice

Il Fioretto è in massima parte una riscrittura della sezione storiografica del primo libro del Tresor volgarizzato nella sua redazione α, il cui testo è stato recentemente oggetto di ricerca da parte di Marco Giola20. Tale redazione costituisce probabilmente la più antica vulgata 194del Tresor volgarizzato ed è contraddistinta da una serie di caratteristiche macrostrutturali che si ritrovano anche nel testo del Fioretto. Più precisamente sono tre gli elementi macroscopici che distinguono α dalle altre redazioni italiane del Tresor e che tali ritroviamo anche nel Fioretto : 1) lampliamento della sezione storiografica del primo libro, che secondo questa redazione si estende fino alla morte di Carlo dAngiò nel 1285, corrispondendo in parte alla “seconda redazione” del Tresor francese, che tuttavia si arresta a circa un ventennio prima con la battaglia di Tagliacozzo del 126821 ; 2) laggiunta dopo il cap. I.88 di un capitolo interamente dedicato alla leggenda di Maometto corrispondente alla storia del monaco Niccolò22 ; infine 3) laggiunta al paragrafo I.87.3 di un episodio relativo alla vita di Costantino secondo cui limperatore, al fine di trattenere con sé nella nuova Roma i nobili romani con cui si era recato a Bisanzio per rifondare la città, avrebbe fatto trasportare per nave della terra dallUrbe e lavrebbe fatta spargere per la città in modo da non contravvenire al giuramento fatto ai suoi uomini di ricondurli « in terra di Roma ». Un rapido confronto tra questo passaggio del Tresor volgarizzato e la porzione corrispondente del Fioretto basterà a dimostrare la stretta vicinanza tra i due testi23 :

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Tresor volgarizzato (ed. Giola)

[I.87.3] Poi chelli e questo facto, pogo istecte elli chelli passò in Romània là uve fece Gostantinopoli che per lo suo nome fue chiamata Gostantinopoli, che imprima era chiamata Biçans. E però chelli avea giurato e promesso ai suoi baroni di ritornarli in terra di Roma, ché altramente non lo voleano seguire, fecelli venire le nave charichate de la terra dentro da Roma e fecela ispargere in una piassa. E fece parlamento e disse ai suo baroni comelli era isciolto del suo sacramento, conciosiacosa chelli erano in terra di Roma. Allora si voitò Roma di molto buono gente in questo modo. Costantino fue imperadore di Grecia e signoreggiò grande parte del mondo, elli e limperadori che ffuno appresso di lui, e quello imperio non soctomise dalcuna chosa a lapostolico né a la Ecclesia, segondo che fece quello di Roma.

Fioretto (L6)

[c. 35vo-36ro] E poco stette dopo queste cose che passò i·Romània e fece a·ssuo nome cresciere Costantinopoli che prima era chiamata Bisanza. E perchelli aveva giurato a·ssuoi baroni e promesso di ritornare in terra di Roma, consapiendo che altrimenti no l vuoleno seguitare, fece torre le navi e charichare della terra di Roma. E fecela spargiere pe·lle piaze e propiamente per una. Ed ivi fece suo parlamento e disse comelli era sciolto del saramento il quale elli aveva loro fatto, conciosiacosa che era in terra di Roma. E sappiate callora divotò Roma di molta buona giente. E in questo modo fue anche Constantino inperadore di Grecia. E sappiate che signoreggiò gran parte del mondo elli e gli altri inperadori che furono presso a·llui. E questo inperio sottomise alla Chiesa di Roma.

A ulteriore conferma di questo dato notiamo inoltre la presenza nel Fioretto, e quindi nelle Zesarie, di due errori darchetipo propri ed esclusivi della redazione α del Tresor volgarizzato :

a)

Tresor volg. : [I.91.3] Or disseno li mastri che feno lo Libbro de le vite e dei facti de limperadori, sì scrisseno in de le storie, che quello Beringieri fue malvagio a dDio e al mondo ché una donna, che ffue mollie duno imperadore lo quale ebbe nome † quales †, lo quale fue ansi di lui .III. imperadori, questo Berringhieri la prese e misela in pregione e in charcere e ffaceali molte diversitade e molte crudele cose.

Fioretto : [c. 38vo] Or dicono le storie che questo inperadore Berlinghieri sì fue molto malvagio contro a Iddio e al mondo ché una donna vedova la quale era suta moglie duno inperadore il quale ebe nome † quales †, e questi era suto a tre anni innanzi a Berlingieri, e questi la prese e missela in prigione e facele molto crudeli cose in carciere.

Zesarie : [c. 60vo-61ro] Or dichono le storie che sto inperatore Belenziero fu molto chativo e nemicho de Dio e del mondo ; et una dona vedoa che era 196stata moier duno inperatore, la qualle avea † equalles †, che fu avanti inperatrize de Belengiero, questo inperatore Belenziero la feze meter in prisone e crudelmente la tenia.

In questo passaggio relativo ad Adelaide di Borgogna, vedova di Lotario II imprigionata a Como da Berengario II nel 950, lintera tradizione manoscritta di α concorda significativamente in errore. Così il testo francese : « Or disent li maistre ki la cronike firent et ki misent en escrit les istoires de cel tens, ke Berengier fu malvais tyrans et cruel a Dieu et au monde, et kil prist une grant dame ki avoit esté feme Lotier empereor devant lui24 ». La lezione quales si spiega probabilmente come una glossa di copista prodottasi di fronte a un antigrafo lacunoso che, mancante del riferimento allimperatore Lotario, potrebbe aver provocato unannotazione a margine (qualcosa come qualis ?), successivamente integrata a testo nella forma quales25. Si tratta di uninnovazione di grande peso che, se davvero si fosse prodotta solo e soltanto allaltezza della redazione α, possiederebbe di per sé caratteristiche indubbiamente congiuntive. Non è da escludere, tuttavia – anche se nessuna delle edizioni critiche del Tresor attualmente a disposizione la annovera tra la varia lectio relativa a questo passaggio –, che tale corruttela si sia prodotta già allaltezza della tradizione francese, potendo quindi giustificare sia la lezione del Tresor volgarizzato sia quella del Fioretto.

b)

Tresor volg. : [I.124.1] E quando lo rei Curado connove che morire li convenia, elli fece suo testamento e lassà lEcclesia † dotore † duno suo filliolo piccolo chelli avea in de Lamangna, lo quale avea nome Curradino.

Fioretto : [c. 42ro] E sapiate che l detto re Currado sentì che llì il conveniva morire. A forza fece testamento e lasciò la Chiesa di Roma tutore di suo figliuolo. E questo era molto piccholo ed era nella Magnia ed avea nome Curradino.

Zesarie : [c. 63ro] E sapiando re Corado che el dovea morire, esendo infermo in Zezillia feze testamento e lasò la Grexia de Dio todore e chomesarii dun suo fiollo che era pichollino, lo qualle lui avea lasato in Allemagna et avea nome Churandino.

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Anche in questo caso, la variante tutore/todore del Fioretto e delle Zesarie rispecchia un probabile guasto darchetipo risalente alla tradizione del Tresor volgarizzato, i cui codici presentano tutti la lezione erronea dotore, con leccezione dei codici Fi BML Ashb.540 (As) e Fi BNC II.II.47 (Fα), che leggono rispettivamente tutore (As) e tuttore e dottatore (Fα), tentativi autonomi di emendazione26. La comunanza in lezioni caratteristiche tra il Fioretto e le Zesarie da un lato e i codici As e Fα dallaltro andrà probabilmente letta come una poligenetica convergenza prodottasi nel tentativo di reagire ad una lezione dantigrafo ritenuta guasta.

La precisa disamina ecdotica offerta da Giola ci permette di riconoscere ancora una lunga serie di errori di traduzione, insieme ad altri dalleziologia più incerta, riferibili soltanto a questa redazione del Tresor volgarizzato, che palesano per α una lezione meno fedele al testo francese rispetto alle altre redazioni italiane di questo. Riporto di seguito alcune occorrenze in cui è possibile osservare come alcune innovazioni proprie della redazione α del Tresor volgarizzato, non attestate nel testo francese e in nessuna delle altre redazioni italiane, si ripercuotano anche sul testo del Fioretto e delle Zesarie27 :

1)

Tresor (ed. Beltrami) : [I.89.1-2] Et ensi estoient li empereor touzjors li un aprés lautre, tel foiz bons et tel foiz mauvais, et tenoient lun empire et lautre, jusques au tens Lion empereor. [] et fist encontre lui une conjuroison.

Tresor volg. red. α (ed. Giola) : [I.89.1-2] Et così erano tucto giorno limperadori, luno appresso laltro, tali vichata buoni et tali malvagi, poi tornono malvagi, luno pigiore dellaltro infine al tenpo di Leone imperadore [] et fece contra lapostolico una guerra.

Fioretto : [c. 37vo] E così furono glinperadori luno presso de laltro tali buoni e tali malvagi. Or venne tanto di detti inperadori che lluno diventò piggiore che laltro infino al tempo di Leone inperadore. [] Ancora fece una grande guerra contra il papa.

di detti inperadori [] tempo di L6 L7 R3] che lli imperadori tale buono e tale rio insino a tanto che venne N2 L2 N3 N16

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Zesarie : [c. 59vo] Dapoi Constantino vene alguni altri inperatori che chi fu amico de Santa Grexia e chi fu suo nemico. Fono de quelli che se aveseno posuto averebe ritratato tuto quelo che avea fato Constantino, ma Dio non volse e de tenpo in tenpo li tolse el potere. Durò in alguni questo suo mal vollere infina al tenpo de Lione inperatore. [] Dapoi vene in devisione chon el papa e mandolli a far guera

2)

Tresor (ed. Beltrami) : [I.89.6] Et sachiez que devant lui avoient esté .xvi. empereour de Justiniien.

Tresor volg. red. α (ed. Giola) : [I.89.6] Et sappiate che dinansi da lui erano stati .xvi. imperadori da fine lo tempo di Gostantino.

Fioretto : [c. 38ro] E sappiate che dinanzi da lui infino a Constantino erano issuti inperadori .xvi.

Zesarie : [c. 60ro] E sapiati che da Constantino fidele, che fu quello che cresé Constantinopolli, infina questo Charllo fu .xxxii. inperatori28.

3)

Tresor (ed. Carmody) : [I.91.1] A son tens comença une divisions en lempire, car un en estoit empereour en Ytaile et un autre en Alemaigne.

Tresor volg. red. α (ed. Giola) : [I.91.1] Al suo tenpo incumincioe una diviçione de lo mperio che uno imperadore era inn Italea e un altro in Francia.

Fioretto : [c. 38vo] E nel suo tenpo si cominciò una divisione nello inperio che uno inperadore era a Roma per lli Taliani e un altro navea in Francia.

Zesarie : [c. 60vo] e a sto modo erano do inperatori, uno in Franza e lalltro in Itallia.

4)

Tresor (ed. Carmody) : [I.92.1] por la malvasité Berengier li preudome de sante eglise [] manderent a Octe de Saissoigne [] kil les venist aider contre cel diable. [] Il vint puissamment en Ytalie, et venki Berengier, et le chacha hors de la terre.

Tresor volg. red. α (ed. Giola) : [I.92.1] che per la malvagitade di Berringhieri e dAlberto suo figluolo, li prodduomini di sancta Ecclesia [] mandono a Otto di Sassongna [] che venisse add aitarli contra quelli diversi signori. [] Ed elli venne possentemente in Italea et vinse questo Berringhieri et Alberto e caccioli de la signoria.

199

Fioretto : [c. 39ro] pe·lla malvagità del detto inperatore Berlinghieri e dAlberto suo figluolo e per Giovanni papa suo figluolo, i produomini di santa chiesa [] mandarono per Otto di Sansognia [] che venisse in Roma ad atargli incontro a diversi signori di Roma. Ed e vi venne possentemente e fecie battaglia co·llo inperadore Berlinghieri e con Alberto suo figluolo e chacciolli della signoria.

Zesarie : [c. 61ro] per le chativitade de Belenziero e de Alberto suo fiollo e per lo papa Iohanni, li gardenalli e prinzipalli omeni de la Grexia e lo chomuno di Roma sì fero una belisima anbasaria in Allemagna a lo re Oto, signor de Sansogna e re de alemani, a pregarllo che el venise a Roma ad aiutarlli de le mane de linperator Belenziero e alltri signori che danizava la Gresia de Dio. Onde, inteso la chausa, lo dito re Otto posentemente chon oste vene in Itallia contra linperator Belenziero e chontra Alberto suo fiollo. E con loro ebero batallia e vinsilli e chazolli de signoria.

5) Tresor (ed. Carmody) : [I.92.2-3] pour la quel chose aucun des cardenaus et des preudomes de Rome envoierent priveement a Octe meismes, kil venist aidier leglise et preist le governement de lempire et de la terre, ançois kil le destruisist du tout. Et quant il ot oï ce, il se mist a la voie, et vint en Lombardie et en Toscane, et entra en Rome, et fu receu par tout honoreblement et fu coronés a roi et empereor de Rome en lan Nostre Signor .ixc. et .lv. [] et maintes fois revint a Rome, por les biens de lune terre et de lautre.

Tresor volg. red. α (ed. Giola) : [I.92.2-3] Per la quale cosa, alquanti dei cardinali e dei buoni homini di Roma mandono privadamente a Otto medesmo chelli ne venisse ad aitare sancta Eccreçia e prendesse la dingnità de lo mperio e di tucto lo paeçe in tale chelli distrugiesse quelli che cteneano la signoria in tutto. 3. Quando questo Octo intese questo, n de li pesò molto et, sì come homo di grande bontade, si mosse molto possentemente e fue per li Lunbardi et per li Toschani molto bene riceuto, et similliantemente per li Romani che lo ricevetteno molto altamente ; e fue coronato a rrei de Lamangna [e] imperadore dei Romani in delli anni domini .viiiiclv. [] Et fece molti beni, e molte volta andava in de Lamangna e ritornava a Roma per bene et per utilitade dello mperio e dde le terre.

Fioretto : [c. 39ro] Per la qual cosa alquanti de cardinali e altri buoni uomini di Roma i quali reggievano la Santa Chiesa sì rimandarono nella Magnia al detto Otto di Sansognia che tornasse ad atare la Santa Chiesa e prendesse la degnità dello inperio e di tutto il paese a tale chelli in tutto distrugiesse coloro che teneano la signioria di Roma. Quando Otto intese queste, sì gli ne pensò molto, sicome uomo giusto e di grande bontà, e mossesi incontanente della Magnia molto posente e ffu per li lonbardi e toschani altamente ricevuto e giunto a Roma ; sì fu incontanente incoronato re della Magnia e inperadore di Roma e allora core anni domini .dcccclv. [] E fece grandi bontade, e molte volte andava nella Magna e tornava a Roma per utilità dello inperio.

200

Zesarie : [c. 61ro] Per la qual cosa mollti gardenalli e altri boni omeni romani sì remandono per lo re otto in Alemagna che lui tornase a riconzar la Santa Grexia e prendesse la denignitade de lo inperio e de tuto el paexe e venise a destruzer queli che usurpava li beni de Santa Grexia. Quando lo re Otto sape sifate novelle si pensò molto suso come omo iusto e de gran bontade. E mosese incontinente de Alemagna con gran oste. E fu rezevuto da li lonbardi e toschani altamente ; e iunto in Roma fu incoronato inperatore di Roma. Et alora corea li ani de lincharnazione del signore .vccccclv. [] e fu di gran bontade e molte volte andò in Alemagna e tornava a Roma per la utilitade de linperio.

6) Tresor (ed. Carmody) : [I.94.1-2] Aprés ce fu esleus a roi et empereor Henris en lan de grace .mcc. et .iii. Et puis kil fu deviés fu esleus Octes dus de Saissoigne, et ot guerre a sainte eglise, et se combati a Phelippe roi de France, et fu desconfit, et puis fu desposées par sainte eglise. Aprés fu li secons Frederis.

Tresor volg. red. α (ed. Giola) : [I.94.1-2] Appresso questo fue electo a·rrei e a mperadore Arrigo in de li anni domini .m[cc]iii. E poi chelli fue passato di questa vita, funo .x. altri Alamanni che ffuno inperadori fine al segondo Federigo.

mcciii] miii α

Fioretto : [c. 39vo] Apresso a queste cose si fue eletto inperadore Aricho della Magnia nella dizione anni domini .miii. E come piacque a dDio questi passò di questa vita e dopo a costui furono dieci inperadori della Magnia luno dopo laltro infino a Federicho.

Zesarie : [c. 61vo] Poi, morto Oto inperatore el terzo, el fu eleto inperatore di Roma per li eletori diti Aurico dAlemagna in li ani de la incharnazion .miii. E chome piaque a Dio costui pasò de questa vita. E dapoi lui fo .x. inperatori lun dapoi laltro fine a Ferigo.

7)

Tresor (ed. Carmody) : [I.93.1-2] Mais puis ke la autece et la seignorie de lempire de Rome crut et enhaucha sor totes les dignités des crestiens, et ke lenvie crossoit et engendroit maintes haines entre les nobles lombars, et nus nestoit ki se mellast de mantenir la chose commune se li prince dAlemaigne non, fu establi aussi comme par necessité plaine de droit que la naissance et la election de lempire fust faite par ciaus ki en estoient deffendeours et gardes. [] Et ensi vint la hautesce de eslire empereor as .vii. princes dAlemagne.

Tresor volg. red. α (ed. Giola) : [I.93.1-2] Da poi che laltessa e la singnoria de lo nperio di Roma era molto abbassato per le grandi discordie et divisioni cherano in tra i Lunbardi en diverse parte, lo quale solea sormontare di grandessa e di singnoria tutti li altri imperi, e però che molte grandi brighe singeneravano in mote parti che non trovavano chi ssi ne intramectesse se non lo princi de Lamangna, e però fue stabilito quaçi come per necessitade proveduta e ppiena di diricto che la 201chiamata et la nasciensia de lo mperio fusse facta per quelli ched erano difenditori e guardatori []. Et cosìe avenne che laltessa de [eleggere] linperadori à .vii. princi de Lamangna, che sso oficiali de lo mperio.

laltessa de eleggere] laltessa b, la chiamata de a-α2

Fioretto : [c. 39vo] Dappoi che lalteza e lla signoria dello inperio di Roma era molto abassato pe·lle discordie e divisioni le quali erano in tra lonbardi e altre diverse parti il quale solea sormontare di grandezza e di signoria tutti gli alti inperii del mondo. E perché molte brighe se ne generavano non si trovava chi ssi intrametesse per loro se nno i principi della Magnia e però fu proveduto dopo la morte dOtto inperadore sicome per grande necesità proveduta e piena di diritto che lla chiamata dello inperio di Roma fosse fatta per coloro cherano difenditori di Santa Chiesa. [] È così la chiamata della Magna. E sapiate che lla chiamata è di sette principi li quali elegonno glinperadore e que cotali sono chiamati oficiali dello inperio.

Zesarie : [c. 61vo] Dapoi che laltareza e superbia de li romani, zentilomeni e zitadini, fu arbasata per le suo dischordie [e] devixione (ché prima solleano signorizar tuto el mondo e mo eran venuti che·lli alemani li signorizava), perché per le suo devisione non se trovò alguno che se vollese inpazare in le suo divisione non ma li signori de allemagna, i qualli in ogni suo pericolloso chaso li secorea, e per questo el papa e la Chiexia contentò che linpero stese in Alemagna e fose elleto da allemani e per ellectori de Allemagna. E conmandò la Chiexia che a questa elezion deli inperadori sete foseno quelli che li elezese linperatore, i qual sete fo statuiti e ordenati chi i dovesse esser.

Le varianti la chiamata del Fioretto e elezion delle Zesarie sembrano dipendere da un errore di archetipo del Tresor volgarizzato, dal momento che nessun testimone della redazione α rende con esattezza la lezione corrispondente al testo francese : « Et etsi vint la hautece deslire enpereour as.vii. princes dAlemaigne ». In particolare, i codici del subarchetipo α2 risultante dalla recensio offerta da Giola, oppongono a questo guasto darchetipo del Tresor volgarizzato soluzioni varie ed oscillanti : « E sappiate che la chiamata è che sono sette i quali sono prencipi li quali eleggono il detto imperadore de la Magna » (C), « Et cosi è la chiamata de Lamagna e cosi fatta come udirete che son sette i prencipi li quali alleggono lo mperadore » (L1 S), « Et cosi è la chiamata de lLamagna che (E sappiate che Ar G1 V1) sono sette principi li quali alleggono limperadore de la Magna » (Br Ar G1 V1). Non stupisca lelevato tasso di varianza allinterno di α2, nonché la profonda differenza di lezione rispetto al testo critico offerto da Giola, dal momento che i codici appartenenti a questo subarchetipo presentano i tratti di una vera e 202propria vulgata “editoriale” in cui il testo « è frequentemente investito da vigorose perturbazioni nella struttura originale, che si riconoscono nella frantumazione e nella ricomposizione della sintassi, senza tuttavia alterazioni del senso complessivo29 ». La lezione caratteristica la chiamata, che secondo la classificazione di Giola ricorre anche in codici dipendenti da subarchetipi in concorrenza rispetto ad α2, risalirebbe ai piani alti della redazione α, e il suo ripercuotersi anche nel testo del Fioretto sembra confermare ancora una volta un rapporto di stretta dipendenza. Più problematico è invece giustificare la lezione delle Zesarie, dato che elezion, salvo ipotizzare un improbabile ricorso al testo francese, rappresenterebbe un felice tentativo di emendazione nei confronti di un luogo percepito come erroneo. Si prenda ancora il seguente passaggio :

8)

Tresor volg. : [I.87.4-5] molti imperadori appresso Gostantino e molti rei di Lunbardia funo corrocti di malcredensa fine al tenpo di Giusti[ni]ano che fue imperadore appresso la ncarnassione .dxxxviiii. anni. Questo Giusti[ni]ano fue homo di molta sapiensa et di grande podere. [] a la fine conobbe il suo errore Giustiniano [] per lo consiglio dAghabite.

Giustiniano] Ghostantino α2

Fioretto : [c. 36ro] E molti inperadori e re per male esenpio sono corotti. E sappiate che questo Constantino fue uomo di grande sapienzia []. E dopo la morte di santo Silvestro cadde Constantino in alchuno errore e poi si richonobbe [] per lo consiglio di papa Agapito.

Zesarie : [c. 58ro] E molti inperatori e re, per lo malle exenpio sono coroti. E sapiati che sto Constantino fu omo de grande sapienzia []. E dapoi la morte de santo Silvesto, Constantin chazete in grande erore e poi per el consegio del papa Achapito tornò ala Santa Via.

Come è possibile notare, la variante erronea Ghostantino per Giustiniano, esclusiva del subarchetipo α2, si ripercuote, secondo modalità difficilmente poligenetiche, anche nel testo del Fioretto, che potrebbe dunque derivare proprio da questo preciso subarchetipo. Per le caratteristiche innovative di questo ramo della tradizione, la lezione di α2 è purtroppo scarsamente rappresentata nelle edizioni del Tresor volgarizzato attualmente a disposizione e pertanto resta difficile esprimersi con sicurezza a favore 203di questa ipotesi. Collazioni più estese tra i vari testimoni del Fioretto, nonché una sua nuova edizione critica, potranno senzaltro consentirci indagini più approfondite sulla natura di questo testo, che riveste certo un valore documentario meritevole di maggiore attenzione, specie in funzione delle interessanti implicazioni politiche contenute in esso.

La versione in volgare toscano della leggenda fiorentino-fiesolana nota con il titolo di Libro fiesolano è un volgarizzamento della latina Chronica de origine civitatis Florentiae, una compilazione anonima duecentesca che fonde il racconto di Sallustio con passi di Orosio e della Historia Romana di Paolo Diacono, oggi disponibile nelledizione critica di Riccardo Chellini30. La Chronica inizia con la menzione di Nino (vissuto 3184 anni dopo Adamo) e la costruzione della torre di Babele. Prosegue poi con il mito della fondazione di Fiesole, la prima città, fiat sola per lappunto, costruita dopo il diluvio universale ad opera di Atalante, e giunge finalmente al nucleo della leggenda fiesolano-fiorentina attraverso uno stringato racconto della vicenda troiana e della fuga di Enea fino alla fondazione di Roma. Il nucleo principale del Libro si inserisce dunque nel quadro dei racconti di fondazione urbana trasmessi da gran parte della tradizione cronachistica tardomedievale, e risiede nella narrazione della leggenda fiesolano-fiorentina, con il mito cioè della fondazione di Firenze ad opera di Giulio Cesare in seguito alla campagna contro Catilina, rifugiatosi a Fiesole con i suoi seguaci. Vantare ascendenze romane o troiane è come noto tendenza comune a molte città dItalia (e non solo) ; a Firenze, però, il motivo politico riveste un particolare valore di riconoscimento di continuità. Nella leggenda, la storia di Firenze assume un andamento curiosamente simmetrico, scandito dalla costruzione, distruzione e ricostruzione, ad intervalli di tempo regolari, della città : fondata da Cesare, a somiglianza della Roma pagana, dopo la sconfitta di Catilina e dei Fiesolani, la città sarebbe stata distrutta cinquecento anni dopo da Totila, re degli ostrogoti, che avrebbe favorito la rinascita di Fiesole ; ricostruita una seconda volta sul modello della Roma cristiana, dopo altri cinquecento anni Firenze sarebbe riuscita, con uno stratagemma, a distruggere di nuovo la città rivale nel 1125. Lanalisi di questo testo nonché lo studio dei suoi rapporti con i FdC, 204può giovarsi delle recenti ricerche di Laura Mastroddi, che ha fornito una nuova edizione critica del Libro preceduta da un dettagliato studio delle fonti latine31. Il Libro è complessivamente trasmesso da sei codici, tutti di sede fiorentina :

1. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashburnhamiano 549 [L5]

Cart., misc., sec. xv. Contiene : 1) Fatti di Cesare (c. 1ro-125ro) ; 2) Libro Fiesolano (c. 127ro-138ro) ; 3) La morte di Cesare per rima (c. 139vo-147ro).

2. Firenze, Biblioteca Riccardiana, 1566 [R8]

Cart., misc., sec. xiv. Contiene : 1) Fatti di Cesare (c. 1ro-79vo) ; 2) Libro fiesolano (c. 80ro-86ro).

3. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Pluteo XLIV.28 [L1]

Membr., misc., sec. xiv. Contiene : 1) Fatti di Cesare (c. 1ro-89ro) ; 2) Libro Fiesolano (c. 89ro-93vo).

4. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Panciatichiano 52 [N12]

Cart., misc., sec. xv. Contiene : 1) Fatti di Cesare (c. 6ro-56vo) ; 2) Libro fiesolano (c. 56vo-58ro) ; Capitolo alla Vergine, in terza rima (c. 58vo-59ro) ; 3) Giovanni Boccaccio, Trattatello in laude di Dante (c. 62ro-82vo) ; 4) Canzone morale (c. 82vo-83vo) ; 5) Fiore di virtù (c. 84ro-104vo) ; 6) O bigholo dondera iscialaquato, sonetto caudato (c. 104vo) ; 7) Vita di Giannozzo Manetti, in terza rima (c. 105ro-110vo) ; 8) Giovanni di Neri di Cino Rinuccini, Protesto fatto in Palagio (c. 119ro-119vo).

5. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Magliabechiano XXV.505

Cart., composito, misc., sec. xiv. Contiene : 1) Libro fiesolano (c. 1ro-21ro) ; 2) Cronaca della città di Firenze (c. 24ro-55vo) ; 3) Goro Dati, Cronaca della guerra del Comune di Firenze con il Conte di Virtù duca di Milano (c. 1ro – 23vo) ; 4) Goro Dati, Descrizione della festa che si faceva in Firenze il giorno di S. Giovanni Battista (c. 24ro – 25vo) ; 5) Birria e Geta, in ottava rima (c. 26ro-42vo).

6. Firenze, Biblioteca Marucelliana, C.300

Cart., misc., sec. xiv. Contiene : 1) Trattato teologico (c. 1ro-23ro) ; 2) Sette salmi penitenziali, in volgare (c. 23vo-31vo) ; 3) Libro fiesolano (c. 97ro-123vo) ; 4) 205Epistole di Lentulo al Senato romano e di Pilato allimperatore Claudio (c. 124ro-126vo) ; 5) Disputa di S. Pietro e S. Paolo contro Simon Mago (c. 127ro-155ro).

I codici che presentano lassociazione FdC-Libro sono in particolare L5 R8 da un lato e L1 N12 dallaltro, appartenenti tutti al gruppo Bb1 risultante dalla classificazione dei FdC. Diverse però sono le tipologie di associazione dei due testi per ciascuna di queste coppie. I codici L5 R8 giustappongono il Libro ai FdC, facendo iniziare la nuova sezione nel recto della carta successiva, senza che vi sia un confine netto tra le due unità testuali. Più curioso invece il comportamento dei codici L1 N12, i quali, onde evitare un passaggio troppo brusco tra la materia dei FdC e quella del Libro, fanno iniziare questa parte con la menzione di Rea Silvia, omettendo dunque tutta la porzione di testo precedente. In questo caso si assiste a una fusione perfetta tra i due testi, unoperazione di ristrutturazione e adattamento delle fonti molto interessante e che assume i connotati di una vera e propria redazione. Di seguito un prospetto delle differenti tipologie associative dei due testi :

L5, R8 : FdC (Sallustio, Cesare, Lucano) + Appendice (morte di Cesare, elezione di Ottaviano Augusto) + Libro Fiesolano (versione ampia)

L1, N12 : FdC (Sallustio, Cesare, Lucano) + Appendice (morte di Cesare, elezione di Ottaviano Augusto) + Libro Fiesolano (versione breve)

Non trattandosi, a quanto sembra, di un semplice e casuale affiancamento dei due testi, per ciascuno dei casi qui osservati varrà la pena di chiedersi quali possano essere le ragioni di questa associazione FdC-Libro. Il nucleo centrale del Libro, tanto nella sua versione integrale contenuta in L5 R8 quanto in quella brevior di L1 N12 è la narrazione delle vicende legate alla congiura di Catilina e dei successivi e plurisecolari scontri tra Firenze e Fiesole. La leggenda fiesolano-fiorentina offre infatti ai cronisti medievali un antecedente storico a cui riconnettere e con cui legittimare la distruzione di Fiesole del 1125, un evento centrale per la storia di Firenze, che sancisce di fatto linizio della sua grandezza comunale. Allo stesso tempo, inoltre, tale leggenda garantirebbe a Firenze dei legami forti con Roma : marchio di romanità con cui giustificare le pretese egemoniche di Firenze sul resto della Toscana. Patricia Osmond, in un suo contributo sulla fortuna di Catilina a Firenze fra il Duecento e il Quattrocento, rileva nelle varie cronache fiorentine del Due-Trecento 206una curiosa ambiguità nei confronti di Catilina, oscillante tra un ideale che la studiosa definisce « classical or civic », incentrato su unimmagine di questo quale malvagio nemico di Roma, attentatore delle libertà repubblicane, e un ideale invece « feudal or chivalric », che ne fa il cavaliere protettore di Fiesole e rappresentante di una sorta di resistenza anti-romana e quindi anti-fiorentina32. Tale ambivalenza si manifesta allinterno del Libro fiesolano, e specialmente allinterno dellorganismo FdC-Libro, in maniera ancor più concreta. Se da un lato, infatti, il legame coi FdC – e dunque il filo diretto con cui riallacciare il presente politico di Firenze alla sua fondazione romana – sembrerebbe far propendere per un atteggiamento di totale condanna nei confronti del congiuratore, dallaltro, la menzione finale di Catilina « gentilissimo uomo [] grande cittadino di Roma » sembra invece di segno completamente opposto. Si veda a tal proposito come il capitolo conclusivo del Libro fornisca una genealogia catilinaria, da cui discenderebbero gli Uberti di Firenze e, tramite questi, la dinastia imperiale degli Ottoni :

[XIV.16-21] Advenne che llantigrado della Magna diede a Uberto Catellina figliuolo dUberto Cesare una sua figliuola per moglie, et di costui nacque il lignaggio del buono Otto di Sansogna. Et molti sono che dicono che questi Uberti di Firenze sono nati dello mperadore della Magna, ma lla veritade è questa, che llo imperadore è nato di loro, imperciò che Otto fue lo primo imperadore della Magnia, et poi furon due Otti imperadori, il figliuolo del primo Otto e l figliuolo del secondo Otto. Questi tre imperadori sono nati del ligniaggio delli Uberti di Firenze, et perciò sono molti che dicono che ssono nati della Magna, ma a ricontare la verace storia elli sono nati del nobilissimo Catellina re di Roma, et Catellina fue nato dei nobili scacciati di Troya. E di questi Uberti sono nati molti lignaggi nella Magna, ma alla perfine ei fecero capo di loro nel miluogo di Firenze, et quivi dimorarono un tempo con molta allegrezza33.

La particolare connessione tra Catilina e gli Uberti, e i legami così stabiliti con Giulio Cesare e gli Ottoni, farebbero pensare dunque, come nel caso del Fioretto, ad un atteggiamento di stampo ghibellino. Secondo quanto riferisce ancora una volta Patricia Osmond, è possibile che queste genealogie romane e germaniche siano state elaborate durante la seconda metà del Duecento, quando i conflitti tra guelfi e ghibellini 207avevano raggiunto il parossismo, per rinforzare le pretese degli Uberti e le ambizioni politiche della loro fazione. Le diverse possibilità di riuso e adattamento cui i FdC si offrono nel corso della loro trasmissione manoscritta, ci permettono insomma di cogliere differenti e complesse tipologie di ricezione della storia antica, che vanno al di là sia di un semplice fascino letterario, sia di un interesse esclusivamente documentario, per rivestire, in conclusione, una decisa volontà di attualizzazione politica di quella materia.

Filippo Pilati

Università degli Studi di Siena-Universität Zürich

1 DArco Silvio Avalle, « I canzonieri : definizione di genere e problemi di edizione », La critica del testo. Atti del Convegno di Lecce, 22-26 ott. 1984, Roma, Salerno Editrice, 1985, p. 363-382 (poi in Idem, La doppia verità. Fenomenologia ecdotica e lingua letteraria nel Medioevo romanzo, Tavernuzze – Impruneta, Edizioni del Galluzzo, 2002, p. 155-173).

2 I Fatti di Cesare. Testo di lingua inedito del secolo xiv, pubblicato a cura di Luciano Banchi, Bologna, Romagnoli, 1863.

3 Li Fet des Romains. Compilé ensemble de Saluste et de Suetoine et de Lucan. 1. Texte critique, publié pour la première fois, daprès les meilleurs manuscrits, par Louis-Fernand Flutre et Kornelis Sneijders de Vogel, Paris, E. Droz, Groningue, J.-B. Wolters, 1935-1938. Cf. anche Louis-Fernand Flutre, Les manuscrits des Faits des Romains, Paris, Hachette, 1932.

4 Giovanni A. Papini, « I Fatti dei Romani. Per la storia della tradizione manoscritta », Studi di filologia italiana, 31 (1973), p. 97-155, a p. 107.

5 La classificazione delle numerose testimonianze manoscritte e lo studio delle differenti tipologie di ricezione e trasformazione dei volgarizzamenti italiani dellopera francese sono oggetto della mia tesi di dottorato I Fatti di Cesare nel Veneto e le Zesarie batalie romane del ms. Canon. Ital. 136 di Oxford (Tutori : prof. Alfonso DAgostino, Roberto Tagliani, Johannes Bartuschat), Università degli Studi di Siena-Universität Zürich, XXXII ciclo. Per un quadro complessivo dei volgarizzamenti italiani dei FdR si vedano Vincenzio Nannucci, Manuale della letteratura del primo secolo della lingua italiana, Firenze, Barbera, 18562, vol. II, p. 172-192 ; I Fatti di Cesare [], ed. cit. ; Aldolfo Mussafia, [rec. a], « I fatti di Cesare. Testo di lingua inedito del secolo xiv, pubblicato a cura di Luciano Banchi, Bologna, Romagnoli, 1863 », Jahrbuch für romanische und englische Literatur, 5 (1865), p. 109-113 ; Paul Meyer, « Les premières compilations françaises dhistoire ancienne », Romania, 14 (1885), p. 1-81, alle p. 1-36 ; Adolfo Gaspary, Storia della letteratura italiana, tradotta dal tedesco da Nicola Zingarelli, con aggiunte dellautore, Torino, Loescher, 1887, vol. I, p. 149, p. 437-438 ; Ernesto Giacomo Parodi, « Le storie di Cesare nella letteratura italiana dei primi secoli », Studj di filologia romanza, 4 (1889), p. 237-503 ; G. Ciccone, « Redazioni e fonti della Farsaglia in ottava rima », Studj romanzi, 6 (1909), p. 137-175 ; Louis-Fernand Flutre, Li Faits des Romains dans les littératures française et italienne du xiiie au xvie siècle, Paris, Hachette, 1932 ; Volgarizzamenti del Due e Trecento, a cura di Cesare Segre, Torino, Utet, 1953, p. 87-110 ; Testi fiorentini del Dugento e dei primi del Trecento, con introduzione, annotazioni linguistiche e glossario a cura di Alfredo Schiaffini, Firenze, Sansoni, 1954, p. 202-213 ; Giorgio Brugnoli, « Frammento di una nuova versione italiana dei Faits des Romains », Cultura neolatina, 14/1 (1954), p. 91-98 ; Mario Marti, « I fatti di Cesare », La prosa del Duecento, a cura di Cesare Segre e Mario Marti, Milano-Napoli Ricciardi, 1959, p. 453-488, p. 1083-1088 ; Papini, « I fatti dei Romani [] », art. cité, p. 107 ; David P. Bénéteau, « Per unedizione critica dei Fatti dei Romani », Italianistica, 26/3 (1997), p. 401-411 ; Alfonso DAgostino, « La prosa delle origini e del Duecento », Storia della letteratura italiana, diretta da Enrico Malato, vol. X : La tradizione dei testi, coordinatore Claudio Ciociola, Roma, Salerno Editrice, 2001, p. 91-135, a p. 108-109 ; Giuliana Carlesso, « Le Istorie romane del ms. 47 scaff. II della Biblioteca Antoniana di Padova e I Fatti di Cesare nel Veneto », Il Santo, 41/2-3 (2001), p. 345-394 ; Sergio Marroni, I fatti dei Romani. Saggio di edizione critica di un volgarizzamento fiorentino del Duecento, Roma, Viella, 2004 ; Li Fatti de Romani. Edizione critica dei manoscritti Hamilton 67 e Riccardiana 2418, a cura di David P. Bénéteau, Alessandria, Edizioni dellOrso, 2012 ; Xenia Skliar, « Li fatti de Romani : un volgarizzamento di secondo livello. Alcune istantanee della “creatività demergenza” su entrambi i livelli », Volgarizzamenti : il futuro del passato, a cura di Roman Sosnowski e Giulio Vaccaro, Firenze, Franco Cesati Editore, 2018, p. 59-71 ; Valentina Nieri, « Raccontare Comment Cesar conquist France nella Toscana del Trecento : le guerre di Gallia nella versione intermedia dei Fatti dei Romani », Volgarizzamenti : il futuro del passato, op. cit., p. 71-89.

6 Stando a quanto si legge nello stesso prologo dei FdR il progetto iniziale doveva però essere più ampio, comprendendo, secondo il modello svetoniano, anche le vite degli undici imperatori successivi (fino cioè a Domiziano compreso) ; cf. FdR, Prol., § 3.

7 Per un quadro completo e dettagliato delle fonti si rimanda a Li Fet des Romains [], ed. cit., 2. Introduction, commentaire, index des noms propres, glossaire.

8 Le percentuali sono state calcolate sulla media delle parole presenti per pagina nelle rispettive edizioni di riferimento dei due testi.

9 Cf. I Fatti di Cesare [], ed. cit., p. VIII.

10 Ibid., p. 66.

11 Ibid., p. 74.

12 Ibid., p. 188.

13 La più aggiornata recognitio codicum si legge nella scheda relativa a questa versione nel portale TLIon, Tradizione della Letteratura Italiana online, consultabile in rete allindirizzo http://tlion.sns.it/index.php?op=fetch&type=opera&status=pub&lang=it&id=6985, che recupera, ampliandola, la precedente bibliografia sulla questione ; cf. I Fatti di Cesare [], ed. cit., p. LVI-LXXV ; Parodi, « Le storie di Cesare [] », art. cité, p. 321-328 ; Pietro Santini, Quesiti e ricerche di storiografia fiorentina, Firenze, Seeber, 1903, p. 61-79 ; Flutre, Li Faits des Romains dans les littératures [], op. cit., p. 206-208.

14 Parodi, « Le storie di Cesare [] », art. cité, p. 323-328 ; Flutre, Li Faits des Romains dans les littératures [], op. cit., p. 204-209 ; Papini, « I fatti dei Romani [] », art. cité, p. 116-122. Si veda inoltre anche Brugnoli, « Frammento di una nuova versione [] », art. cité ; Bénéteau, « Per unedizione critica [] », art. cité, p. 403 ; DAgostino, « La prosa delle origini e del Duecento », op. cit., p. 108 ; Carlesso, « Le Istorie romane [] », art. cité, p. 348-349 ; Marroni, I fatti dei Romani [], op. cit., p. 16-17 e Li Fatti de Romani [], ed. cit., p. 9-10.

15 Dal momento che ciascuno dei due rami così individuati trasmetterebbe errori propri rispetto alla lezione del modello francese, Flutre ipotizzò lesistenza di una famiglia di codici priva di questi errori – e per questa ragione più aderente al testo dei FdR –, che definì “classe A” ; cf. Flutre, Li Faits des Romains dans les littératures [], op. cit., p. 296-309. La suggestione di una famiglia di codici più vicina ad una sorta di “originale”, peraltro già avanzata da Parodi per le medesime ragioni, è stata messa in discussione dai lavori di Papini ; cf. Parodi, « Le storie di Cesare [] », art. cité, p. 323-324 e Papini, « I fatti dei Romani [] », art. cité, p. 119-122.

16 Per motivi di sintesi si è deciso di adottare delle sigle identificative per riferirsi più agevolmente ai codici presi in esame.

17 I Fatti di Cesare, ed. cit., p. 305-307.

18 Leone Del Prete, Fioretto di croniche degli imperadori, testo di lingua del buon secolo ora per la prima volta pubblicato, Lucca, Tip. dei figli di G. Rocchi, 1858.

19 Cf. Flutre, Li fait des Romains dans les littératures, op. cit., p. 403-412. Lo studio di questo testo inedito e la sua edizione critica sono oggetto della mia tesi di dottorato.

20 Vedi Marco Giola, La tradizione dei volgarizzamenti toscani del Tresor di Brunetto Latini : con unedizione critica della redazione α (I. 1-129), Verona, QuiEdit, 2010, che rappresenta una rielaborazione della sua tesi di dottorato Sul volgarizzamento italiano del Tresor di Brunetto Latini, Tesi di Dottorato in Modelli, Linguaggi e Tradizioni nella Cultura Occidentale (tutore : Paolo Trovato), Università di Ferrara – XIX ciclo, a. a. 2005-2006. Per quanto riguarda gli studi sui volgarizzamenti del Tresor si vedano Adolfo Mussafia, « Sul testo del Tesoro di Brunetto Latini », Della vita e delle opere di Brunetto Latini, monografia di Thor Sundby, tradotta dalloriginale danese per cura di Rodolfo Renier, con appendici di Isidoro del Lungo e Adolfo Mussafia, Firenze, Successori Le Monnier, 1884, p. 279-390, a p. 281-286 ; Concetto Marchesi, « Il compendio volgare dellEtica aristotelica e le fonti del VI libro del Tresor », Giornale storico della letteratura italiana, 42 (1903), p. 1-74, a p. 15-35, Cesare Segre, « Il Trésor di Brunetto Latini », Volgarizzamenti del Due e Trecento, op. cit., p. 59-84, a p. 63 ; Id., « Versione del Tresor di Brunetto Latini », La prosa del Duecento, op. cit., p. 311-344, 1071-1079, a p. 1072.

21 Cf. Li livres dou tresor de Brunetto Latini, édition critique par Francis James Carmody, Berkeley-Los Angeles, University of California Press, 1948 (University of California Press Publications in Modern Philology, 22), p. XXXVI-XXXVII ; Pietro G. Beltrami, « Per il testo del “Tresor” : appunti sulledizione di F. J. Carmody », Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe di lettere e Filosofia, s. III, 18/3 (1988), p. 961-1009, a p. 965-969 e passim ; Idem, « Tre schede sul “Tresor” », Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe di lettere e Filosofia, s. III, 23/1 (1993), p. 115-190, a p. 134-138 e passim ; Brunetto Latini, Tresor, a cura di Pietro G. Beltrami, Paolo Squillacioti, Plinio Torri e Sergio Vatteroni, Torino, Einaudi, 2007, p. XXVII-XXIX.

22 Si veda a tal proposito Alessandro DAncona, La leggenda di Maometto in Occidente, a cura di Andrea Borruso, Roma, Salerno, 1994, p. 65-95.

23 Il testo del Tresor volgarizzato è quello offerto da Giola, La tradizione dei volgarizzamenti toscani, op. cit., p. 261-378. Per quanto riguarda invece il testo del Fioretto si propone una trascrizione interpretativa del codice L6 con scioglimento delle abbreviature, resa et della nota tironiana, separazione delle parole, interpunzione e uso delle maiuscole secondo la norma contemporanea. Gli stessi criteri interessano infine anche il testo delle inedite Zesarie, di cui si offre una trascrizione del codice Z. In corsivo si è dato evidenza alle lezioni prese in esame.

24 Li livres dou tresor [], ed. cit., I.91.3.

25 Cf. Giola, La tradizione dei volgarizzamenti toscani [], op. cit., p. 152 : « È possibile forse interpretare la lezione quales come una corruzione avvenuta per contatto con il successivo lo quale ».

26 Ibid., p. 153.

27 Quando possibile, il testo del Tresor francese è quello delledizione Beltrami (cf. Brunetto Latini, Tresor, ed. cit.), affiancato, laddove la famiglia di codici su cui ledizione Beltrami si fonda risultasse manchevole di certe porzioni, a quello di Carmody (cf. Li livres dou tresor, ed. cit.).

28 La lezione delle Zesarie è qui come altrove molto rimaneggiata rispetto a quella del Fioretto, il cui dettato non è sempre seguito con la stessa fedeltà.

29 Giola, La tradizione dei volgarizzamenti toscani, op. cit., p. 173 ; cf. inoltre Idem, « Per il testo del Tresor volgarizzato. Le interpolazioni di una famiglia delle versioni toscane », Filologia italiana, 5 (2008), p. 25-52.

30 Chronica de origine civitatis Florentiae, a cura di Riccardo Chellini, Roma, Istituto storico italiano per il Medioevo, 2009.

31 Laura Mastroddi, Redazioni e testimonianze volgari della leggenda fiesolano-fiorentina, Tesi di Dottorato in Civiltà del Medioevo e del Rinascimento (tutore : Giuliano Tanturli), Università di Firenze, XVII ciclo, a. a. 2004-2005 ; cf. anche Colette Gros, « La plus ancienne version de “Il libro fiesolano” (la Légende des origines) », Letteratura italiana antica, 4 (2003), p. 11-28 ; Marco Giola, « Un episodio esemplare di storia romana nel Tesoro toscano : Catilina a Fiesole », Volgarizzamenti : il futuro del passato, op. cit., p. 35-47. Questo testo fu edito per la prima volta con questo nome a cura di G. T. Gargani, e pubblicato in appendice alle Letture di famiglia, con il titolo Il Libro fiesolano. Leggenda del buon secolo della lingua, Firenze, Galileiana, 1854 ; cf. inoltre Otto Hartwig, Quellen und Forschungen zur ältesten Geschischte der Stadt Florenz, Marburg, N. G. Elwertsche Verlagsbuchhandlung, 1875, p. 36-64.

32 Patricia Osmond, « Catiline in Fiesole and Florence : The After-Life of a Roman Conspirator », International Journal of the Classical Tradition, 7/1 (2000), p. 3-38.

33 Mastroddi, Redazioni e testimonianze, op. cit., p. 201.