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Classiques Garnier

La Fiorita di Armannino da Bologna

  • Publication type: Article from a collective work
  • Collective work: Les Chroniques et l’histoire universelle. France et Italie (xiiie-xive siècles)
  • Author: Rinoldi (Paolo)
  • Abstract: L’article signale et décrit un témoin demeuré inconnu jusqu’à ce jour de la Fiorita d’Armannino da Bologna (Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio, ms. 2926). Après un panorama critique sur la Fiorita d’Armannino, la contribution se penche plus en détail sur certains aspects cruciaux de l’ouvrage, en particulier ses techniques de compilation et ses rapports avec les sources vernaculaires, notamment françaises.
  • Pages: 165 to 181
  • Collection: Encounters, n° 537
  • Series: Medieval civilization, n° 46
  • CLIL theme: 4027 -- SCIENCES HUMAINES ET SOCIALES, LETTRES -- Lettres et Sciences du langage -- Lettres -- Etudes littéraires générales et thématiques
  • EAN: 9782406119098
  • ISBN: 978-2-406-11909-8
  • ISSN: 2261-1851
  • DOI: 10.48611/isbn.978-2-406-11909-8.p.0165
  • Publisher: Classiques Garnier
  • Online publication: 12-15-2021
  • Language: Italian
  • Keyword: Œuvres, tradition manuscrite, Storie tebane, Roman de Troie, Eneas, Merlino, Pulicane
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La Fiorita
di Armannino da Bologna

Ogni relazione su Armannino si apre obbligatoriamente con unamara constatazione sulla scarsa conoscenza odierna, anche presso un pubblico di specialisti, della sua Fiorita1 : la ricchezza della tradizione manoscritta, la confusione con la Fiorita di Guido da Pisa, il pregiudizio sulle compilazioni sono senzaltro motivazioni reali, che non spiegano del tutto la singolare sfortuna di un testo noto e studiato da tempo ma, a differenza di molti affini, largamente inedito. Poiché da alcuni indizi par di capire che i tempi siano maturi per un rinnovato studio dellopera2, ho optato per un taglio generale che affrontasse i nodi problematici dando conto dellavanzamento degli studi, senza rinunciare a qualche affondo e spunto di lettura, devo confessare ancora abbastanza acerbo ; le difficoltà che avevo individuato prima di cominciare il lavoro si sono manifestate puntualmente, mentre le speranze che nutrivo sono, come vedremo, in parte sfumate.

La biografia di Armannino è solidamente abbozzata da Mazzatinti (che è un punto di arrivo e equilibrio della bibliografia precedente), poi da Ghinassi3, e non occorre ripercorrerla qui, se non per evidenziare alcuni 166snodi essenziali : figlio di un giudice4 e giudice egli stesso, Armannino visse lungamente a Bologna prima di stanziarsi a Fabriano (Ancona) attorno al 1320, e fu quasi sicuramente itinerante, almeno in certi periodi della sua vita. Ho detto abbozzata non a caso : osservando la bibliografia si ha limpressione che gli studiosi ricorrano sempre meno agli archivi (lultimo ad averlo fatto estensivamente per Armannino è probabilmente Zaccagnini negli anni Venti5) e che nelle ricostruzioni ci sia un certo margine di arbitrio (ad esempio la congettura di un autoesilio6), ma si deve ammettere che una campagna di studio in archivio alla ricerca di approfondimenti e rettifiche documentarie sarebbe molto dispendiosa e non necessariamente proficua7.

Possiamo collocare Armannino con certezza in una cornice culturale ormai nota, quella di podestà, giudici e notai itineranti, che fra Due e Trecento hanno contribuito tanto alla formazione di una classe politica di qualità (che ha nella parola pronunciata e nelluso della documentazione scritta i suoi cardini di funzionamento) quanto alla circolazione di 167una cultura retorico-giuridica, ma aperta a altre suggestioni e letture, anche volgari (bastino, un po alla rinfusa, i nomi di Percivalle Doria, Albertano da Brescia, Rambertino Buvalelli, Bono Giamboni).

La Fiorita è inedita e datata agli anni 1325-1329/1330 o 13358. Si tratta di un prosimetrum9 boeziano in 33 conti (almeno secondo la maggioranza dei codici) dedicato a Bosone novello10, abbastanza scucito in alcune sezioni ma di impianto tradizionale : dopo un lungo Proemio, la vicenda si snoda lungo il percorso ben noto che va dalla storia sacra veterotestamentaria a Tebe e Troia, poi a Enea, a Roma e ai fatti dei Romani fino a Cesare, per concludersi abbastanza rapidamente con gli imperatori successivi11. Il tutto è condito da una patina moraleggiante, affidata normalmente agli interventi di Poesia, inframmezzato da vari aneddoti e da unattenzione costante alla nascita e alletimologia delle città più importanti, soprattutto dellItalia centrale e dellEmilia12.

Il regesto di manoscritti più aggiornato si deve a Quarello, che segnala 24 codici13. La lista necessita di alcuni incrementi. A margine, e per dovere di completezza, segnalo alcuni estratti : nel ms. Firenze, BNC, II.IX.13714 ; allinterno di tre manoscritti della Fiorita di Guido da Pisa, 168censiti da Saverio Bellomo e trascurati da Quarello, forse di proposito (il relatore della tesi di Quarello è Bellomo stesso) : Firenze, BNC, II.II.124, Palatino 458 (solo una minima variante attinta a Armannino) e Palatino 57915. Un altro manoscritto completo, che merita una piccola scheda in attesa di più attenta valutazione, è conservato alla Biblioteca dellArchiginnasio di Bologna, con la segnatura ms. 2926. Si tratta di un codice cartaceo di 285 x 210 mm., composto di carte I, 234, I e scritto su due colonne di circa 36 righe da una sola mano in corsiva di base mercantesca del sec. xv ex. Il colophon, a c. 234ro, è il seguente16 : « Explicit liber florite (com)positus / … / deo gratias / Retracto (et) (com)plito i(n) la mala fo/ssa17 p(re)gione di sa(r)razane18 in lo ca/stiello19 de …se delya a di / p(re)mo di fe(n)baro20 nellani de Ihu / xpo Mo … ». A c. 1ro, nel marg. sup. una mano del xviii sec. scrive : « Ego †…† de filippiis / cancellarius de Rossi » ; nel marg. inf. una mano più antica (xvii sec. ?) : « De Rossi » ; a c. 234vo sono varie prove di penna e una mano del xvi sec. verga alcuni versi « Se in questo libro fosse qualche errore / non ve maravigliate de tal difetto… ». Sul piatto interno, 88 15659/19 riferito probabilmente al lotto di vendita.

Il codice è stato acquistato nel 199621 da Sotheby, dal cui catalogo riproduco la seguente scheda22 :

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Armannino da Bologna. La fiorita [Sarzana, metà del sec. xv], in folio (mm. 285x210) ; manoscritto in volgare su 234 carte, completo, testo a 2 colonne, 36 linee, scrittura cancelleresca corsiva di ununica mano ; pergamena del secolo xviii [sic], qualche alone e leggere macchie su alcune carte, quella numerata 42 strappata senza perdita di testo. Si tratta di una narrazione storica dalla Creazione alla morte di Pompeo. A differenza degli altri manoscritti conosciuti, questo termina con lestinzione degli Hohenstaufen e la morte di Corradino (1268). Questo esemplare è stato probabilmente scritto nella prigione di uno dei castelli Malaspina.

Al di là di qualche refuso, la menzione dei Malaspina è dubbia, a meno che le parti erase a me illeggibili siano risultate ad altri chiare ; anche lunicità della continuazione fino a Corradino è errata, perché condivisa dai ms. del gruppo D (di cui subito appresso), cui il nostro manoscritto andrà senzaltro avvicinato (contiene anche, a tacer daltro, linterpolazione in ottave sulla morte dEttore23 tipica e congiuntiva di D e si chiude appunto con i capitoli sulla fine degli Svevi e lavvento di Carlo dAngiò). La lingua del manoscritto presenta molti tratti dialettali e va quindi studiata alla luce dellipotesi abruzzese-veneta dei manoscritti del gruppo (v. infra n. 30).

Lincremento del testimoniale è sempre motivo di soddisfazione, ma il problema della tradizione della Fiorita non è linopia, quanto lanalisi. Come ho già detto, siamo largamente debitori alla bibliografia di fine Ottocento-inizio Novecento, globalmente solida ma che meriterebbe una revisione. Non è qui la sede per ripercorrere nel dettaglio storia e evoluzione degli studi24 : basterà ricordare che i primi interventi di Parodi individuavano già nel gruppo L1 / L2 / F725 la redazione migliore ; gli studiosi successivi operano significativi ritocchi : Savj-Lopez e Medin indicano alcuni nuovi testimoni e individuano una versione veneta e una abruzzese, Flutre aggiunge alcuni manoscritti26 ; nella seconda metà 170degli anni Ottanta i lavori di Emanuela Scarpa27 operano un significativo incremento dei testimoni e una sistemazione ragionata dellinsieme dei manoscritti in quattro gruppi : il primo (A) individuato fin dai tempi di Parodi come il migliore, il secondo (B), che discende probabilmente dal primo, caratterizzato da alcune scorciature e da un tono popolare e aggiunte licenziose28, il terzo (C) cui appartengono il famoso ms. di Covoni e codici affini29, il quarto (D), probabilmente discendente da C, facilmente riconoscibile perché caratterizzato da una versione interpolata che porta il racconto fino alla morte di Corradino di Svevia30.

Si vede bene che uno stemma non esiste, ma solo alcuni raggruppamenti di manoscritti, con qualche individuo oscillante. Senza nulla togliere alla qualità del lavoro fin qui esperito, è ovvio che ulteriori sondaggi sono necessari : il gruppo C ha laria di gruppo in negativo, vale a dire un serbatoio dei manoscritti che non si possono includere negli altri gruppi31 ; leccellenza del gruppo A, riconosciuta da tutti gli studiosi e probabilmente corretta, è comunque affidata a sondaggi32 ; resta ancora da studiare la possibilità di due redazioni dautore, avanzata da Parodi33.

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Laltra tradizionale pista di ricerca è, fin dagli albori della bibliografia, quella sulle fonti, quasi ovvia per unopera che si fa forte, a partire dal titolo, della sua natura compilatoria. La storiografia otto-novecentesca ha prodotto anche in questo caso una serie di ottimi studi, che ripercorro succintamente, con una premessa : i sondaggi cui mi sono dedicato per le fonti romanze hanno mostrato, contro le mie aspettative34, quanto sia difficile aggiungere o precisare rispetto ai nostri predecessori, anche in quei casi in cui disponiamo di edizioni, repertori (a stampa e online) cui essi non avevano accesso.

Più che il riconoscimento o la delimitazione di un testo-fonte mi interessa qui sottolineare che Armannino, come era scontato, non pratica la monogamia e nemmeno si accontenta della semplice alternanza, bensì predilige spesso lintreccio di fonti, il che produce alcune conseguenze teoriche abbastanza banali, ma che nella bibliografia più antica, diciamo quella positivisticamente adamantina, non sono sempre messe a fuoco :

la necessità di accoppiare il riconoscimento delle fonti a unindagine sulle modalità duso. In alcuni casi si riconosce una fonte principale (testi latini) + fonti accessorie (romanze ?) ; in altri (forse soprattutto fra le storie troiane) si ha la tentazione di parlare di un assemblaggio.

assemblaggio è parola che implica la difficoltà di riconoscere questi intrecci (soprattutto nel caso si proceda, come è quasi dobbligo fare in caso di testi inediti, per sondaggi), anche perché la fonte può essere anche usata solo per un breve tratto o decontestualizzata.

Diamo dunque uno sguardo35, limitandoci per ragioni di spazio e competenza personale al settore delle fonti francesi36, cioè precisamente 172quelle che Armannino non esibisce nel suo catalogo di auctores (in cui compaiono scontati autori latini come Virgilio – e Omero –, Stazio, Lucano, Ditti e Darete, Boezio, Cassiodoro, ecc.37).

Le storie tebane

Già Mazzatinti sostiene che la fonte principale è costituita dai poemi di Stazio (che è del resto uno degli auctores citati da Armannino stesso). Il giudizio è sostanzialmente confermato ventanni dopo da Savj-Lopez38, ma lo studioso si cura anche di sfumarlo : a p. xix egli parla dellHistoire ancienne (dora in poi HA, da lui chiamata Edipus) come fonte secondaria, anche se le prove allegate sono tuttaltro che certe ; per altri dettagli (come ad esempio il fatto che Edipo appeso nella foresta sia trovato da Polibo e non dai suoi uomini) Armannino sembra avvicinarsi al Roman de Thèbes, ma si tratta di « indizi lievi : troppo lievi forse39 ». Più sicuro lo studioso quando rintraccia una serie di dettagli o episodi in cui Armannino non dipende da nessuna delle fonti note : i baroni congiurano contro Laio e si servono in questo di Edipo ; la Sfinge ha notizia da un indovino che Edipo lucciderà ; la descrizione delle battaglie è ricca di dettagli originali40. Alla fine lo studioso, più che di fonte intermedia e sconosciuta (v. infra lipotesi di Parodi per le Storie di Enea), pensa a modifiche dovute a Armannino medesimo, con una certa dose di « distrazione o trascuraggine41 ».

Fra le storie tebane della Fiorita cè una sezione in cui è più facile andare in caccia di fonti secondarie, vale a dire la biografia di Edipo : una parte assente (tolti alcuni cenni) nella Tebaide, per la quale disponiamo 173dellaccurata sinossi di testi procurata da Messerli e Punzi42 . Ripercorriamo gli snodi del testo :

la predizione a Laio del destino del figlio, fatta prima della nascita di Edipo dal dio Apollo, non trova riscontro in HA ma solo in Thèbes, e consuona anche con materiali scoliastici, i Mitografi Vaticani e Igino43 ;

in Armannino non si capisce chi dei due genitori ordini di uccidere il bimbo ; viene aggiunto un commento misogino su Giocasta ;

Edipo viene affidato con pianti ai due sergenti che lo portano nella foresta, nelle terre di Phoca, dove viene trovato da Polibo. Qui Armannino concorda bene con il Roman de Thèbes piuttosto che con lHA. Delle due versioni di Thèbes, solo in x si specifica che Polibo è re de Phoces la cité44 (la versione y è molto più ricca di dettagli, ma diversi rispetto a quelle di Armannino ; per HA era re dArcadia) ;

in Armannino la rivelazione a Edipo della sua nascita arriva da un barone « maligno e malvagio » ; Edipo chiede lumi a Polibo e dopo varie esitazioni questi confessa e gli dà i panni in cui era stato avvolto ; anche in HA cè prima il dialogo col padre, mentre in Thèbes Edipo si reca subito alloracolo di Apollo ;

luccisione del padre, lincoronazione da parte dei baroni, lincontro con la Sfinge e larrivo a Tebe sono ricche di dettagli esclusivi di Armannino ;

lagnizione da parte di Giocasta avviene durante un bagno (come in Thèbes e nellArgumentum dellAmbrosiana e poi nellOvide moralisé45).

Anche da questo scarno riassunto si riconosce bene la trama della cosiddetta versione medievale46, ma con molti dettagli condivisi solo 174con alcuni testi o del tutto nuovi ; la possibilità di attingere a materiali di confronto ordinati e già studiati non ha condotto a risultati diversi o più approfonditi rispetto a quelli della bibliografia di un secolo fa.

Le storie troiane

Anche per le vicende troiane, come per quelle tebane, la bibliografia è evoluta rapidamente negli ultimi decenni a prescindere da Armannino, il che pone teoricamente nella posizione ideale per una migliore valutazione delle sue fonti. Purtroppo anche in questo caso i risultati sono deludenti. Darete e Ditti, autori delle due prose di materia troiana meglio conosciute nel Medioevo, sono esplicitamente citati nella Fiorita, ma in modo contraddittorio, sicché già Mazzatinti avverte di non potersi affidare unicamente a loro e decide di seguire la prosificazione di Guido delle Colonne : le sue osservazioni restano però superficiali47. Nella sua monografia, Gorra analizza il testo di Armannino e riproduce anche linizio del conto XI secondo la lezione del plut. LXXXIX.inf.50 della Laurenziana, uno dei rappresentanti della prima redazione48 : ancora una volta, come per Tebe, si deve ammettere che accanto alle fonti latine Armannino si è servito del Roman de Troie in versi49, con il solito atteggiamento combinatorio e il solito numero di dettagli che sembrano frutto di invenzione. Rispetto ai tempi di Gorra disponiamo oggi di un 175formidabile strumento, vale a dire la monografia di Jung50, che non si occupa di Armannino ma descrive e in parte edita altri testi francesi, segnatamente le numerose mises en prose del Roman : chi cerca però di trovare qui la fonte di Armannino rimane inevitabilmente deluso51.

Le storie di Enea

Parodi affronta da par suo la Fiorita nel saggio sulle storie di Enea, in cui rettifica alcune ipotesi di Mazzatinti e deduce che lEneide sia la fonte principale, ma con elementi che derivano dal Roman dEneas52 : solo in questultimo, infatti si trova lepisodio del messaggio che Lavinia invia alleroe avvolto nella freccia (Plut. LXII.12, c. 174vo-175ro ; Plut. LXXXIX.inf.50, c. 164ro-vo). Si tratta di un episodio ben noto e molto caratteristico del testo in versi (non compare ad esempio nella sezione di Enea dellHistoire ancienne53). Nonostante Parodi individui altri 176punti possibili di contatto54, questo è il più sicuro e principale prestito da Eneas : è vero che, presumibilmente a partire proprio da Eneas, il motivo del messaggio femminile nella freccia ha goduto di una certa fama soprattutto in Francia, ma sarebbe ben strano che Armannino labbia conosciuto altrove (riferito ad altre eroine) e lo abbia casualmente ri-attribuito qui a Lavinia ; difficile anche che potesse ricordarsi di testi, come Flamenca, in cui lepisodio è attribuito esplicitamente alla principessa italica55. Propendo quindi per ammettere Eneas come fonte puntuale, dato che la memoria degli autori funziona anche al di fuori di un principio di stretta economia. Poiché però « se la fonte dArmannino è, oltre allEneide, il Roman dEneas, una quantità di piccoli fatti restano senza spiegazione56 », Parodi pensa come fonte a una prosificazione latina perduta dellEneide57 sia in forza di una reductio ad unum delle fonti, sia perché egli recalcitra di fronte allidea che Armannino possa aver lavorato di fantasia allontanandosi dal venerando testo virgiliano58.

Più duttilmente, Monfrin evoca Virgilio, HA e naturalmente Eneas, oltre ad altre probabili fonti ignote. Lo studioso deduce59 dal comportamento di Armannino nelle sezioni troiane e cesariane, studiate da Gorra e Flutre, unoperazione di smontaggio e rimontaggio di fonti diverse applicabile anche alla sezione di Enea e sufficiente a spiegare il testo italiano senza pensare a fonti perdute.

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Il problema metodologico che emerge dalla lettura della bibliografia è duplice : da un lato tenere ben saldo il timone fra Scilla (rigidità nel voler trovare un testo-fonte unico, non necessariamente lipotesi più economica) e Cariddi (servirsi inconsciamente dellidea di assemblaggio e pluralità di fonti per riconoscimenti frettolosi sulla base di un solo dettaglio) ; dallaltro cercare di distinguere e sovrapporre, ove possibile, le risultanze di unanalisi già così frastagliata con la carta culturale dei testi che sappiamo aver circolato in Italia fra Due e Trecento : per il Roman de Troie la presenza è certa, per Thèbes e Eneas la bibliografia stenta a riconoscere chiari segni di presenza60. Su questo terreno ha buon gioco Monfrin61 nel tirare le fila e ipotizzare fra le fonti di Armannino un manoscritto francese ciclico che unisce i tre romanzi di antichità, in cui Eneas (romanzo, comè noto, anonimo e senza prologo) sia stato attribuito al benedetto ultramontano responsabile di Troie, ciò che spiegherebbe la mancata menzione di Eneas da parte dellautore toscano. Il colpo è da maestro, anche se dei manoscritti ciclici esistenti nessuno è di origine italiana.

Analizzare come siano utilizzate le fonti dovrebbe essere logicamente impresa successiva a unaccurata delimitazione delle stesse, ma accade di rado che gli studi procedano in maniera così rigida ; daltro canto, individuare, sia pure in modo imperfetto, alcune modalità operative di Armannino aiuta anche a gettare fondamenta più solide nella fase di riconoscimento dei testi da lui usati. Allego alcuni esempi che spero dimostreranno come Armannino si muova con disinvoltura fra testi diversi non solo attingendo da essi liberamente, ma combinando i dati in un modo che mi pare conforme alla spregiudicata norma di un compilator, rivelando dunque un atteggiamento vicino allelaborazione autoriale.

Prendo come primo esempio il caso appena evocato dellepisodio del messaggio nella freccia. La fonte, come ho detto, è qui probabilmente 178il Roman dEneas, ma nemmeno per questo segmento Armannino segue perfettamente il testo francese : Lavinia confessa ad Enea di amarlo, come in Eneas, ma contemporaneamente lo avverte del tradimento progettato a suo danno ; Enea chiede a un pecoraro informazioni sullidentità della fanciulla62. Sono piccoli aggiustamenti per cui non trovo fonte, probabilmente con intento razionalizzante, che in ogni caso dimostrano già una certa dose di autonomia.

Nel caso del personaggio di Merlino assistiamo a una rielaborazione più profonda. Merlino trova posto nella parte finale della Fiorita, quella più scucita e affastellata, in cui si parla fra laltro del Graal e della Tavola Rotonda ; Armannino anche in questo caso si appoggia a testi ben noti e studiati63. Lincantatore bretone ha anche una vita testuale parallela come profeta, e Armannino non solo lo cita insieme a Daniele e Gioachino (ms. LXII.12, c. 12ro), ma lo nomina in altre occasioni64, fra cui trascelgo la catena di episodi del Conto III65. Dopo aver narrato la storia di Sodoma, Armannino racconta che al posto della città sorge ora un lago mefitico, che esala una tremenda puzza, in cui pesci e uccelli non possono dimorare e in cui tutte le cose non vanno al fondo ma restano a galla (lautore lo identifica con il lago di Aspaltite, vicino a Sodoma, ricordato nelle Storie giudaiche). Subito dopo Armannino lo affianca (e sembra considerarli tuttuno) al lago dellAverno dellEneide (VI, 236 sgg.) : « di questo parla Virgilio nello Eneida et pone che questo è una bocca infernale66 » Nella Admonitione magistrale che segue, Poesia ricorda, per affinità, un lago in Italia di cui parla Merlino, fra la città 179dei buoni marinai e quella in cui regna Phisi67, anchesso talmente puzzolente che gli abitanti devono allontanarsene ; ad esso è associata la menzione di un lago di Guascogna, chiamato lago di Diana, da cui usciranno orribili serpenti per punire i peccati degli uomini. Questo lago di Guascogna sembra derivare dalle celebri Prophécies de Merlin, ed è probabilmente un incrocio fra il capitolo delle Prophécies dedicato alle quatre fumées que sortyront de quatre lacs e unaltra profezia ambientata nel monte Gargano (da cui forse lalterazione Guascogna68). Se questo intreccio risponde al vero, siamo di fronte ad un esempio da manuale di lavoro combinatorio : Armannino ha proceduto per accumulo di fonti diverse, inserendo e fondendo in un contesto veterotestamentario e classico profezie merliniane originariamente distinte fra loro.

Lultimo esempio riguarda la figura di Pel(l)icane/Pulicane. Questo personaggio compare nella Fiorita fra i combattenti che Reso invia in soccorso dei Troiani e viene presentato come un mostro mezzo uomo e mezzo cane, abilissimo arciere, di cui più avanti Armannino descrive la nascita : Therbis, figlia del re dEgitto, possedeva un cane molto affezionato cui, su istigazione del Maligno, si unì carnalmente generando il Pellicane, uomo nella metà superiore e cane in quella inferiore ; in fuga dal padre, la principessa col figlio trovò rifugio nelle terre di Reso in cui il Pellicane crebbe mostrando eccezionali doti di abilità e cortesia, unite però a scoppi di rabbia feroce69. Lepisodio risale probabilmente al Roman de Troie, ma con moltissime varianti : a tacer daltro, Benoît parla di un Sagittario tradizionale, mezzo uomo e mezzo cavallo, che giunge in aiuto dei Troiani70. Un primo indizio viene dal nome Pellicane, non certo ignoto : in un bel saggio dedicato ai Buovi italiani (a partire 180da quello franco-italiano della Geste Francor) Daniela Delcorno Branca71 riconosce che il personaggio di Achopart delle versioni francesi del Bueve diventa, per alterazione dellaggettivo popeliqant con cui è spesso caratterizzato, il Pelicane/Pulicane : personaggio caratterizzato da abilità in guerra, ferocia e allo stesso tempo cortesia, gigante nelle versioni francesi e poi ibrido cane/uomo in quelle italiane. La presenza di Pelicane nel Buovo, nei Reali di Francia e nella Fiorita era già stata riconosciuta da Gorra72, il quale notava anche la somiglianza fra la storia della Fiorita e la nascita di Attila e ne traeva deduzioni circa litalianità della fonte di Armannino : secondo un filone testuale diffuso in Italia, rappresentato dai testi franco-italiani delle Estoire dAtile e dellAttila di Niccolò da Casola73, il condottiero è il frutto della libidinosa cinofilia della principessa Clarie, esattamente come Pulicane74. Di tutta questa trafila complessa (e ancora da studiare nel dettaglio75) preme qui non solo sottolineare la 181precocità della testimonianza di Armannino, più o meno coeva alla Geste Francor del Marciano XIII76, ma anche dedurre quel che è possibile sul modo di lavorare dellautore toscano : la novella della nascita richiama da vicino quella di Attila e forse punta ad un testo-fonte inedito, come sosteneva Gorra (lo farebbero pensare alcuni dettagli, come ad esempio lesplicitazione del nome proprio della madre, Thebris) ; linserimento del personaggio nel bel mezzo delle guerre troiane, invece, ha laria di una trovata di Armannino, spinto dalla convergenza di due tratti centrali del Sagittario e del Pelicane, vale a dire la natura semiferina e la qualità di infallibile arciere. Così, una storia che forse, se guardiamo al bacino dei racconti su Attila, Armannino aveva orecchiato a Nord degli Appennini, viene isolata, sbozzata e incastonata in un racconto di tuttaltra origine e tuttaltra filiera testuale, illustrando le possibilità dellinventio di un autore medievale, e le difficoltà per noi di riconoscerne i passi.

Paolo Rinoldi

Università di Parma

1 Basterebbe a dimostrarlo la fuggevole menzione in Riccardo Gualdo et Massimo Palermo, « La prosa del Trecento », Storia della letteratura italiana. X. La tradizione del testo, a c. di Claudio Ciociola, Roma, Salerno Editrice, 2001, p. 359-414, p. 362.

2 Mi riferisco a una tesi magistrale discussa presso lUniversità Ca Foscari di Venezia, che fornisce un utile panorama bibliografico e anche la trascrizione dei paragrafi iniziali del testo secondo il testimone It.IX.11 della Marciana : Elisa Quarello, La « Fiorita » di Armannino giudice da Bologna, rel. Saverio Bellomo, a.a. 2012.2013, scaricabile online (http://dspace.unive.it/bitstream/handle/10579/4171/800127-1162198.pdf?sequence=2, consultato il 14/04/2021).

3 Giuseppe Mazzatinti, « La Fiorita di Armannino giudice », Giornale di Filologia Romanza, vol. 3, 1881, p. 1-51 ; Ghino Ghinassi, voce « Armannino da Bologna », Dizionario Biografico degli Italiani, IV, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1962, p. 224-245 (http://www.treccani.it/enciclopedia/armannino-da-bologna_(Dizionario-Biografico)/, consultato il 14/04/2021). Sul versante della presenza dantesca, che noi lasceremo da parte, si veda la voce di Eugenio Ragni, Armannino da Bologna, Enciclopedia dantesca, I, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1970, p. 377-379. Rimando a Quarello, La « Fiorita » di Armannino, op. cit., per un panorama ragionato di storia della bibliografia (p. 7-18) e un riassunto dettagliato della vita (p. 19-28).

4 Il padre, Tommasino, fu autore di un manuale di retorica noto come Microcosmus, edito da Giulio Bertoni, « Il Microcosmo di Tommasino di Armannino », Archivum Romanicum, vol. 5 (1921), p. 19-28. La voce su Tommasino è di prossima pubblicazione per le cure di Armando Antonelli nel Dizionario biografico degli Italiani.

5 Guido Zaccagnini, « Poeti e prosatori delle origini. Spigolature darchivio », Giornale dantesco, vol. 28 (1925), p. 167-175.

6 Mazzatinti, « La Fiorita », art. cité, p. 2-3.

7 Ho condotto un piccolo sondaggio, con laiuto di Armando Antonelli che qui ringrazio, almeno per verificare (e nelloccasione sfatare) unasserzione di Mazzatinti perdurante nella bibliografia. Lo studioso afferma (Mazzatinti, « La Fiorita », art. cité, p. 3) che è impossibile determinare se lArmannino Giudice e Vicario del Podestà, cui è attribuito un libro di Precetti e sono intitolate sette denunzie del 1306 esistenti tra i documenti giudiziali di quellanno, sia il nostro Armannino oppure Armannino di Parma, giudice di Bernardino da Polenta, podestà bolognese. Il riferimento a Armannino giudice del podestà fa ritenere che esso non sia identificabile con il bolognese, ma con un giudice come di regola forestiero (così come il podestà). Vari Armannini affiorano dai documenti : ad es. nel 1306 troviamo un Armaninus de Zambelis de Parma, che redige dei registri per lufficio del Tribunale penale durante la podesteria di Simone de Ferapecoris di Parma, ma si tratta di un notaio e non di un giudice (ASBo, Curia podestà. Giudici ad Maleficia, libri Inquisitionum, b. 65, gen-mar. 1306). Il giudice nominato da Mazzatinti è quellArmaninus de Parma che lavora nel corso del 1306 per il podestà Bernardinus da Polenta (ASBo, Curia podestà. Giudici ad Maleficia, libri Inquisitionum, b. 66 : varie inquisiciones ai fascicoli nn. 2, 3, 5, 6, 8, 9). Non sono però riuscito a identificare il suo libro di Precetti.

8 Secondo le date divergenti dei manoscritti, cosa che non stupisce : cf. qui n. 33 e Quarello, La « Fiorita » di Armannino, op. cit., p. 29-30.

9 Come la coeva (probabilmente di poco posteriore) Fiorita di Guido da Pisa, sulla quale si veda larticolo di Carla De Nardin nel presente volume.

10 Su Bosone novello o Bosonello, figlio di un altro Bosone con cui è spesso confuso, cf. Lavventuroso ciciliano attribuito a Bosone da Gubbio : un “centone” di volgarizzamenti due-trecenteschi, nuova edizione commentata a c. di Cristiano Lorenzi, Pisa, Edizioni ETS, 2010, p. 44-49.

11 Quarello, La « Fiorita » di Armannino, op. cit., p. 50-82.

12 Anna Imelde Galetti, « Mitografie della memoria urbana », Storiografia e poesia nella cultura medievale. Atti del Colloquio (Roma 21-23 febbraio 1990), Roma, Istituto storico italiano per il Medioevo, 1999, p. 299-324, p. 318-321 ; Carla Gambacorta, « Paraetimologie nei nomi di luogo nella Fiorita di Armannino Giudice », il Nome nel testo, vol. 11 (2009), p. 271-285.

13 Quarello, La « Fiorita » di Armannino, op. cit., p. 96-118, 146-147. Sono digitalizzati, nei siti ben noti delle rispettive biblioteche, i mss. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Pluteo LXII.12 ; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Pluteo LXXXIX.inf.50 ; Parigi BnF, It. 6 ; Madrid, Biblioteca Nacional de España, Osuna 10414 ; Città del Vaticano, BAV, Vat. Lat. 4811.

14 Cf. Lucia Bertolini, « Censimento dei manoscritti della Sfera del Dati. I manoscritti della Biblioteca Nazionale Centrale e dellArchivio di Stato di Firenze », Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe di Lettere e Filosofia, s. III, vol. 18 (1988), p. 417-588, a p. 500-501 ; Emanuela Scarpa, « Le scelte di un amanuense : Niccolò di Bettino Covoni, copista della Fiorita », Studi di filologia italiana, vol. 46 (1988), p. 87-130, p. 129-130.

15 Saverio Bellomo, Censimento dei manoscritti della Fiorita di Guido da Pisa, Trento, Dipartimento di scienze filologiche e storiche, 1990, rispettivamente p. 55-57, 74-76, 77-78.

16 Nella trascrizione i tre punti indicano porzioni di testo illeggibili perché cassate con un frego ; altre parti cassate con un frego ma leggibili sono trascritte con una riga in mezzo. Fra cruces porzioni di testo indecifrabili. Ringrazio Sandro Bertelli e Clio Ragazzini che hanno cercato di sciogliere con me le difficoltà di lettura del colophon.

17 malafo corretto su magn(i)f(ic)a ?

18 Questa mi pare la lettura più probabile, che allude alla città di Sarzana, ma lo stato della sottoscrizione permette altre congetture : da frare Zanne oppure di sa(ra)gine. Nel Schoenberg Database Sarzana è nominata (e cf. anche la scheda di Sotheby qui sotto), come zona di origine (o provenienza ?) del codice, ma senza riferimenti al colophon (https://sdbm.library.upenn.edu/entries/15138, consultato il 14/04/2021).

19 ie ritoccato.

20 Il copista aveva scritto ge(n)aro al posto di febbraio, poi ha corretto f – su g – lasciando il titulus.

21 Ringrazio Armando Antonelli di avermene segnalato la presenza. Non esiste al momento in Archiginnasio un catalogo aggiornato delle nuove accessioni, sicché si può rintracciare il volume solo attraverso una richiesta specifica al personale e un database interno.

22 Libri pregiati, una collezione di vedute, fra i quali Armannino da Bologna … Francesco Bartolozzi … Benedetto Bordone … Data dellasta venerdì 22 marzo 1996, [Milano] Palazzo Broggi, Milano, Sothebys, 1996, p. 27.

23 Cf. Dario Mantovani, La guerra di Troia in ottava rima, Milano, Ledizioni, 2013, p. 14-15.

24 Si veda la tavola riassuntiva in Quarello, La « Fiorita » di Armannino, op. cit., p. 144-145.

25 Ernesto Giacomo Parodi, « I rifacimenti e le traduzioni italiane dellEneide di Virgilio prima del Rinascimento », Studi di filologia romanza, vol. 2 (1887), p. 101-130, p. 125 n. 1. Le sigle sono quelle di Quarello.

26 Storie tebane in Italia. Testi inediti illustrati da Paolo Savj-Lopez, Bergamo, Istituto italiano darti grafiche, 1905 ; Antonio Medin, « Una redazione abruzzese della Fiorita di Armannino », Atti del reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, vol. 77 (1917-1918), p. 485-547 ; Louis-Ferdinand Flutre, Les manuscrits des Faits des Romains, Paris, Hachette, 1932.

27 Emanuela Scarpa, « Digressioni lessicali intorno ad un ramo della Fiorita di Armannino », Studi di filologia italiana, vol. 44, 1986, p. 5-63 e Ead., « Le scelte di un amanuense », art. cité.

28 Scarpa, « Digressioni lessicali », art. cité.

29 Scarpa, « Le scelte di un amanuense », art. cité.

30 Sono i mss. F8, P, V2. I primi due sono i rappresentanti della versione chietina del testo per cui rimando solo, anche per la bibliografia pregressa, alla scheda http://casvi.sns.it/index.php?type=opera&op=fetch&id=822 (consultato il 14/04/2021) e a Carla Gambacorta, « Per una edizione critica della Fiorita chietina di Armannino giudice. Sondaggi sulla lingua », Actes du XXV Congrès International de Linguistique et de Philologie Romanes, éd. Maria Iliescu, Heidi M. Siller Runggaldier, Paul Danler (Innsbruck, 3-8 septembre 2007), Berlin – New York, Walter de Gruyter, 2010, vol. II, p. 711-720.

31 Questo gruppo è oggetto della tesi di Giulia Barison in corso presso il Dottorato internazionale in Filologia e critica dellUniv. di Siena, dal titolo Studio ed edizione del gruppo C della Fiorita di Armannino giudice da Bologna.

32 Pare comunque sufficientemente stabile per dare almeno, in attesa di unedizione critica, unedizione di servizio della Fiorita che sia di base per le successive indagini, e che si dovrà fondare sul ms. F7 (Firenze, BNC, Magl. II.III.139), rappresentante della tradizione antica (cf. nota 25). Saverio Bellomo, « Fiori, fiorite e fioretti : la compilazione storico-mitologica e la sua diffusione », La parola del testo, vol. 4 (2000), p. 217-231, p. 221, annunciava unedizione in preparazione a cura di Emanuela Scarpa, evidentemente decaduta.

33 Ernesto Giacomo Parodi, « Le storie di Cesare nella letteratura italiana dei primi secoli », Studi di filologia romanza, vol. 4 (1889), p. 237-503, p. 431-458 (e p. 456-458 per le due redazioni dautore). Lipotesi occhieggia qua e là in altri studi (ad es. Scarpa, « Le scelte di un amanuense », art. cité, p. 100-101 n. 2 per lidea che le diverse date dellopera nei manoscritti corrispondano a stratificazione redazionale), ma, come tutto il capitolo ecdotico di Armannino, merita approfondimento.

34 Ma non inaspettatamente : la pratica mostra sempre più spesso che laccesso agli strumenti, soprattutto digitali, tende a ridurre le letture estensive, con la conseguenza di preoccupanti distorsioni e carenze.

35 Per le osservazioni che seguono, mi affido per comodità ai due esemplari del gruppo A digitalizzati (http://mss.bmlonline.it/catalogo.aspx?Collection=Plutei&Creator=Dominus+Armanninus, consultato il 14/04/2021) : L1 (Laurenziano Plut. LXII.12) e L2 (Laurenziano Plut. LXXXIX.inf.50)

36 La scelta di fonti francesi, accanto a quelle latine, non stupisce, ma non è scontata : si ricordi che ad esempio nella Fiorita di Guido da Pisa le opere doltralpe « sono del tutto snobbate » (Bellomo, « Fiori, fiorite e fioretti », art. cité, p. 221). Rimangono fuori dalla nostra indagine i Faits des romains segnalati da Parodi e studiati da Louis-Ferdinand Flutre, Li fait des Romains dans les littératures française et italienne du xiiie au xvie siècle, Paris, Hachette, 1932, p. 373-400.

37 Mazzatinti, « La Fiorita », art. cité, p. 15.

38 Ibid., p. 21 ; Savj-Lopez, Storie tebane in Italia, op. cit. p. xvi-xxi.

39 Savj-Lopez, Storie tebane in Italia, op. cit., p. xix (a proposito del rapporto con lHA, ma il giudizio vale per il Roman de Thèbes).

40 Ibid., p. xix-xx.

41 Ibid., p. xx.

42 Sylviane Messerli, Œdipe enténébré. Légendes dŒdipe au xiie siècle, Paris, Champion, 2002 (soprattutto le Appendices, p. 245-333) ; Arianna Punzi, Oedipoedae confusa domus. La materia tebana nel Medioevo latino e romanzo, Roma, Bagatto, 1995, p. 175-230 (la Fiorita non è fra i testi scrutinati).

43 Punzi, Oedipoedae confusa domus, op. cit., p. 178-179.

44 Per Phoces, cf. Luca Di Sabatino, « Spigolature sulle fonti del Teseida », Boccaccio in versi. Atti del convegno di Parma, 13-14 marzo 2014, a cura di Pantalea Mazzitello, Giulia Raboni, Paolo Rinoldi, Carlo Varotti, Firenze, Cesati, 2016, p. 89-100, p. 93-94.

45 Messerli, Œdipe enténébré, op. cit., p. 104-105 ; Punzi, Oedipoedae confusa domus, op. cit., p. 224 e 226.

46 Punzi, Oedipoedae confusa domus, op. cit., p. 210, 218-227.

47 Mazzatinti, « La Fiorita », art. cité, p. 15, 21.

48 Egidio Gorra, Testi inediti di storia trojana. Preceduti da uno studio sulla leggenda trojana in Italia, Torino, Loescher, 1887, rispettivamente p. 214-239 e 532-561 (edizione di estratti).

49 Armannino cita espressamente il « Troyano volgare lo quale fece Benedecto oltramontano » (cioè Benoît de Sainte-Maure, lautore del Roman de Troie) e fornisce uno scarno ma preciso riassunto del prologo del Roman de Troie, come ha scoperto e indicato Jacques Monfrin, « Lhistoire dÉnée dans la Fiorita dArmaninno Giudice », Entre fiction et histoire. Troie au Moyen Âge, éd Emmanuèle Baumgartner, Laurence Harf-Lancner, Paris, Presses de la Sorbonne Nouvelle, 1997, p. 237-250, p. 246 ; anzi, nello stesso passaggio Armannino indica candidamente che « de li facti troiani parte ne tocha de quella storia varia [quella di Benedetto oltramontano] e parte de Dare e del buon Dite » (ibidem, p. 246) ; prudentemente sfumata ma scettica la posizione in merito di Davide Cappi, « La leggenda troiana ne Lintelligenza. I Rapporti col Roman de Troie », Medioevo romanzo, vol. 31 (2007), p. 286-318, p. 314 note 91-92.

50 Marc-René Jung, La légende de Troie en France au Moyen Âge. Analyse des versions françaises et bibliographie raisonnée des manuscrits, Basel – Tübingen, Francke, 1996 ; si veda anche Arianna Punzi, « Le metamorfosi di Darete Frigio : la materia troiana in Italia (con unappendice sul ms. Vat. Barb. lat. 3953) », Critica del testo, vol. 6 (2004), p. 163-211 e Dario Mantovani, « Cum Troie fu perie : il Roman de Troie e le sue mises en prose », Il Medioevo degli antichi : i romanzi francesi della “Triade classica”, a c. di Alfonso DAgostino, Milano, Mimesis, 2013, p. 169-197 e 211-215.

51 Davide Cappi, « La leggenda troiana ne Lintelligenza II. Altri intertesti », Medioevo romanzo, vol. 32 (2008), p. 53-84, a p. 74-75, rintraccia alcuni riscontri con Prose 1, che mi sembrano però abbastanza vaghi.

52 Parodi, « I rifacimenti », art. cité, p. 108-109 per le differenze fra Armannino e lEneide.

53 Su cui cf. Jacques Monfrin, « Les translations vernaculaires de Virgile au Moyen Âge », Études de philologie romane, Genève, Droz, 2001, p. 859-917 (ed. or. « Lectures médiévales de Virgile », Actes du colloque de Rome (25-28 octobre 1982), Rome, École Française de Rome, 1985, p. 189-249), p. 887-909 per lanalisi della sezione di Enea dellHA. Il testo si legge anche, secondo la versione di due codici, nel sito The Value of French (https://tvof.ac.uk/, consultato il 14/04/2021). SullHA come antecedente strutturale, modello piuttosto che fonte della Fiorita, insiste Monfrin, « Lhistoire dÉnée », art. cité, ma una comparazione anche sommaria manca e sarebbe degna di interesse. La bibliografia recente sullHA è molto ricca e mi limito a due saggi rilevanti per la fortuna toscana del testo, utili anche per una ricognizione bibliografica : Luca Di Sabatino, « Per ledizione critica dei volgarizzamenti toscani dellHistoire ancienne jusquà César (Estoires Rogier) : una nota preliminare », Carte romanze, vol. 4 (2016), p. 121-143 (online allindirizzo : https://riviste.unimi.it/index.php/carteromanze/article/view/7698/7639, consultato il 14/04/2021) ; Maria Teresa Rachetta, « Sulla sezione storica del Tresor : Brunetto Latini e la sezione storica dellHistoire ancienne jusquà César », Medioevo romanzo, vol. 42 (2018), p. 284-311.

54 Parodi, « I rifacimenti », art. cité, p. 112, 122-123. Le sue ipotesi su questo punto vanno sottoposte a verifica.

55 Mi permetto di rimandare a Paolo Rinoldi, « La lettre autour de la flèche. Message féminin entre épopée et roman », Le souffle épique. LEsprit de la chanson de geste. Études en lhonneur de Bernard Guidot, éd. Sylvie Bazin-Tacchella, Damien De Carné et Muriel Ott, Dijon, Éditions Universitaires de Dijon, 2011, p. 159-168.

56 Parodi, « I rifacimenti », art. cité, p. 113-114.

57 Parodi, « I rifacimenti », art. cité, p. 114-115, ipotesi rifluita poi in Brian Woledge, Bibliographie des romans et nouvelles en prose française antérieurs a 1500. Supplément 1954-1973, Genève, Droz, 1975, p. 38 e in Bellomo, « Fiori, fiorite e fioretti », art. cité, p. 220.

58 Parodi, « I rifacimenti », art. cité, p. 113. Lo studioso alle p. 128-130 individua nel ms. di Covoni un altro paio di dettagli che sembrano rimontare a Eneas : lutilizzo del venerando romanzo in versi da parte di un copista nel tardo Trecento sembra poco verosimile e fornisce puntello allipotesi di una fonte intermedia, ma dei due elementi allegati da Parodi uno (la menzione del nome di Lavinia nel messaggio) è abbastanza generico, laltro (le parole di Lavinia allarciere) non è identico nei due testi. Occorre ricordare che su molti dettagli evocati da Parodi Monfrin non prende posizione, sì che un serio riesame punto per punto è ancora da fare.

59 Monfrin, « Lhistoire dÉnée », art. cité, p. 244-245.

60 Per la materia tebana, cf. Punzi, Oedipoedae confusa domus, op. cit., p. 129-146 ; la circolazione precoce del Roman dEneas in Italia è testimoniata dallaggiunta di alcuni versi di mano probabilmente italiana della metà del sec. xiii in calce al più antico testimone del testo (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. LXI.44), cf. Gabriele Giannini, « Une ébauche méconnue de salut occitan et le nœud ovidien Eneas-Cligés en Italie », LOccitanie invitée de lEuregio, Liège 1981, Aix-la-Chapelle 2008. Bilan et perspectives, Actes du Neuvième Congrès International de lAssociation Internationale dÉtudes Occitanes, Aix-la-Chapelle, 24-31 août 2008, éd. Angelica Rieger avec la collaboration de Domergue Sumien, Aachen, Shaker Verlag, 2011, p. 391-402.

61 Monfrin, « Lhistoire dÉnée », art. cité, p. 246-247.

62 Mazzatinti, « La Fiorita », art. cité p. 39-40 (il ms. utilizzato da Mazzatinti è quello di Gubbio, Bibl. Sperelliana, II B 20, che ho controllato con il Plut. LXII.12, c. 174vo-175ro e Plut. LXXXXIX.inf.50, c. 164ro-vo). Cf. anche Parodi, « I rifacimenti », art. cité, p. 117-118. Monfrin, « Lhistoire dÉnée », art. cité, p. 241-242 nota già lautonomia nel gestire il racconto degli amori di Enea e Lavinia.

63 Daniela Delcorno Branca – Oriana Visani, « Fortuna quattrocentesca di Merlino. I. Appunti sui romanzi di Merlino in Italia fra Tre e Quattrocento », Schede umanistiche, vol. 1 (1993), p. 5-30, p. 20-26 (con bibliografia). Branca riproduce in Appendice il testo dei ms. Firenze, BNC, Magl. II.III.139 e II.IX.137 (p. 27-30) e nota la conoscenza da parte di Armannino sia del Merlin en prose che delle Prophécies de Merlin (queste ultime non citate esplicitamente nella versione antica del II.III.139).

64 Mazzatinti, « La Fiorita », art. cité, p. 16.

65 Ms. Plut. LXXXIX.inf.50, 17vo-18ro (il Plut. LXII.12, acefalo, comincia dopo) ; Mazzatinti, « La Fiorita », art. cité, p. 16. Si veda anche Paolino Pieri, Storia di Merlino, edita e illustrata da Ireneo Sanesi, Bergamo, Istituto italiano darti grafiche, 1898, p. CXIII.

66 Ms. Plut. LXXXIX.inf.50, 17v.

67 Secondo il dettato del plut. LXXXIX.59. Nel riassunto di Mazzatinti si parla di un lago che apparirà nella città dei marinai, « cioè la città pisana », il che sembra erroneo : i bon mariniers nelle Prophécies sono notoriamente i veneziani, in perenne lotta con i Toscani, sineddoche che nasconde i Pisani, nemici per eccellenza dei Veneziani (Les prophécies de Merlin, edited from ms. 593 in the Bibliothèque municipale of Rennes by Lucy Allen Paton, New York – London, Heath and Company – Oxford University Press, 1926-1927, 2 vol., II, p. 62)

68 Per cui cf. Les prophécies de Merlin, op. cit., I, p. 110-111 e II, nota p. 30.

69 Plut. LXII.12, c. 83ro (il ms. ha una lacuna in corrispondenza del racconto della nascita) ; Plut. LXXXIX.inf.50, c. 86ro e 111ro-vo.

70 Le roman de Troie par Benoit de Sainte-Maure, publié daprès tous les manuscrits connus par Léopold Constans, Paris, Firmin Didot, 6 vol., 1904-1912, v. 6900-6906 et 12353-12379. Sulla figura del Sagittario cf. Francis Dubost, « Lautre guerrier : larcher – cheval. Du Sagittaire du Roman de Troie aux Sagittaires de La Mort Aymeri de Narbonne », Sénéfiance (=De lEtranger à lEtrange ou la Conjointure de la Merveille), vol. 25 (1988), p. 173-188 ; La Mort Aymeri de Narbonne, a c. di Paolo Rinoldi, Milano, Unicopli, 2006, p. 451-453.

71 Daniela Delcorno Branca, « Fortuna e trasformazioni del Buovo dAntona », Testi, cotesti, contesti del franco-italiano. Atti del 1 simposio del franco-italiano (Bad Homburg, 13-16 aprile 1987), a c. di Günter Holtus, Henning Krauss, Peter Wunderli, Tübingen, Niemeyer, 1989, p. 285-306, a p. 287-288, 300-304. In particolare a p. 301 la studiosa riconosce in Pulicane la fusione di Açopart e Bonnefoi del Bueve francese.

72 Gorra, Testi inediti, op. cit., p. 223-225 e 234-235, 237-238, anche per la bibliografia precedente. Per una sinossi riassuntiva si vedano le tavole onomastiche in La Geste Francor. Edition of the Chansons de geste of MS. Marc. Fr. XIII (=256), With glossary, introduction and notes by Leslie Zarker Morgan, Tempe, Arizona Center for Medieval and Renaissance Studies, 2009, 2 vol., I, p. 101.

73 Estoire dAtile en Ytaire. Testo in lingua francese del xiv secolo a c. di Virginio Bertolini, Povegliano (VE), Editrice Gutenberg, 1976 ; Andrea Beretta, « Sviluppi plurilingui dellAtile en prose. Prolegomeni ad unedizione », Francigena, vol. 3 (2017), p. 137-172. Niccolò da Casola, La guerra dAttila. Poema franco-italiano pubblicato dallunico manoscritto della R. Biblioteca Estense di Modena. Testo, introduzione, note e glossario di Guido Stendardo, Modena, Società tipografica modenese, 1941 ; Andrea Beretta, L“Attila Flagellum Dei” di Nicolò da Casola. Edizione del libro primo e studio della tradizione testuale su Attila in Italia, Università degli studi di Siena, Dottorato di Ricerca internazionale in “Filologia e critica”, Curriculum “Filologia romanza”, a.a. 2015-2016.

74 Rinvio solo, anche per altra bibliografia, a Gianfelice Peron, « “Filz au livrier”. Attila nellepica franco-italiana », Epica e cavalleria nel Medioevo. Atti del Seminario internazionale (Torino, 18-20 novembre 2009), a c. di Marco Piccat e Laura Ramello, Alessandria, Edizioni dellOrso, 2011, p. 27-53.

75 Richard Trachsler, che qui ringrazio, mi segnala la presenza del mostro Pellican in Floriant et Florete : Floriant et Florete. Édition bilingue établie, traduite, présentée et annotée par Annie Combes et Richard Trachsler, Paris, Champion, 2003, vv. 1442-1491 ; Floriant et Florete, a c. di Mariateresa Prota, Alessandria, Edizioni dellOrso, 2019, vv. 1442-1491. Che Pellican sia imparentato con Pelicane è questione che merita un approfondimento in altra sede : i tratti ferini comuni ai due personaggi sono molto generici (Pellican ha testa dorso, due corni sulla fronte, orecchie pelose, zampe di leone, coda di drago, corpo simile a un cavallo), ma lautore di Floriant conosce molte leggende italiane (la canzone è del resto ambientata in Italia) e riesce difficile spiegare altrimenti il nome (M. Prota, ed. cit., p. 124-125 pensa a un participio da pelic(i)er : il nome varrebbe dunque lo Squartatore). La datazione del Floriant è controversa, fra la fine del xii e il pieno xiii sec. (va da sé che il legame con il Pelicane indurrebbe a preferire la datazione bassa). Cf. anche Richard Trachsler, « Floriant et Florete », The Arthur of the French : The Arthurian Legend in Medieval French and Occitan Literature, éd. Glyn S. Burgess et Karen Pratt, Cardiff, University of Wales Press, 2006, p. 432-434 ; Eliana Creazzo, « En Sesile est un mons mout grans ». La Sicilia medievale fra storia e immaginario letterario (xi-xiii sec.), Soveria Mannelli, Rubbettino, 2006, p. 103-109.

76 Il ms. ha però sicuramente un antecedente in terra italiana da cui dipendono le redazioni peninsulari : cf. Cesare Mascitelli, La Geste Francor nel cod. marc. V13. Stile, tradizione, lingua, Strasbourg, ELiPhi, 2020, p. 144-160. V13 è stato variamente datato fra la fine del xiii e inizio del xiv secolo (con spostamento recente verso la data più tarda, cf. https://www.rialfri.eu/rialfriWP/manoscritti/venezia-biblioteca-nazionale-marciana-fr-z-13-256, consultato il 14/04/2021, e la bibliografia ivi indicata), ma una recente ipotesi sposta le miniature alla metà del secolo (Mascitelli, La Geste francor, op. cit., p. 18-21).