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Classiques Garnier

Premessa

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Premessa

Loys Le Roy, dit Regius, savant homme, a écrit et traduit plusieurs beaux Livres en François, en bon et pur langage, non aucunement affeté : aussi sont-ils beaucoup estimés des plus Doctes, et se sont rendus deux mesmes si recommandables, quils seront a jamais, avec leur Auteur, immortels.

A. du Verdier, Bibliothèque Françoise, Paris 1585

Cortigiano e umanista, traduttore e classicista al Collège Royal, giurista, propagandista e teorico della storia, Loys Le Roy è un intellettuale che ha svolto nella corte parigina della seconda metà del Cinquecento un ruolo ancora da chiarire1. Nellinquieto e sanguinoso scenario dellEuropa travolta dalle guerre civili e religiose, nella sede della monarchia più forte si sviluppa un intenso dibattito politico, connesso allaffermarsi di un nuovo centro di equilibrio, il partito 8dei politiques, e si definiscono i modelli culturali alla base della teoria dello stato moderno. In questo quadro, lattività intellettuale di Le Roy rappresenta un tassello di un complesso mosaico non ancora del tutto svelato. Tra i primi teorici dellidea di progresso in senso moderno, i suoi scritti rappresentano uno spazio di ricerca importante per comprendere lo sviluppo delle idee di alcuni tra i più noti intellettuali dellEuropa del tempo, come Machiavelli, Guicciardini, Bruno, Montaigne, Bacon. Oltre al nuovo metodo di studio comparato per la politica e per il diritto – adottato con sorprendenti risultati, negli stessi anni, da Bodin – le opere di Le Roy propongono i temi al centro della riflessione del Cinquecento europeo.

Se gli aspetti politici e ideologici della sua produzione sono stati indagati con attenzione – a partire dagli studi di Gundersheimer fino ai recenti lavori di Sciacca – a tuttoggi restano poche le pubblicazioni sulle questioni teoriche che la nozione di vicissitudine dellerudito ha aperto. Attraverso motivi come la concezione vicissitudinale della storia, il concetto di veritas filia temporis, la querelle sul rapporto tra antichi e moderni, il mito del buon selvaggio e delletà delloro, la tesi delle differenze naturali tra i popoli, elaborata in una teoria generale dei caratteri commisurati alla varietà dei climi, sino allidea della solidale repubblica mondiale delle nazioni, Le Roy annuncia una nuova visione della storia, che obbedisce a un ottimismo e una fiducia istintivi e che prepara latmosfera della rivoluzione culturale del secolo successivo, incitando lumanità a lavorare duramente per trasmettere le conquiste del presente alla posterità e ad arricchire con nuove ricerche il patrimonio culturale ereditato dal passato.

Come molti altri – Machiavelli, Bruno, Bacon – Le Roy fa coesistere nella nozione di vicissitude una concezione ciclica del tempo con laffermazione dellineludibile progresso della storia e, pur individuando le ragioni del succedersi degli imperi nel mondo in un disegno provvidenziale, non ignora il valore dellintreccio di fattori che aprono il circuito di comunicazione tra uomo e mondo, storia individuale e storia universale2.

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Lopera dellintellettuale francese in cui queste riflessioni maturano più consapevolmente è il trattato De la vicissitude ou variété des choses en lunivers, edito a Parigi nel 1575 e ripubblicato più volte negli anni successivi3. Dedicato al « Cristianissimo Re di Francia e di Polonia » Enrico iii4, passa in rassegna i periodi di eccezionale potenza e prosperità di popoli e nazioni – valutando i rispettivi meriti di egizi, assiri, persiani, greci, romani e turchi – per giungere sino alletà moderna e, anticipando alcune più tarde storie della civiltà, si sofferma sugli eventi politici, mettendo in risalto le conquiste della scienza, della filosofia e delle arti. Le Roy descrive le « alternative mutationi delluniverso » nelle « parti superiori e nelle inferiori », nelle armi, nelle lettere, nelle arti liberali e meccaniche e mette a confronto le « nazioni potenti », i « grandi imperi » e le « famose monarchie », paragonando il proprio secolo con quelli antichi più illustri. « Sa reconstruction des origines de la societé et son idéologie historique méritent certainement dêtre mieux connues », scriveva nel 1935 Geoffroy Atkinson5, tracciando un fil rouge che legava lumanista a Bodin, Montaigne e Rousseau.

Dieci anni dopo la princeps, nellofficina veneziana di Aldo Manuzio, viene data alle stampe la sua traduzione italiana, La vicissitudine o mutabile varietà delle cose, realizzata da Ercole Cato, letterato ferrarese, tra i fondatori dellAccademia degli Intrepidi, noto per aver tradotto la Demonomania di Bodin6. La versione italiana, che sarà riedita nel 1592, avrà in Italia una diffusione notevole, testimoniata dalla presenza nelle biblioteche 10nazionali di un consistente numero di esemplari dei due allestimenti7. Il volume sarà tradotto anche in inglese, da Robert Ashley, nel 15948.

Questo studio presenta la prima edizione moderna della traduzione italiana, condotta sullesemplare conservato alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, il Magl.3.2.3349. Il commento intende mettere in 11luce i nuclei tematici dellopera, le fonti, ma anche rimandi e suggestioni presenti in autori italiani che presumibilmente hanno visto passare il testo di Le Roy sul proprio scrittoio o ne hanno avuto indirettamente notizia.

Lintroduzione si struttura in due parti. La prima sezione, incentrata sul trattato, ne svela larchitettura, le strategie, i metodi espositivi, le finalità. Nella seconda parte si considerano la versione italiana di Ercole Cato, le fonti italiane di Le Roy, le influenze del testo in ambito italiano e, in particolare, le possibili suggestioni nella filosofia di Giordano Bruno. Più dettagliatamente, è stata affrontata, anzitutto, la versione del Cato come operazione editoriale : analizzare il contesto dellofficina tipografica che allestisce la princeps italiana, il materiale testuale della traduzione rispetto alloriginale e le sue relazioni con la seconda edizione risulta unoperazione utile per gettare unulteriore luce sulla fitta trama di rapporti tra Francia e Italia nellEuropa del tardo Rinascimento e, in particolare, su quel gruppo di esuli italiani in terra francese che Henri Estienne chiamava la petite Italie10. In secondo luogo, sono state considerate alcune peculiari fonti italiane dellumanista, dallo scienziato Fracastoro, al geografo Ramusio, al poligrafo Sansovino, agli storici Machiavelli e Guicciardini. Appare evidente come, nel vasto panorama di scambi e relazioni tra Francia e Italia, considerare le fonti italiane di Le Roy aiuti a chiarire il contesto della pubblicazione11. Seguendo lo stesso schema che applica quando tratta, sistematicamente, una civiltà nel suo complesso e 12sotto diversi e molteplici punti di vista, lumanista discute della cultura italiana da diverse prospettive : letteraria, storiografica, tecnico-artistica. In terzo luogo, sono stati considerati spunti e suggestioni del testo in alcuni lettori italiani che, presumibilmente, hanno attinto allopera del Regius, come, in particolare, Bruno e, più tardi, Vico.

Il commento intende mettere in rilievo i contenuti della riflessione leroyana : la versione del Cato costituisce un veicolo di circolazione di nuovi paradigmi dei concetti di tempo, progresso e civiltà nel secondo Cinquecento italiano. Linteresse storico-politico non è lunico stimolo che spinge il letterato ferrarese a lavorare sul testo : lattenzione per nuovi modelli di filosofia della storia, tesi a combinare la concezione ciclica con quella lineare, andava approfondendosi, in quei decenni, in ambito italiano, sia sul terreno della dottrina politica, sia su quello gnoseologico e ontologico, tra i promotori di teorie della coesistenza di vicissitudo rerum e renovatio.

Similmente, Le Roy fa convivere nella vicissitude una concezione ciclica del tempo con lidea dellevoluzione delle civiltà : pur ammettendo un disegno provvidenziale, il trattato sulla vicissitudine riconosce il valore della reciprocità dellazione tra uomo e natura, tra responsabilità e necessità, tra ragione umana e destino.

Pertanto, per la cultura italiana, il messaggio che lerudito francese consegna agli ultimi capitoli dellopera racchiude una doppia valenza. Da una parte, raccoglie leredità di pensatori italiani le cui teorie svelano lincontro tra lidentità – lo schema costante delle passioni e dei desideri che inducono gli uomini, in contesti e situazioni diversi, a ripetere i medesimi comportamenti – e la differenza – lhic et nunc in cui, di volta in volta, ogni individuo si trova a operare in modo nuovo e irripetibile –. Della lettura di Machiavelli e Guicciardini Le Roy accoglie sia la cura, tipica dello storico, per la dimensione événementielle – che, attraverso gli exempla, restituisce dignità ai casi particolari – sia le definizioni generali e le regole universali ereditate dalla scientia politica aristotelica.

Dallaltra, fornendole fonti e suggestioni, la vicissitude leroyana converge con la rivoluzione ontologica contenuta nella nova filosofia di Giordano Bruno, che svela, nella tensione tra tempo ed eternità, i molteplici volti dellunica sostanza universale, mettendo in crisi – nel passaggio dallunum alla varietas – la contrapposizione tra ideale e reale, universale e particolare, tradizione e innovazione. Come sarà per Bruno, anche lumanista di Coutance riconosce la dimensione umbratile della 13storia universale, dove coesistono ordine e caos, bene e male, fiducia nel progresso e consapevolezza dellinstabilità e fragilità di un mondo eternamente pervaso da fermenti di disordine.

Il lievito del proprio tempo rende Le Roy capace di uno sguardo sulla realtà che mescola esaltazione e terrore, fiducia nel futuro e paura del ritorno della barbarie. LEuropa sconvolta da guerre e conflitti produce una filosofia della crisi e una concezione della storia tuttaltro che unitarie, pervase da strappi, divisioni, fratture. Letture e lettori italiani dellumanista francese appaiono accomunati dai contesti di crisi che fanno da cornice alle loro esperienze intellettuali e alle proposte che mettono in campo in risposta a tali situazioni : le fonti che Le Roy predilige – Machiavelli e Guicciardini, anzitutto – avevano fornito una nuova scientia politica di fronte alle profonde trasformazioni storiche e culturali dellItalia del proprio tempo. Specularmente, i suoi lettori italiani – come Bruno e Vico – trasformeranno epoche di crisi e decadenza in occasioni di renovatio e progresso scientifico e filosofico. I conflitti – politici, religiosi, culturali – stimolano in questi intellettuali meccanismi per fornire risposte tese a valorizzare il ruolo dinamico della vicissitudine come motore della storia naturale e umana.

Allo stesso modo, nella Francia di fine secolo, travolta da una crisi profonda come quella che aveva lacerato gli stati italiani alcuni decenni prima, le soluzioni proposte alle questioni contemporanee non si traducono soltanto in enciclopedici eruditi accumuli di dati e notizie ma vanno più a fondo, rivelando unacuta capacità di cogliere nelle opposizioni, proposte a diversi livelli ermeneutici – oriente / occidente, antichità / modernità, ritorno ciclico / progresso, somiglianze / differenze, varietà / unità – la natura ossimorica del moderno, che scaturisce più dalla crisi che dalla quiete, più dal conflitto che dallequilibrio.

Per queste ragioni, unedizione moderna della traduzione italiana del trattato appare unoperazione utile ad un doppio livello : da una parte, fornisce uno spaccato emblematico della cultura europea del tardo Rinascimento, mettendo in luce la convergenza tra opere prodotte di fronte alle esigenze di epoche di crisi e di profondi cambiamenti ; dallaltra, suggerisce spunti di riflessione sui nuovi paradigmi di progresso e di civiltà nelle accezioni in cui si vanno definendo in età moderna, svelando i tratti caratteristici di un tempo certamente più complesso di quanto i tradizionali scenari imperniati sui concetti di equilibrio e armonia abbiano descritto.

1 Per la biografia di Le Roy cf. A. H. Becker, Un humaniste au xvie siècle : Louis Le Roy (Lodovicus Regius) de Coutance, Paris, 1896 ; W. L. Gundersheimer, The life and works of Louis Le Roy, Genève, 1966. Per una ricognizione generale sullesperienza biografica di Le Roy cf. E. Sciacca, Umanesimo e scienza politica nella Francia del Cinquecento. Loys Le Roy, Firenze, 2007. Infine cf. il recente Loys Le Roy, renaissance et vicissitude du monde, Actes du colloque tenu à lUniversité de Caen (25-26 septembre 2008) réunis par D. Duport, Caen, 2011. Nel congedare questo libro esprimo la mia riconoscenza ai molti amici e colleghi dellIstituto Nazionale di Studi sul Rinascimento di Firenze, in particolare a Nicoletta Tirinnanzi e Simonetta Bassi, che hanno seguito le fasi della mia ricerca, e al mio maestro Michele Ciliberto, che è stato per me costante esempio di dedizione al lavoro. Un grazie vivissimo va alla collega ed amica Danièle Duport dellUniversità di Caen, con la quale per anni ho quotidianamente condiviso il mio impegno intellettuale nei confronti del Regius, e che, con grande competenza, passione e generosità, ha accompagnato ogni tappa di questo studio.

2 Sullottimismo sotteso alla concezione vicissitudinale del tempo di Le Roy, cf. H. Baron, « The querelle of the Ancients and the Moderns as a Problem for Renaissance Scholarship », Journal of the History of Ideas, xx, 1959, p. 3-22 ; W. L. Gundersheimer, « Louis Le Roys Humanistic Optimism », Journal of the History of Ideas, xxiii, 1962, p. 324-339.

3 Nel 1576, 1577, 1579, 1583 e nel 1584, cf. G. Atkinson, Les nouveaux horizons de la Renassance Française, Paris, 1935, p. 22, 347.

4 Negli anni 70 del Cinquecento, Enrico iii si circonda di poeti e filosofi per discutere di lingua, filosofia morale, filosofia della natura. Dietro gli accesi dibattiti sulla definizione e il ruolo di vizi e virtù emerge un vivissimo interesse per le implicazioni di natura politica e sociale ; si tratta di questioni legate anche al forte momento di crisi che sta attraversando la Francia, assieme a buona parte dellEuropa, per le guerre di religione. Il Re, con gli accademici, sinterroga su temi di grande attualità, esprimendo vivo interesse per la filosofia – in particolare per Platone e i suoi commentatori Plotino, Porfirio, Giamblico e Proclo –, per la storia – soprattutto Polibio e Tacito – e per il tanto discusso Machiavelli, cf. E. Fremy, LAcadémie des Derniers Valois (1570-1585) daprès des documents nouveaux et inédit, Paris, 1887 ; alcuni riferimenti a Le Roy si trovano in R. J. Sealy, The Palace Academy of Henri iii, Genève, 1981, p. 13 e p. 180-192.

5 Cf. G. Atkinson, Les nouveaux horizons de la Renaissance Française, op. cit., p. 346-349.

6 Vedi la riprod. an. in J. Bodin, Demonomania de gli stregoni tradotta da Ercole Cato, a cura di A. Suggi, Roma, 2006.

7 Segue un elenco delle biblioteche italiane che posseggono esemplari del testo a stampa nelledizione del 1585. Archivio biblioteca museo civico di Altamura ; Biblioteca della Fondazione Ugo da Como di Lonato ; Biblioteca dellAteneo di Salò ; Biblioteca Apostolica vaticana di Stato città del Vaticano ; Biblioteca del Seminario arcivescovile maggiore di Firenze ; Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze ; Biblioteca della Società economica di Chiavari ; Biblioteca universitaria di Genova ; Biblioteca regionale universitaria di Messina ; Biblioteca nazionale Braidense di Milano ; Biblioteca dellUniversità italiana per stranieri di Perugia ; Biblioteca universitaria di Pisa ; Biblioteca Palatina di Parma ; Biblioteca della collegiata S. Pietro Apostolo di Broni ; Biblioteca municipale Antonio Panizzi di Reggio Emilia ; Biblioteca comunale Giovanni Verga di Ragusa, Biblioteca comunale Alessandro Cialdi di Civitavecchia ; Biblioteca della Fondazione Luigi Firpo : Centro di studi sul pensiero politico di Torino ; Biblioteca civica di Vercelli ; Biblioteca Mons. Giacomo Maria Radini Tedeschi di Bergamo ; Biblioteca nazionale centrale di Firenze ; Biblioteca comunale di Sarnano ; Biblioteca Estense Universitaria di Modena ; Biblioteca comunale Augusta di Perugia ; Biblioteca Palatina di Parma ; Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II di Roma ; Biblioteca universitaria Alessandrina di Roma ; Biblioteca civica centrale di Torino ; Biblioteca nazionale universitaria di Torino e Biblioteca della Fondazione Luigi Firpo del Centro di studi sul pensiero politico di Torino. Di seguito si indicano le istituzioni che posseggono esemplari nelledizione del 1592 : Biblioteca civica Giovanni Canna di Casale Monferrato ; Biblioteca nazionale centrale di Firenze ; Biblioteca statale del Monumento nazionale di Casamari di Veroli ; Biblioteca comunale di Palazzo Sormani a Milano ; Biblioteca Estense Universitaria di Modena ; Biblioteca del Seminario maggiore di Padova ; Biblioteca comunale Augusta di Perugia ; Biblioteca Palatina di Parma ; Biblioteca Oliveriana di Pesaro ; Biblioteca di Area umanistica dellUniversità degli studi di Urbino ; Biblioteca universitaria Alessandrina di Roma ; Biblioteca Casanatense di Roma ; Biblioteca Querini Stampalia di Venezia. I dati sono tratti dai cataloghi on-line di Edit 16 e dellUniversität Kalrsruhe.

8 L. Le Roy, Of the Interchangeable Course or Variety of Things, Written in French by Loys Le Roy called Regius and Translated into English by Robert Ashley, at London, Charles Yetsweirt, 1594. Il testo potrebbe aver ispirato una successiva storia del mondo attribuita a Sir Walter Raleigh, The history of the world, pubblicata in Inghilterra nel 1614. La versione inglese del trattato di Le Roy ha attirato lattenzione degli studiosi anglo-americani di storia tipografica : la parte relativa al procedimento tipografico e alla costruzione dei caratteri è stata ristampata tre volte nel secolo scorso, cf. D. C. Allen, « Some contemporary accounts of Renaissance printing methods », The Library, xvii, 1936-1637, p. 169-170 ; L. Le Roy, On the art of printing, Oxford, 1955 ; L. Le Roy, The smoke or sweat of oyle, Huncote 1966. Su questi temi cf. anche C. Fahy, « Descrizioni cinquecentesche della fabbricazione dei caratteri e del processo tipografico », La Bibliofilia, LXXXVIII, 1986, p. 47-86.

9 Il testo ha un formato in quarto, consta di 327 pagine e presenta una prefazione di Niccolò Manassi. Note generali : marca sul frontespizio (V398) e non censita di Giorgio Angelieri nei fregi a c. [pigreco]a2r, [pigreco]a4v, a1ro, A1ro, C6ro, E1ro, F1ro, I6vo, L6vo, O1ro, P. 8ro, Q7ro, R5vo, S5vo, V7vo (Vi è rappresentata unanfora inclinata, dalla quale scendono gocce dacqua su una pianta. Il motto è : A poco a poco. Cors. ; rom. Segnatura : [pigreco]/a/4 a/4 [chi]/a/8 A-V/8 X/4. Iniziali e fregi xilografati. Frontespizio xilografato architettonico istoriato. Marca editoriale : Ancora con delfino. Motto : Aldus iunior. Impronta : e-al e,o- a,an uol (3) 1585 (R).

10 Cf. su questo tema J. Balsamo, « Les Delbene à la cour de France », in La circulation des hommes et des œuvres entre la France et lItalie à lépoque de la Renaissance, Actes du colloque international, 22-23-24 novembre 1990, Université de la Sorbonne, Institut culturel italien de Paris, Paris, 1992, p. 61-76.

11 In particolare, intorno alla questione dei libri italiani stampati in Francia nel secondo Cinquecento è da vedere N. Bingen, Philausone (1500-1660). Répertoire des ouvrages en langue italienne publiés dans les pays de langue française de 1500 à 1660, Genève, 1994 ; J. Balsamo, « Le livre italien à Paris de la Renaissance aux Lumières », in LItalia letteraria e lEuropa. II. Dal Rinascimento allIlluminismo, Atti del convegno di Aosta (7-9 novembre 2001), Salerno 2003, p. 285-327 ; J. Balsamo, « “Ses vertus lont assise au rang des immortels” : Catherine de Médicis et ses poètes », in Il mecenatismo di Caterina de Medici. Pœsia, feste, musica, pittura, scultura, architettura, a cura di S. Frommel e G. Wolf, con la collaborazione di F. Bardati, Venezia, 2008, p. 11-38.