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Classiques Garnier

« Cito cito volans » Il matrimonio e la guerra nelle carte messaggere di Lucrezia Estense de Borgia

  • Type de publication : Article de revue
  • Revue : Cahiers de recherches médiévales et humanistes / Journal of Medieval and Humanistic Studies
    2019 – 2, n° 38
    . varia
  • Auteur : Capaci (Bruno)
  • Résumé : Les Familiares de Lucrezia Borgia en période de paix et pendant la guerre, manu propria ou dictées aux secrétaires Cristoforo Piccinini et Niccolò Bendidio, témoignent d’une activité incessante d’administration du Foyer et de l’État. L’article propose un excursus de la correspondance privée de Lucrezia Estense de Borgia, prenant aussi en considération l’apport interprétatif qu’un livre-code lexical nous fournit.
  • Pages : 129 à 159
  • Revue : Cahiers de recherches médiévales et humanistes - Journal of Medieval and Humanistic Studies
  • Thème CLIL : 4027 -- SCIENCES HUMAINES ET SOCIALES, LETTRES -- Lettres et Sciences du langage -- Lettres -- Etudes littéraires générales et thématiques
  • EAN : 9782406104544
  • ISBN : 978-2-406-10454-4
  • ISSN : 2273-0893
  • DOI : 10.15122/isbn.978-2-406-10454-4.p.0129
  • Éditeur : Classiques Garnier
  • Mise en ligne : 01/04/2020
  • Périodicité : Semestrielle
  • Langue : Italien
  • Mots-clés : Lucrezia Borgia, Duché de Ferrare, correspondance, Este, Renaissance
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« CITO CITO VOLANS1 »

Il matrimonio e la guerra nelle carte messaggere
di Lucrezia Estense de Borgia

LE CARTE DI LUCREZIA2

Il 1503 fu lannus horribilis di Lucrezia Borgia, perché morì Alessandro VI e venne meno il potere militare del fratello Cesare. Ma proprio allora la nuova duchessa di Ferrara divenne protagonista del proprio destino e del suo nuovo Stato. Per capire quale fosse la situazione politica in cui si trovò Lucrezia nel 1503 sono sufficienti alcuni elementi tratti dalla corrispondenza estense. In una missiva segreta il Duca di Ferrara invitava lambasciatore Giangiorgio Seregni a riferire a Luigi XII come la morte del Pontefice non gli fosse « spiaciuta per niun capo », in quanto aveva posto fine alla fortunata stagione militare del Duca di Valencia e Romagna. Il 29 agosto 1503 Ercole I scrive: « non avevamo ad aspettarci che male dalla possanza del nominato duca » perché « giammai non si è aperto con noi giammai non ci ha 130comunicato gli intendimenti suoi né noi a lui3 ». Si aggiunge a questa una lettera di Francesco Gonzaga a Isabella dEste in cui la tumulazione di Alessandro VI è descritta con dettagli tali che devono fare capire alla Marchionissa come sia finita la stagione dei Borgia: « fulli fatto un deposito tanto misero che la nana moglie dello zoppo lha lì a Mantova più honorevole e per ultima sua fama ogni giorno li si trovano attacchati li più vituperosi epitaffjj del mondo4 ».

Comprendiamo le ragioni della sopravvivenza politica di Lucrezia Borgia se scorriamo le pagine e gli intrighi del suo epistolario nel quale vita privata e ruolo pubblico si fondono. Prenderemo in esame la corrispondenza di Lucrezia con il suocero Ercole I, il marito Alfonso I e il cognato Ippolito dEste. Lepistolario fa parte dellArchivio segreto estense5 e comprende lettere scritte dal 1501 al 1519, anni intensi e delicati nei quali fu messa in pericolo la sopravvivenza del Ducato, oltre che la vita dei suoi regnanti.

Dettate e manu propria6, queste missive mostrano la chiara attitudine di Lucrezia nellinterpretare un ruolo efficace, attivo e responsabile nellassumere decisioni strategiche, non escluse quelle di ordine militare. La prima parte delle lettere, inviata da Roma nellautunno del 1501, accompagna le trattative matrimoniali con Ercole I e il Cardinale Ippolito I. La seconda porzione, molto più estesa, va dal 1502 al 1519 e concerne fondamentalmente il dialogo con Alfonso I e il cardinale Ippolito I. Unulteriore prova del potere effettivo di Lucrezia a Ferrara ci viene offerta dalle missive della marchesa di Mantova, Isabella dEste a Lucrezia7. Lintera corrispondenza mostra, nella continuità dei nuclei 131tematici, lintegrazione tra la famiglia e il governo e costituisce una fonte storica di prima mano, perché propone una raccolta di elementi memorialistici visualizzati dal remoto accesso di una corrispondenza segreta che innerva scrittura e idea del potere. Il matrimonio, il rapporto con Cesare, la guerra con Venezia e il Papa e infine la preoccupazione dei figli sono inerenti alle responsabilità di governo, rese più ardue, in talune circostanze, dallimminente pericolo. Per comprendere questa Lucrezia bisogna entrare nella dimensione di una corrispondenza a carattere politico-militare piuttosto che assecondare lentusiasmo, suscitato da una lettura romanzesca. Una duchessa del Rinascimento non è una eroina larmoyante e tantomeno un mostro morale. Dunque Lucrezia Estense meglio avrebbe comunicato con Machiavelli che con Victor Hugo. Perché del primo avrebbe discusso le situazioni militari alle quali avrebbero giovato i consigli del Segretario. Entrando nelle riservate stanze del Castello Vecchio abbiamo a che fare con una stratega delle retrovie del potere che si declina benissimo al femminile. Non un sogno letterario ma un capolavoro di Realpolitik è quello che osserviamo. Non cè dubbio che listinto politico di Lucrezia si mostri più accorto di quello messo in luce dal fratello Cesare allindomani del decesso di Pio III, successore del papa Borgia. La corrispondenza di Lucrezia ha interlocutori reali e avrebbe lintento di restare riservata, se non segreta nei momenti di guerra, perché protetta da cifrari e lessici privati che svolgono la stessa funzione. Non sono presenti dunque in essa gli aspetti di selezione, ordinamento e dignità stilistica propri di una raccolta letteraria8. Ma certo colpisce, in un secolo in cui la gloria della donna è affermata nel riferimento al modello petrarchesco, notare come lamata di Pietro Bembo scriva con la brevità di un comandante 132militare e con la complessa allusività di un accorto « horatore ». In questa corrispondenza nulla appare della cifra stilistica di chi governa insidiosi assalti di lettere incandescenti di furor platonico giovandosi della sola destrezza di una accorta dissimulazione9.

A tuttoggi la lettura della corrispondenza di Lucrezia Borgia ha seguito due direzioni. Da una parte è stata materia di romanzi e dunque ampiamente citata parafrasata da scrittrici come Maria Bellonci10 e Sarah Bradford11, soprattutto sul versante privato delle lettere, dallaltra ha fornito informazioni preziose per una rilettura più complessa della vita della figlia del Papa. Ferdinand Gregorovius ne scrisse nel 1878, in pieno positivismo, una storia « scientifica », consapevole di come lanalisi del documento storico potesse riscattare la condanna di uomini « che ci stanno davanti come ombre12 ». Iniziò così una rivisitazione della personalità di Lucrezia e del suo vivere, soprattutto a Ferrara, culminata più di un secolo dopo nello studio di Gabriella Zarri, volto ad illustrare e a rivendicare la sincera e cospicua devozione religiosa della Duchessa di Ferrara13. Si deve a Gabriella Zarri inoltre la pubblicazione delle lettere di Tommaso Caiani confessore di Lucrezia dalla quale ricaviamo, tra le altre carte, una lettera ad Alfonso I sulla santità della moglie14. La ricerca della Zarri ha provato la biografia di Lucrezia al « torchio dei documenti » in controtendenza allimpulso di una narrativa non priva di elementi estetizzanti come quella 133rappresentata dalla psicobiografia della Bellonci15. Nello stesso anno in cui venne pubblicato il bel libro della Zarri, Bordin e Trovato16, seppur non trattando le carte conservate a Modena, produssero una rinnovata e inaspettata messa a fuoco del ruolo della Duchessa di Ferrara. Soprattutto rilucono in questo volume i saggi sul teatro di Felice Romani, Victor Hugo e Gaetano Donizetti17. Venne così preparata la strada allo studio di Guy le Thiec18 che nel 2014 tradusse buona parte delle familiares di Lucrezia, provenienti dagli archivi di Ferrara e Mantova, ponendo fine sia al pregiudizio romantico sia alle ripetute amnesie filologiche che avevano caratterizzato il ritardo delledizione della corrispondenza di Lucrezia Borgia dal 1502 al 151919. Sebbene questa opera non costituisca una edizione critica, il volume di Le Thiec è di autorevole riferimento per lampiezza del materiale documentario e per la pregevole introduzione. Le ricerche su Lucrezia hanno recentemente affrontato il periodo romano nellambito degli studi sui Borgia, quello forse più noto20. Per il resto si 134è tanto scritto, anche nei termini della più alta letteratura teatrale21, su Lucrezia senza leggere molto di quello che scrisse lei, se si eccettua il bel volume di Giulia Raboni22, dedicato alla scarna quanto celebre e celebrata corrispondenza con Pietro Bembo.

Prima del libro di Le Thiec la corrispondenza di Lucrezia era stata letta come il « documento di unanima » e dunque in chiave privata e di sensiblerie cortigiana, dimenticando la valenza di governo e lannessa matrice cancelleresca di queste carte. Mettendo tra parentesi la dimensione letteraria del personaggio di Lucrezia, si intende meglio la sua costruzione come donna al centro23 della corte estense. Una corte davvero molto complessa perché da una parte è un consiglio di guerra permanente dallaltra accoglie in sé tensioni religiose molto forti condivise da Ercole I24 e dalla stessa figlia del Papa che fu accolta nel terzo ordine francescano. Nello stesso 135tempo, la Duchessa di Ferrara intrattiene rapporti con Gastone de la Foix e Monsieur de la Palisse senza omettere la assidua corrispondenza con il fratello Cesare. Così apprendiamo come si muovesse una signora del primo Rinascimento a contatto di eventi dei quali Machiavelli ci ha spiegato le ragioni politiche ma la cui piena drammaticità riverbera in queste lettere, scritte dalla capitale di un piccolo Stato posto a rischio di disintegrarsi a causa dellattrito bellico suscitato dalle maggiori potenze di Italia e di Europa. Il mondo di Lucrezia Borgia è più vicino a quello del Segretario dei Dieci che a quello dellautore dellOrlando Furioso, perché interpreta ogni giorno lo spartito dellarte del governo. Le guerre e le calamità che assalirono Ferrara furono di rara violenza interna ed esterna, tra la congiura di Ferrante e Giulio dEste e i rovesci militari provocati dallattivo ruolo di Alfonso I e delle sue artiglierie nei conflitti operati allinterno della Lega di Cambrai e contro la Lega Santa. Alfonso I fu alleato della Francia prima contro Venezia e poi della stessa contro Roma. La figlia di Alessandro VI ebbe la sorte di condividere il destino di Alfonso I che passò da gonfaloniere di Giulio II a nemico scomunicato dal medesimo nel 1510, quando il medesimo, riavute Ravenna e Rimini dai Veneziani, oppose la forza religiosa dellanatema alla riconquista del Polesine operata dal coraggioso Signore di Ferrara25.

La caratura politica di Lucrezia va spiegata con ragioni che potrebbero far apparire superato il giudizio liquidatorio di Francesco Guicciardini nella Storia di Italia26 sia in chiave privata sia in quella pubblica. Consapevoli che lo scandalo di Lucrezia nasce da due bolle papali attualmente conservate in ASMo, ma già pubblicate da Gregorovius nel 187827, sfogliamo i carteggi della busta 141, ovvero lo scrigno di 136Lucrezia. Nelle trattative per il matrimonio ferrarese, cogliamo la prima mossa politica della « Ducissa ». Siamo a Roma nellautunno del 1501.

POLITICA E MATRIMONIO

Lautunno del 1501 è un momento davvero fattivo per la figlia del Papa che, insediata a Santa Maria in Portico, rassicura il « padre observandissimo » Ercole I su quanto sta facendo per agevolare linvestitura estense dei castelli di Pieve e di Cento, i quali entreranno a far parte della sua cospicua dote matrimoniale. È questo un blocco di dieci lettere vergate manu propria per esprimere nel modo più personale limpegno per il buon esito del contratto nuziale, secondo quel particolare galateo dellars dictandi che stabilisce nelle lettere autografe un segno di particolare impegno dello scrivente. La scrittura di Lucrezia appare in queste righe distribuita tra la devozione filiale nei confronti del suocero e lesibizione del proprio ascendente sul Papa Alessandro VI:

Havendo inteso per alcune lettere della Excellentia vostra directive a questi soi oratori qui e molte loro rellatione, lo grandissimo desiderio de quella circha la extensione della investitura per li soi descendenti, como desiderosa et sua devota et obsequentissima figliola farli in tutte cose a me possibile, como è mio debito, cosa grata, ne ho proximamente con grandissima instantia suplicato alla Santità de nostro Signore. Et benché la cosa secundo intendo sia alquanto grave, pure sia certa vostra Excellentia che innanti alla mia partita de qui me sforzarò far tal opera appresso sua Santità, che conoscerà quanto grande sia el desiderio mio de servirla e compiacerla. Per el che sono stata ogi con lo reverendissimo Cardinale de Modena, deditissimo de vostra Excellentia, et comenzato ad ordinar la cosa de modo che spero alla ritornata della predicta Santità far cosa grata alla vostra illustrissima Signoria, qual de novo suplicho ne voglia star co ˙llanimo quieto e reposato, remettendose in questo liberamente in me como in quella che per molti respecti non meno lo desidera che ˙lla propria Excellentia vostra, alla quale basando le mano umilmente me recomando. De roma a dì XI de octobre28.

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« Lobediente figliola » si impegna nellagevolare questi complessi negoziati, a partire dal fatto che sia lei sia il Duca di Ferrara hanno un comune e reciproco interesse nella felice ratifica del contratto matrimoniale. Consapevole che le richieste ferraresi dampliamento territoriale del feudo, sono cosa di non poco conto, Lucrezia assume lonere di indurne laccoglimento da parte del Papa, non senza osservare nello scrivere a Ercole I che le lunghe relazioni dei suoi ambasciatori, risultano « prolixe ». Esiste una sola « oratrice » tra Alessandro VI e il Duca, e non ama sprecare troppe parole. Piuttosto che le parole contano i successi degli accordi preliminari di cui Lucrezia informa il suocero, narrando il suo procedere nei confronti del Cardinale di Modena e invitandolo a starsene con lanimo « quieto e reposato » nellattesa che Alessandro VI rientri nella sede apostolica.

Ci si può chiedere quale aspettativa reale avesse Ercole I nelleffettivo potere della nubenda, trovando una risposta eloquente in questa missiva:

Per una de propria mano de la Signoria vostra havemo inteso come de novo la à parlato cum la Santità de nostro Signore sopra il negotio del nostro messere Zoanni Luca; et havendo la Signoria vostra conferito il tuto cum messere Girardo, nostro oratore lie, lui de ciò ne ha dato adviso de quanto è facto sin qui. Rengratiamo quanto più potemo la Signoria vostra de la sua optima dispositione circa ciò et de le bone opere che sino qui l à facto, perché habia a succedere lo effecto desiderato, et cussì cum tuto il core pregamo la Signoria vostra che voglia gagliardamente continuare et instare, perché veramente la Santità de nostro Signore a volere monstrare la sua magnanimità et liberalitade doverìa in questa venuta a Roma de messere Zoannie Luca promoverlo a la dignitade che se recercha, et tale cosa serìa de grande honore a la Signoria vostra che fa la opera et a nui che intercedemo et per uno al piacere non poteressemo al presentee recevere il magiore.

Et perché la Signoria vostra in fine de la sua cum grande humanità offerre la opera sua, se inanti la partita sua da Roma la pote fare altro che ne piacia, la rengratiamo de questa sua bona voluntà; et desiderando nui molto lo honore et bene de lillustrissimo don Iulio nostro figliolo, pregamo la Signoria vostra che inanti, la se parta da Roma, la voglia obtenire de la Santità de nostro Signore questa altra gratia, che sua Beatitudine gli prometta, cum primum se ge representarà la occasione, conferire uno bono beneficio al predicto don Iulio nostro figliolo, come serìa uno episcopato, overo una bona abbatia, come credemo che facilmente obtenirà la Signoria vostra, sì per il favore suo, sì etiam per la optima dispositione che tiene la Santità de nostro Signore verso nui et nostri figlioli. Il tuto receveremo a singulare piacere et gratia29.

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Evidentemente il Duca non solo era appagato, ma addirittura entusiasta della mediazione della futura nuora, davvero abilissima nel perorare le richieste estensi presso il Papa. Ottenute le investiture perpetue sui nuovi feudi, Ercole I si dichiara a tal punto soddisfatto da voler agevolare e perorare le carriere dei suoi protetti, pregando Lucrezia di « gagliardamente instare » presso il Papa in questo senso. A ulteriore conferma di quanto si fidasse del talento diplomatico della nubenda, giunge da parte di Ercole I la richiesta di una investitura ecclesiastica per don Iulio, lamato figlio illegittimo avuto dalla relazione con Isabella Arduino30.

Ha tanta libertà di orchestrazione diplomatica Lucrezia? È così considerevole il suo peso politico da ottenere quello che vuole per favorire la nuova famiglia o è lecito pensare che in questo momento siano Alessandro e Cesare Borgia a pretendere che gli Estensi siano permeati dalla idea che Lucrezia sia una influente consigliera del Papa ritenendo così il contratto nuziale, oramai prossimo alla ratifica, ancora più attraente in quanto Alfonso non sposerebbe solo la figlia del Papa ma anche la sua più efficace oratrice? Dunque le qualità di Lucrezia accrescerebbero, se possibile, il valore della sontuosa dote di cui si favoleggiava nel romanzo di Maria Bellonci. La corrispondenza di A.S.E. ci conferma che fino al 1503 gli Estensi usarono il canale preferenziale di Lucrezia per rivolgersi a Roma31 e in particolare per ricevere notizie del Duca di Romagna, mai prodigo di advisi circa i suoi spostamenti.

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Ma a partire dal 1503, la situazione si capovolge sicché è la Duchessa di Ferrara a ricevere notizie del fratello. Le scrive anche il « congiurato » Don Giulio al quale Lucrezia risponde con una lettera autografa, a conferma della importanza che attribuisce alla missiva ricevuta:

Illustrissimo signore e fratello carissimo. Ultra una lettera de vostra Signoria che con singolare piacere ho in questi dì receputa, Hogi me ne è stata inviata unaltra da Ferraria con la certificatione che Quella me fa del ben star del signor ducha mio fratello, del che rengratio quanto posso et maxime de la continuatione del suo scriver che invero ne prendo consolatione non pocha32.

Lucrezia non resta isolata in questa gravissima situazione. Ne è prova il fatto che da Roma affluiscono notizie e preziose anticipazioni sugli avvenimenti in corso. Una certa Costantia, uxor quodam Ludovici Piccinini, le comunica lelezione di Pio III. Linformazione è talmente tempestiva che contiene il primo nome che il cardinale Piccolomini aveva scelto, ovvero quello di Clemente VI, piuttosto che quello di Pio III con il quale il cardinale di Siena regnerà nel suo brevissimo pontificato:

dominam Lucretiam ducissam.

Illustrissimę etc, Lo adviso che daessimo heri auram supra aver havuto de Magnavaca, hogi per lie havuti da Roma et scripti vegne(r) passato ad hoi XV sè confirmato, cioè che lexcellentissimo cardinale de Sena, more solito, è stato creato summo pontifice. Il nome suo è Clementi VI et cussì ne certificamo la Signoria vostra, que bene valeat33.

A quanto pare a Ferrara qualcuno ancora si ricordava dei benefici avuti da Cesare Borgia e non faceva mancare advisi e comunicazioni preziose alla sorella. È possibile che la fonte del messaggio fosse proprio il cardinale Ippolito che aveva avuto i maggiori vantaggi dallopera del Valentino. L8 novembre 1502, rivolgendosi con accorta premura alla Signoria 140fiorentina, Machiavelli aveva introdotto le confidenze di un sedicente amico, vicino al duca di Romagna anticipando le ragioni del debito di riconoscenza di Ippolito: « e cominciandosi da piè tu vedi con Ferrara quale amicizia si è fatta perché oltre il parentado della sorella con tanta dote si è beneficato e beneficasi il Cardinale suo34 ».

Le considerazioni di Machiavelli sono ampiamente confermate dalla lettura di una missiva che Lucrezia aveva inviato alla vigilia del suo matrimonio da Santa Maria in Portico:

Le racomandationi de vostra Excellentissima Signoria alla Santità de nostro Signore anchor non le abbia mai pretermesse de novo con ogni obedientia replicate per esser vostra Signoria Reverendissima de core dilecta alla predecta Beatitudine li sono state aceptissime como in tutte sue istantie porrà affectuosamente conoscer et non mancho dallo illustrissimo signor Ducha di Romagna como deditissimo de quella sempre si troverà pronto a tutti i beneplaciti e gratificationi35.

Nel 1505 venne di nuovo il momento per il Cardinale di restituire parte di quei favori promuovendo la liberazione di Cesare Borgia, come testimonia una lettera di Lucrezia al cognato. Lopera di Ippolito è richiesta da Lucrezia per fare pressioni su Giulio II al fine di intercedere presso il cattolicissimo re, Ferdinando II:

Reverendissimo Monsignore mio fratello honorandissimo

Scia della pratica che si conduce a Roma et cum suo favore che il cardinale Regino36 vada in Spagna a la Cattolica Maestà per la liberatione dello illustrissimo Signor Duca mio fratello [] Resta che li vadi cum licentia della Santità de nostro Signore et cum lettere favorevoli. Priego vostra Reverendissima Signoria che voglia scrivere a sua Santità pregandola che non solo se digni dare dicta licentia ma che scriva alla prefata Cattolica Maestà con ogni favore per la liberatione perché non si dubita si obtenirà questo veramente. Et piacia a vostra Signoria dare per sua lettera opportune [indicazioni] ad epso Messer Belmondo che per questo efecto ne parli a la prefata Santità e a chi parerà a 141vostra Reverendissima Signoria a la quale non gravaria mandarmi lettere a ciò con le mie li possa drizzare a Roma37.

Divenuta duchessa di Ferrara, Lucrezia ricorda al Cardinale, pur usando il condizionale di cortesia « non gravaria », le precedenti liberalità di Cesare e lo esorta a impegnarsi con sollecitudine in favore di questultimo. Ho accostato le lettere di Machiavelli a quelle di Lucrezia non solo per levidente prossimità storica dei contenuti ma perché ritengo si possa estendere alla corrispondenza della Duchessa quanto è già stato opportunamente notato a proposito delle legazioni del Segretario, osservando come nel dettato cancelleresco vivano personali intuizioni e originali valutazioni dei fatti, ma anche una dimensione persuasiva debitrice alla funzione retorica della lettera38.

DA SORELLA DI CESARE A DUCHESSA DI FERRARA

Il duca di Romagna è più volte citato nelle lettere romane39 inerenti al matrimonio come testimone e garante della veridicità di quanto Lucrezia scrive a Ercole e a Ippolito nellautunno del 1501, affinché ne fosse evidente lassenso a tutti i favori richiesti da Ferrara. Lanno dopo, Cesare è presente negli advisi che la Duchessa indirizza a Ercole I a proposito della sua presenza notturna a Castello Vecchio. Il Duca di Romagna accorreva per confortare la sorella in quella difficile estate che vide la morte della neonata settimina. Daltra parte che Lucrezia mantenesse un contatto diretto e speciale con il fratello è provato, tra le altre cose, dalla lettera che questultimo le inviò nel luglio del 1502, allindomani della conquista di Camerino, affidandole il compito di informare gli Estensi della sua vittoria. Considerando il fatto che Ferrara è con Roma 142il maggior alleato di Luigi XII non pare indifferente la scelta del Duca di Valentinois:

Pregamo quella voglia fare onore ad questa nova con evidente effecto di miglioramento et farcelo intendere, imperò che con la sua infermità né de questa né de altre possemo sentir piager alcuno. Pregamo ancora che la presente voglia parteciparla allo illustrissimo signor Ducha Alphonso suo consorte e mio cognato come fratello amatissimo al quale non scrivemo per la prescia40.

Questa lettera spiega meglio le ragioni della diffidenza del vecchio Duca Ercole nei confronti dei Borgia, ma daltra parte ribadisce che Lucrezia è la plenipotenziaria di Cesare a Ferrara, la sua emissaria segreta. Diffidenza che però si stempera nel riconoscimento della funzione della obediente filiola allinterno della corte ferrarese come prima ambasciatrice del Papa. Questo ruolo è evidente in una missiva di Alessandro VI che chiarisce molto bene la funzione diplomatica affidata a Lucrezia proprio a ridosso della conquista del Montefeltro:

Duchessa nostra carissima figliola, havendo nui a questi dì come tu sciai, mandato al duca nostro di Valenza tuo fratello cun elnostro esercito et artigliaria contra Julio Cesare da Camerino, privato et excomunicato in consistorio nostro per li soi excessi e ribellioni: havemo receuto dal dicto duca lectere del quale te tramectemo copia qui inclusa per le quali come vederai che essendo lui in Fuligni inteso per certo che el duca de Urbino, il quale ne havea sempre affermato che ne saria in adviso in favore de questa impresa de Camerino, haveva ordinato con el dicto Julio Cesare, passando le artigliarie nostre Augubio levarcele e morcele. El dicto duca senza altramente consultare et differire andò a trovare cum tanto lo exercito il quale imediate se fugì in modo che ha preso Urbino e quasi tutto quello stato come vederai per la copia inclusa delle sue lettere. Te ne havemo voluto dare adviso aciò li intendi li progressi soi alla excelentia tuo patre la verità di la cosa.

Datum rome apud sanctum Petrum sub anulo piscatoris 25 juni 1502 pontificatus X41.

La duchessa di Ferrara doveva raccontare la verità del Papa a Ercole I o meglio doveva derubricare quella che era stata a tutti gli effetti la 143guerra di conquista di Cesare Borgia in una operazione difensiva a protezione delle truppe pontificie contro le quali si stavano muovendo di comune intesa sia Julio Cesare da Camerino sia Guidobaldo da Montefeltro, questultimo marito di Elisabetta Gonzaga. Mentre Cesare combatte spetta a Lucrezia il compito di rassicurare vassalli e alleati di Roma. Ormai non è soltanto artefice del proprio successo privato ma « rammendatrice » degli strappi che si possono creare in una alleanza politico militare assai delicata perché sottoposta alle tumultuose iniziative militari del sempre più ingestibile Duca di Romagna e di Valencia, nonché del Montefeltro.

Nel 1503 tutto crolla perché la morte del padre e la « rvina » del fratello si susseguono in poco tempo. Le notizie da Roma creano nella duchessa uno stato di drammatica sospensione tale da richiedere lintervento del duca Ercole. La missiva che stiamo per leggere permette a Lucrezia di risolvere un dubbio di interpretazione suscitato da un precedente adviso che le aveva fatto ritenere che il fratello fosse già morto, avendo così inteso la frase « il signor Duca esser fornito », ma è soprattutto decisiva perché rassicura Lucrezia sulla sua posizione in seno alla famiglia estense, ora che le ragioni della alleanza con i Borgia sono venute meno. A mio parere, questo scritto stabilisce linizio delleffettivo potere di Lucrezia a Ferrara in quanto conferma il suo perdurante ascendente sugli Estensi quando il destino le aveva mostrato il suo volto avverso negandole anche lerede atteso. Le parole di Ercole paiono ricordarsi ora di quanto la nuora sai era spesa negli anni precedenti e « rimeritarla » con lespressione di una più che affettuosa eloquenza paterna:

Illustrissima filia nostra dilettissima. Havemo inteso quanto ni responde la Signoria vostra per lo adviso li havemo dato de le cose del illustrissimo signore Duca suo fratello. Unde li replicamo che la stia de bono animo, che così come noi la amamo sincerame nte et cum ogni tenereza de core come figliola, così non siamo mai per mancarli et volemo esserli bon patre et bon fratello in ogni cosa et perché magistro Zachar[ia] ni dice che la Signoria vostra sta multo suspesa per quelle parole che dice la lettera « il signore Duca essere fornito », sapia che non se intende già chel sia extincto, ma se intende chel sia a ma termini et così ha voluto dire la lettera et [] non dimanco speremo che le cose sue n[on] passaro[no] così male come altri se pensava, secundo [] inferiscono le lettere de monsignore reverendissimo cardinale a le quale daemo più fede che non faremo ad quelle del oratore nostro, per essere in facto et meglio informato de la cosa, et a le quale ge remandemo 144qui alligate. Adunque la Signoria vostra a stare de bona voglia [] speri in nostro signore Dio, che non abandona [] confida in lui; et ipsa bene valeat42.

Da questo momento in poi, Lucrezia si occuperà non solo di aiutare Cesare, promuovendo una vera e propria azione diplomatica a suo favore, come testimoniano sia la corrispondenza con il marito del Luglio 1505 sia quella già accennata dellagosto dello stesso anno con Ippolito dEste, ma anche di governare la sua famiglia e il suo Stato. Prima di tutto è ancora Cesare. Ma non si tratta solo di uno slancio fraterno. Il progetto della sua liberazione è la seconda evidente prova del talento politico della Duchessa. La prima era stata messa in luce nelle trattative matrimoniali. Ora la situazione è ben più complessa perché il destino del Valentino sembra oramai segnato. Ma Lucrezia non desiste. Di questo è prova lo stralcio di una lettera in cui Lucrezia ringrazia Alfonso I per limpegno nel sostenere la causa del fratello presso Giulio II:

Ho recevuto hozi la sua lettera de ultimo del passato datata a Codegoro cum la lettera che lha scripto al reverendissimo Beltrando di Costabili perché se interponga per la liberatione delillustrissimo Signor Duca mio fratello cum ogni efficace favore et intercessione; la quale lettera ho lecta e non potria stare meglio secundo il cuore e desiderio mio. Poi lho sigillata con la impressione del sigillo de vostra Signoria che la mi ha mandata e lho drizzata a Roma alla sua via et ringratione quanto più posso e so sua Celsitudine []43.

Il ruolo istituzionale di Lucrezia è molto allargato rispetto a quello pur ampio attribuito a Eleonora di Aragona, moglie di Ercole I, in quanto non prevede solo la gestione delle emergenze sanitarie e caritatevoli ma anche il suo intervento nelle alterne e difficili fasi della guerra contro Venezia e un particolare sostegno alla attività diplomatica nei confronti della Francia e della Santa Sede. Tutto questo avviene allinterno del dialogo epistolare con il marito, temperato da una costante intesa e non priva di momenti di reale affettività coniugale44.

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Un intervento che possiamo collocare nellambito del « consiglio deliberativo » fu quello operato nei confronti di una minacciosa iniziativa romana. Nel 1505 il papa Giulio II tentò di inficiare la concessione dei benefici territoriali connessi al matrimonio di Lucrezia stabilendo che, in mancanza di figli maschi, i castelli di Pieve e di Cento ritornassero alla Chiesa. Un velenoso calcolo fatto sulla base di quelle che erano state, a quel momento45, le difficili e sfortunate maternità della Duchessa. La figlia di Alessandro VI sembra, in questa corrispondenza, pienamente consapevole dei termini e delle ragioni del diritto canonico invocate da Giulio II ai danni di Ferrara, sicché suggerisce al marito di non trattare la cosa di persona, in quanto vassallo di Roma e quindi subordinato al Papa, ma di far intervenire nella contesa Luigi XII, cristianissimo re di Francia:

Ilustrissimo Princeps et domine consors et domine mi observandissime,

Hoggi doppoi desinare essendomi venuto a visitare il magnifico Messer Michiel Bizo oratore della X.ma Maesta, quale ho carezato et veduto voluntieri, doppoi la salutatione et le belle parole Sua Magnificentia mi ha dicto della prattica facta a Roma per Cento et per la Pieve in favore de vostra Excellentia et come più volte loro ambasciatori del X mo Re ne hano parlato cum la Santità de nostro Signore et cum lo reverendissimo Cardinale de Bologna et che da principio trovorno le cose maldisposte a veruno accordo et compositione, perché né il Papa né il cardinale volevano sentire de venire ad accordo si ventilasse in Rota e si terminasse de jure. Et lhavevano voltato a volere fare quello che non havea voluto sin alhora et che insumma lo indusseno che seria contento de investire una signoria jure feudi de dicte castelli per sì e per suoi figlioli et descendenti solamente de questo matrimonio, parendoli che essendoli stati 146dati per cagione de questo matrimonio che se le servassero per questo et che non passassero in altro, et che el papa etiam a questo acconsentiva et che vostra Excellentia haria voluto la investitura per li soi figlioi et discendenti in perpetui et ipsis deficientibus per li soi illustri Fratelli et per loro figlioli et a questo pare non voglino acconsentire et cum quelle altre condicione de applicare una intrata al vescovato di Bologna come il tutto ha inteso ed debe havere scripto copiosamente Messer Beltrame a Vostra Excellentia [] gli pare bisognare che se reduca alla intercessione del X mo Re et pregar sua Maestà che voli scriver alla Santità de nostro Signore et a epso cardinale et anche commissione alli soi ambassadori de Roma che favoriscano il facto de vostra Excellentia et gli pare questa via seria, bona ad optenir suo intento []46.

I consigli di Lucrezia non furono disattesi sicché nel 1507 la controversia con la Chiesa ebbe fine, confermando a Ferrara linvestitura dei feudi del Cristianissimo re di Francia giovasse a Ferrara. Luigi XII aveva esteso la sua egemonia al ducato di Milano e indirettamente alle signorie dellItalia del nord. Machiavelli ne testimonia il significato politico nel terzo capitolo del Principe, ma ne denuncia anche gli errori dati dallaver favorito il papa Alessandro VI e la Spagna. Tuttavia Luigi XII era il vero perno di qualsiasi iniziativa diplomatica o militare del piccolo Stato estense. Per questo non ci meravigliamo se ogni mossa del re di Francia nello scacchiere italiano veniva seguita con favorevole attenzione. Il 30 Aprile 1507 Lucrezia Borgia si congratula con il marito, al seguito di Luigi XII, per la efficace repressione di quella che in seguito venne chiamata la « rivolta delle cappette »:

Illustrissime princeps excellentissime domine mi singularis

Le lettere del 27 de questo de vostra excellentissima Signoria che mi significa de li felicissimi successi de quella Cristianissima Maestà in la impresa di Genua, ho receute hozi, a me summamente gratissime et similmente mi è stata grata lettera de muno propria de vostra Signoria a me scripta alla quale per hora non posso… spazando in freta questa cavalcata per le occurentie della quale per lettere de Messser Hieronymo la Excellentia vostra intenderà. Per la prima risponderolla copiosamente, ringraziandola summamente del tutto. Essendomi piaciuto intender et [udire] del suo ben stare per esser il simile di me. Et in sua buona gratia de continuo mi ricomando. Que felix bene valeat. Ferrarie ultimo aprilis 150747.

147

A dire il vero, i rapporti diretti con la corte di Luigi XII erano certificati nellepistolario di Lucrezia fin dal 1505. Il 30 ottobre di quellanno la duchessa di Ferrara riceve una visita molto cerimoniosa di Monsieur de la Palisse che, dopo essere stato « sulle parole piasevoli alcune hore », fornisce importanti rassicurazioni sullo speciale favore di cui godono presso la corte di Francia i duchi estensi. Linsofferenza per le « prolixe relationi » diplomatiche, che non di rado emerge dalle lettere di Lucrezia Borgia, appare nellaccenno « et già non è manchato de parole » insieme al compiacimento perché le lettere delle maestà cristianissime contengono offerte di speciale amicizia per lo Stato ferrarese. Questa lettera è molto interessante dal punto di vista della congiunzione tra il registro retorico privato e quello cancelleresco perché da una parte contiene il resoconto di una visita di stato alla duchessa dallaltra, verso il congedo, appaiono i dati più salienti e riservati di quellincontro nellampio resoconto del colloquio o appartato con il « gentilhomo » che è messo speciale del re di Francia:

Illustrissime Princeps et excellentissime consors domine mi observandissime,

essendo venuto monsignore de la Palisse a Parma a fare la mostra darme el ge parso per trasferirse fin qui a Modena per visitarmi et cusì luni de sera el gionse qui al tardi con cinquanta cavalli. Fue aloggiato in una delle hostarie di questa terra et factoli provisione conveniente. Heri doppoi desinare me venne a visitare con li soi e stetteno sulle parole piasevoli per alcune hore come scioglino fare. Et già non è manchato de parole. Et poi anchora oggi essendo venuto per pigliare licentia gli è stato insino alle XXII hore, alle quale montato a cavalo si è avviato verso Rezo. Per cenare lie questa sira e tornarsene a Milano. Io mi sono sforzata honorarlo più che ho potuto. El si ricomanda a vostra Excellentia et dimostra esser tutto nostro usando molte bone parole; con epso monsignore è venuto un suo gentilhomo, che è stato de persona a la corte, che mi ha portato una lettera della Cristianissima Maestà del re e della regina la quale sono de bone e amorevoli parole et offerte per le bona relationi de vostra Excellentia ed de mi che facto a sua Maestà il prefato monsignore. Le quale etiam dicto gentilhomo à cum mi ampliate dicendomi che lhaveva etiam a venir a visitar vostra Excellentia ma il sè gravemente infermato et non potendo venire me le ha facte dare che le mandi a vostra Excellentia et cussì ge le mando qui allegate et circa quelle offerte et dimostratione de amore epso monsignore me ne ha parlato. Del che ho retenuto sommamente ringraziare la prefata Maestà et a vostra Excellentia sempre me ricomando. Mutine XXX Julii 1505

Excellentiae vestrae

Obsquentissima consors Lucretia48.

148

LA GOLPE IN GUERRA

La sorella del Valentino non teme gli eventi bellici bensì li affronta assumendo una sorta di regia arretrata rispetto a coloro che sono sul campo di battaglia. Dalla corrispondenza appare tutta la sua sagacia. Ricerca e ottiene le informazioni che possono giovare al Duca e al Cardinale, organizza i rifornimenti agli eserciti in campo, difende la città dalle scorrerie dei nemici e infine condivide nei panni di « consors e soror obsequentissima49 » le buone novelle che provengono da Alfonso I e da Ippolito, cioè organizza i riti religiosi e le feste pubbliche in ringraziamento dei successi bellici50. La gestione delle operazioni che oggi chiameremo di intelligence si manifesta fin dalle lettere del 1507 indirizzate al Cardinale e relative alla potenza militare di Bologna. È questo il momento dello sfortunato tentativo dei Bentivoglio di rientrare a Bologna. Il 7 maggio 1507 Lucrezia ha un abboccamento segreto con un esponente del consiglio dei Quaranta di Bologna. La loro conversazione è densa di notizie sicché le è necessario fornire al Cardinale, nello stile dei dispacci diplomatici, le battute del dialogo affinché possa avere contezza di ogni informazione che la scrivente ha raccolto. Si tratta di una interessante applicazione del dialogismo. Nella lettera cancelleresca la narratio è base della persuasione del destinatario e proprio a partire dal racconto particolareggiato di quanto detto dai testimoni. Ne risulta una scrittura particolarmente efficace nelloffrire non il resoconto ma la voce dei 149maggiorenti bolognesi ostili al ritorno dei Bentivoglio a Bologna. La situazione è delicata perché se è vero che in passato i Bentivoglio erano stati un leale alleato degli Este, ora costituiscono un casus belli tra Giulio II e Ferrara. Lucrezia detta al segretario una missiva in cui pare rivivere la « densità informativa » del colloquio con Hieronymo da Castel San Pietro suo prezioso confidente:

[] Havendo il legato convocato li Quaranta e il populo gli ha dicto che se loro se contentano che li Bentivolli retornino non è necessario fare altro che aprirli le porte ma quando siano di altro parere li pregava di dirlo liberamente et che gli fu risposto che non volevano Bentivolli et che allora gli comandasse che pigliassero le armi et così fecero et che si è fatto molte ordinationi di artiglierie in cittade e di serrare le porte et altre simili. Et domandandogli noi se avevano genti forestiere, ne rispose che pochi e che crederia che non fussero più de duemila fanti et non molti cavalli, ma che per tuto hogi se li troveria cavalli forestieri de cinquecento, parendomi voler dire homini de arme perché gli fa nome de cinquecento lance, ma il me diceria tute le sopradette cose in maniera che comprendiamo le provisioni di Bologna essere debili. Il tuto mi è parso significar a vostra Signoria Reverendissima51.

La Duchessa produce qui non solo ragguagli politici ma anche dettagliate informazioni militari, affinché chi governa il ducato insieme a lei possa valutare se conviene o meno sostenere i Bentivoglio nel tentativo di rientrare in possesso di Bologna. Alla luce di quanto accadde (i bolognesi assaltarono e rasero al suolo palazzo Bentivoglio) si deve pensare che Lucrezia avesse buoni informatori e attendibili.

Due anni dopo, essendo Ferrara in guerra contro Venezia, nellambito della alleanza militare stabilita dalla Lega di Cambrai, l« obsequentissima Consor » difende da sola la città e il ducato e gestisce la logistica dei rifornimenti. Assisteremo a uno scambio di lettere piuttosto intenso, ma non concitato, perché Lucrezia mostra chiarezza di intenti e capacità di assumere rapide decisioni, senza smettere di consultare il marito che nel frattempo sta conducendo una battaglia decisiva in Polesine. La corrispondenza va dal 28 al 31 Maggio 1509.

Il 28 Maggio Lucrezia risponde al marito con un certo puntiglio chiedendogli di precisare le tipologie di artiglieria che vuole siano condotte al campo e ricordandogli che ne dispone già in gran quantità.

150

Illustrissimo signor mio et consors observandissimo

[] mi è stata facta istantia de mandar subito a Rouigo della artilleria et baloti, essendomi parso et considerato che qui non cè persona apta ni idonea per la quale potessi mandar dicta artilleria et che non si dubitassi chi avvessi condurla sicuramente et che anche la Excelentia vostra ne ha cum seco bona copia e non potendo etiam immaginar altrimenti di che sorte di artilleria vostra Signoria voglia, per questo mio a posta ho voluto scrivere la presente a vostra Excellentia a posta supplicandola me voglia advisari distintamente il tutto et quanto ho da fare che esequirò quanto la mi comanderà per bona gratia della quale sempre mi ricomando52.

La sua scrittura, o meglio sarebbe giusto dire dettatura, visto che lettere non sono in questo caso autografe, è secca e referenziale, pienamente consona alla situazione bellica, e non priva in molti casi di una sottintesa ironia.

Forse non appare chiaro ma Lucrezia sta discutendo gli ordini del duca Alfonso, che è in Italia accreditato esperto di artiglierie, chiedendogli che cosa se ne faccia di tanto accumulo di girofalchi, bombarde e colubrine. Pronta a eseguire ordini più precisi, Lucrezia sta forse pensando a non sguarnire troppo la difesa di Ferrara. Vedremo tra breve come avesse qualche serio motivo per conservare le difese.

La retorica di queste lettere è molto asciutta e dunque perfettamente consona alla situazione di guerra. Non mancano tuttavia elementi di ironia lesibizione della sua forza di animo sia tuttuno con il controllo mentale degli avvenimenti e delle tensioni che producono. Daltra parte proprio la gravità della situazione permette di cogliere ancor più distintamente lattitudine di Lucrezia nellelaborare piani. La sua casa e il suo Stato sono in pericolo, perché un esercito di duemilacinquecento fanti e sessanta cavalieri si è accampato a Filo lungo il confine tra Ferrara e Ravenna. La Duchessa non disponendo di forze sufficienti per affrontarli, informa il marito delle trattative che sta conducendo con i capi di questi soldati:

Illustrissimo Signor mio et Consor observandissimo.

Lè tornato hora il magnifico messer Alberto et mi ha riferito che per la via dove lè andato non ha trovato nessuno di quelle genti che vostra signoria havea ordinato che fussino sualisati53 ma sono venuti in qua dei capi di epse 151genti mandati da loro li quali li hanno parlato et sono qui et dicono che a Filo se trovano circha duomillia cinquecento fanti et sessanta cavalli54 et domandano salvaconducto o di tornare indiretto o andare verso la marina a suo viagio overo haver recapite dalla signoria vostra o anche se contentavano esser lassati andar per ritrovar soldo della Maestà Cristianissima o da altri. De quistoro se ne trovano cinquecento de Corsi et de pisani, cinquecento Cremonesi et de Ghiara dAdda et cinquecento Furlani et il resto di varii lochi, tutti ben armati et bona gente. Et perché se ritrovano in numero grandi et distanti della terra et noi avere male il modo poterli debellarli et spoliarli pertanto si fa intender il tuto a vostra Signoria, affinché quella deliberi quello che gli para e piacia. Non starò a ricordar a vostra Signoria quello che forsi si poteria sicuramente far non intervenendo fedi alcuna ni di vostra Signoria ni che el fusse promissi a dicti fanti che potesseno passare ma a compagnia per compagnia per andare verso Modena overo verso Mantuana dal canto della Stellata et de Bundeno o et quando ne fussi passata la terza parte et la terza fussi dentro et laltra terza parte fussi di fuori che a questo modo si per esser risissi sia per esser intorno alla terra dove facilmente ogniuno poteriano concorrerli a spoliarli, in questo modo senza periculo e danno de la terra, se porria conseguire lo intento et questo passaria senza carico della Excellentia Vostra. Quella dispone come le pare e piace et noi si farà altro per sino che Vostra Excellentia non si haverà altro adviso la quale supplico che faci che sia prestissimo azo che si sapia quello che si ha deliberare.

Si ritroua qui da circha trecento fanti da Mellara et da la Massa et altri lochi la Signoria Vostra advisi quello che la vole se faci perché talvolta la signoria vostra potria havere caro che se ritrovassero qui. Alla quale sempre mi ricomando

De vostra Excellentia

Obsequentissima Consors Lucretia55

Potrebbe essere questa una situazione esemplificativa della lezione che il Principe impartisce sul rapporto tra il temperamento di chi governa e lurgenza degli eventi-ruina56. Non cè dubbio che la lettera che abbiamo letta fosse dettata dalla urgenza delle circostanze, visto che recava nel risvolto esterno lindicazione: « cito cito volans ». Questo comando impartito ai cavallari ci restituisce limmagine dei messaggeri che, lanciati i cavalli al galoppo, si alternano in celeri staffette. La « golpe » è entrata in azione esibendo in questo scritto un consiglio militare che 152tiene conto delle poche forze di cui dispone a Ferrara. Per quanto ripeta al marito di decidere quello che gli « pare e piacia », Lucretia sa cosa fare e propone di massacrare almeno un terzo di questo esercito di mercenari, dopo avergli concesso un salvacondotto, con il concorso dei pochi soldati di cui dispone e della popolazione. Dunque sarebbe stata una perfetta mancatrice di parola per impedire il danno e la conseguente ruina del suo ducato, anticipando in questo senso lanalisi politica di Machiavelli e seguendo lesempio di Alessandro e Cesare Borgia.

Lepistolario prova lesistenza di una principessa che ha la stessa confidenza con le pianificazioni militari di quanta ne abbia con la danza delle torce. Così mentre esibisce la preterizione di modestia « non starò a ricordar a vostra Signoria… », mentre insiste affinché egli « adivisi quello che vole », la Duchessa predispone il suo piano dimostrando di non essere solo la protettrice della religione e dei conventi e la destinataria delle Suppliche57, ma colei che governa Ferrara e ne tutela la popolazione esposta a saccheggi.

La risposta di Alfonso giunge tempestiva per fare osservare alla moglie la complessità della situazione senza impartire ordini cogenti. Il problema è ancora quello proposto da Machiavelli nel Principe, cioè la valutazione della opportunità o meno di venire meno alla fides. Secondo Alfonso il problema è dato dal fatto che i soldati non passeranno senza la parola o sua o della Duchessa e avendola data, in scripto o a voce, ci si dovrà ritenere impegnati:

Postea havendo ben considerato questo partito penso che poterà essere che questa gente non vorranno forsi venire in qua senza la fide di vostra Signoria o mia, in scripto o altrimenti, et non ge la facendo non si sentiranno contenti di venire. Conforto a vostra Excellentia a fare bona considerazione e pensiero sopra ogni cosa et fare ultima deliberatione di quello che le parirà58.

153

I mercenari presagendo il pericolo si offrirono lo stesso giorno di patteggiare il passaggio, offrendo la rinuncia alle loro armi. La Duchessa, che nella precedente lettera aveva meditato di farli assalire dalla popolazione ferrarese, mostra ora di preoccuparsi della incolumità di quei soldati allo sbando:

[] ho fatto scriver ad Argenta che deponendo le armi li lassino passar verso Marmorta havendo anche advertentia che non vadino in mano dei villani perché voliono andar senza armi, se altro seguirà vostra Signoria ne sarà advisata alla quale se manderanno i trecento fanti che per la lettera se diceva che se potriano tener qui. Se altro seguirà vostra Segnoria ne sarà advisata59.

Le retrovie della guerra sono il paesaggio di scontri tra milizie ferraresi e veneziane lungo il delta del Po. Mentre lesercito di Alfonso combatte a Rovigo, spetta a Lucrezia governare lentroterra orientale, facendosi carico delle richieste dei podestà che descrivono quanto accade nei territori acquitrinosi tra Codigoro e Volano. Si tratta di una suggestiva guerra di barche tra i residenti ferraresi e i veneziani che tentano di raccogliere i loro fuoriusciti. A Lucrezia il compito di dare voce, con una testimonianza epistolare di complessa struttura, al racconto degli accadimenti per descriverli e, nello stesso momento, consigliare il Duca, magari nascondendo il proprio parere nelle parole dei testimoni di cui lei si fa autorevole portavoce nei termini di quelli che nel linguaggio cancelleresco si chiamano advisi:

Illustrissimo Princeps et Excellentissime Domine et domine mi osbsevandissime,

Mando qui alligata a vostra Excellentia dua lettere del Podestà de Codegoro per la quale la intenderà come passa le cose de lae et come quelli homini domandano archibusi schiopetti con baloti e polveri per obviare a li barchi che volessino venir a darli danno et magistro Tadeo, Fallia che è venuto per epsi e dice che ge sono ancora di quelli fanti da Ravena per queli boschi de Magnavaca et Volano et che non hanno possuto passar per non esserli barchi da passar a quilli parti et per aver obviato questi di Codigoro che non passino per certi commissioni che dicono che gli fece a questi dì un cavallaro de vostra Signoria, a posta andato comandando a la pena de la vita che non si lassassi passar alcuno. Li quali se moreno lie de fame et quelli barchi armati hanno cercato di farni passar parte per parte. Che per questa ragioni sono passati chi il crede chi havesse lassato passar tali fanti non sarebbero forse venute le dicte barche, Ma li homeni de Codigoro hanno obviato più che possino per 154dicta commissione li fece el cavallaro, sicché vostra signoria ha a deliberare se voli che quelli che ancora ristassino per dicti boschi, se lassino passare per andare verso Venetia, cum li sue armi o senza, e dice che qualche volta quelli de Codegoro sono andati drieto a quelli vincti otto miglia per mar et che crede seria bene che dandoli vostra Signoria le artillerie li disissi che attendessino solo a li difese et bona guardia et no a apizare scaramucia per non fare moltiplicare quelle barche nemiche perché dice venetiani ne havevano assai che tenivano per succurrere Ravena et Rimini de quello che bisognasse. Il che mi è parso advisare a vostra Excellentia60.

Una buona regola di Lucrezia è quella di introdurre i pareri di governo come opinioni dei consiglieri più esperti, ambasciatori, potestà, vicari e magistri, al fine di rendere ancora più attendibile quanto scrive, dando voce a una sorta di consiglio di corte al quale Alfonso I assiste in differita. La sua è una incessante attività di raccordo non disgiunta da celerità di decisione, poiché lindugio è contrario al suo temperamento e improponibile nelle necessità belliche. Non esita la Duchessa in queste impetuose giornate di tarda primavera del 1509 a far pressioni sul marito affinché le risponda con tempestività. A Ferrara giungono non solo i portavoce di mercenari sbandati, ma anche gli ambasciatori di Francia e dellImpero:

[] et per quello che comprendo dimostrano che quando vostra Excellentia non fusse qui presto che veneriano volentieri a lei per il desiderio di aver pronta expeditione et li audirò allora ordinata e li intratterò così più che poterò finché sarò advisata di quello sia di parere di vostra Signoria et quando la è ad esser qui, sicché la prego subito la voglia risolversi o a divenir lei qui o loro vengano a lei o come meglio li pare perché desiderano saper presto quello che hanno a fare. Per stafeta expeterò sua risposta e in sua bona gratia me recomando61.

La risposta arriva il giorno dopo. Il Duca organizza un incontro presso una non meno precisata Abadia, potrebbe essere quella camaldolese di Badia Polesine che dà il nome allo stesso centro abitato, occupato dalle truppe ferraresi allindomani della vittoria sui veneziani. « Dedittissima consor », Lucrezia ripete le istruzioni ricevute del marito per il viaggio degli ambasciatori con apparente pignoleria per illustrare percorso e 155composizione del corteo, nonché i nomi dei suoi messi personali, tra i quali anche il medico di corte, scortato da una trentina di cavalieri. Il Duca deve sapere esattamente chi si troverà davanti per evitare imboscate e nello stesso tempo conoscere quale strada percorrerà la schiera ferrarese. Ma è anche possibile che queste dettagliate indicazioni contengano uno stratagemma per sviare eventuale spie che catturassero il cavallaro mandato per staffetta a Rovigo fornendo lindicazione di un percorso che poi sarà disattesa:

IIlustrissimo Princeps et Excellentissime domine consor, domine mi observandissime

Ho avuto questa mattina la risposta de vostra Excellentia alla mia de heri de la gionta qui de li ambassadori de lo imperatore et de lo re di Franza et del parere de vostra Excellentia che abino a venire alla Abatia et loro dove la se trova per le prudentissime ragioni che la allega, et, inteso il tutto, ho fatto comunicare epsa risposta et parere cum dicte efficaci ragioni ad Epsi signori Ambassadori i quali volentieri hanno preso il partito di venire a lei et de partirsi de qui hogi circa le XVIII hore, laudando il parere de vostra Excellentia et haveranno con loro trenta cavalli et insieme a vostra Signoria verrà messer Zoanne Valla et Bonaventura da Mosto et havendogli proposto Magistro Francesco da Castello che li ha fatto lambassada. Le due vie per le quali vostra signoria dice che si può venire et cioè per la via di Rovigo e per la via de Trexenta et lloro rimettendosi al suo parere si è deliberato che vengano per la via de Trecenta, et per quella venendo sperano di essere alla abbatia cum vostra Excellentia.

Et cum questa comitiva si manda un poco de tapazaria et argento per honorarli. Et in bona gratia de vostra Signoria me recomando62.

La « deditissima Consors » non dimentica gli arazzi e largento per le cerimonie e si preoccupa che si faccia degna accoglienza ai regali e imperiali ospiti e pare dimostrare in queste attenzioni di moglie e duchessa dEste. Se Alfonso I dopo Agnadello è protagonista di fasti militari, è pur vero che si è preoccupato di accatastare in Polesine solo potentissime colubrine. Ora occorre soccorrerlo con il decoro delle preziose suppellettili. Un anno più tardi la guerra sta precipitando ma non si flette la virtù militare di Lucrezia che intercetta gli ordini del marito e si prepara a dare il suo efficace contributo logistico alla battaglia in corso:

156

Dio scia quanto dispiacer sento della perdita del San Felice et del Finale sì come ho inteso per lettere de vostra Excellentia. In questa hora che sono li sei ho fatto provisione di fanti per li gironi e fatto mutare quel capitano che li è dandoli bone parole come quella scrive. Si fa provisione di mandarli più navi che si può per fare li ponti63.

Nello stesso tempo, Lucrezia svolge un vero e proprio lavoro di intelligence per il marito e gli fornisce di continuo notizie sugli spostamenti degli eserciti veneziani:

Madonna Elianora da Saxolo me fa intender che il conte Guido Rangoni è stato dentro da la Abadia et che ha dicto a uno de li soi che il campo de li venitiani è per usciri di Padua cum aria de voleri andare a trovare lesercito cesareo havendo notitia non essere molto forti et sia per avviso a vostra Excellentia64.

In una lettera recedente Lucrezia aveva informato il marito del tentativo di avere notizie sui preparativi militari di Venezia, dandone incarico a un certo Giovanmaria Groto:

Ho scritto a Giovanmaria Groto che subito mandi uno insino a Venetia per intender se si fa armata di che sorti e di che numero et qual camino sia per pigliar. Farò istantia con la regina qui per vediri se ha modo di mandar veruno. Quando Zanmaria Beltrami andeti a Venezia el strinsi a starsi ben advertito per intender se si faceva alcuna armata et intendo che la venissi a nostri danni che subito per misso a posta mi daresse adviso65.

Lettere come queste ricordano le esigenze di riservatezza in un dialogo epistolare così a ridosso degli eventi bellici. In questo caso, la retorica si traduce in cifra cioè in ellissi e in arguzia che fa di ogni segno un recondito tropo di significato. Due sono principalmente i modi di procedere. Mediante un vero e proprio cifrario66, oppure impiegando orazioni scelte, cioè frasi con un senso convenuto, oltre a quello letterale. Sono proposizioni desunte dalla quotidianità e che svelano recondite allusioni afferenti alla sfera militare. Proprio in un cifrario contenuto in A.S.E., denominato Cum illustrissimo domine duci 157nostri67, in uso tra Lucrezia e Alfonso a partire dal 1508, sono presenti 27 « orationi » cifra di riferimenti familiari. Ad esempio, la oratione 27 che recita « stiamo bene nella persona » va decriptata in « Speriamo haver il Polesyne », cioè il Polesine. In senso reciproco, cioè da Lucrezia a Alfonso troviamo « il puttino grande ha un poco di male cioè un poco di fluxo » che corrisponde a « Franzesi si fanno forti ». Ma se « il puttino è andato tre volte » significa che i « Franzesi non vi voriano accordato » se due volte: « intendemo che ai Franzesi piace sciate accordato ». Se « il puttino piccolo sta bene » « Asti è persa » qualora il « puttino si fa bello della persona » intenderemo che « lo Imperatore essere con il re di Francia », « se Messer Sigismondo dice chel guarisce » vuol dire che « genti ispaniole son giunte in Romagnia ». Anche la parola del medico diventa cifra. Se magistro Ludovico dice che cè « la grazia di Dio » vuol dire che « i francesi sono in Alexandria ». Poi la locuzione « Et attende ad imparare » indica che « i francesi sono in Asti ». Poiché la Francia è presenza continua nelle lettere tra Lucrezia e Alfonso, non è strano che molte delle 27 orationi del cifrario si riferiscano proprio al miglior alleato di Ferrara: « non harà male alcuno » si leggerà « intendemo lo Imperatore essere con il re di Francia ».

Il linguaggio galenico si presta bene alla codificazione perché sono frequentissimi i riferimenti alla salute degli interlocutori negli scambi epistolari, come è proprio di un certo galateo che la civiltà rinascimentale delle buone maniere sviluppa con una particolare dovizia. Forse proprio questo cifrario potrebbe permetterci di capire meglio il senso di uno scambio epistolare avvenuto nel 1518 tra i duchi di Ferrara.

Il 24 maggio 1518, Lucrezia scrive al marito una lettera di contenuto avicolo che può incuriosire il lettore:

La vostra Signoria si deve ricordare quando io già le domandai le sue galline di India per farne piacer ad altri, essa mi promise farmi dar le ova al tempo che fariano più in proposito, dicendo che le galline non campariano a mandarle altrove et perché mi ha fatto intender che non saria il tempo et me ne 158è fatta molto istantia riprego vostra Eccellentia che si contenti scriver che mi sia dato de dicte ova fino a sei che le haverò gratie68.

Perché tanta « istantia » epistolare per 6 uova di faraona? E perché Lucrezia deve avere un permesso speciale del marito per attingere alla produzione delle voliere ducali? Forse che Alfonso I tiene al suo esotico pollame quanto alla produzione delle fonderie militari? Potremmo pensare a un nuovo hobby del duca se non fossimo tentati di sospettare che lallusione alle galline di India potrebbe in questa lettera significare altro. Nello stesso cifrario cioè Cum illustrissimo domine duci nostri troviamo loratione numero 20 che recita « et similmente alle galline dIndia » da intendersi con « vogliono anche la Romagna ». Anche se questa cifra può legittimamente riferirsi a un periodo anteriore a questa lettera di Lucrezia non è forse del tutto errato pensare che la locuzione galline di India fosse rimasta nella corrispondenza della coppia estense come unallusione alla politica da attuarsi nei confronti della legazione di Romagna, fonte di contrasti che duravano ancora nellultimo anno di vita della duchessa di Ferrara. Questo dimostra una lettera di Alfonso I a Lucrezia in cui il duca le consiglia di procedere con prudenza nei confronti del presidente della confinante Legazione pontificia:

[] circha il fastidio che ha vostra signoria dal presidente di Romagna non so che altro respondere, se non che essa signoria vostra consultamente inici schermirsi al meglio che può, maneggiando la cosa dolcemente et servando tutti quelli modi che siano apti a schivar scandali e rottura []69.

Ma la guerra nel dialogo della coppia ducale è oramai una preoccupazione diminuita seppur non del tutto trascorsa, e cè spazio nella corrispondenza per parlare dei figli e in particolare del destino di Ippolito II a proposito del quale il Duca scrive a Lucrezia per confermargli lottenimento dellarcipretato di Milano. È una bella lettera coniugale in cui finalmente appare con lorgoglio dinastico il senso delle fatiche che la coppia estense ha sostenuto nellopporsi al Papa, ai veneziani e allimpero negli anni precedenti. I figli che potevano diventare ostaggio dei nemici sono in salute e cominciano a muovere i primi passi nella scacchiera delle potenze italiane:

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Io rimetto a vostra Excellentia lettere che tengono aviso dellordine che si è tenuto in expediri resignatione dellarcipetrato de Milano in nostro figliolo donno Ippolito novo eletto e so che essa Signoria Vostra avrà piacer ad intender questo honorevole et favorevole [] duolmi di non trovarmi in Ferrara per poter godere con lei questa comune consolazione ma vi sarò presto e intanto vostra Excellentia si forzi di far che io la possa trovare più gagliarda che io non la lasciai70.

È questa lultima lettera di Alfonso a Lucretia conservata a Modena e ci è parso giusto metterla alla fine del nostro studio perché rappresenta la conclusione di una vicenda narrata che, cominciata con le trattative matrimoniali del 1501, prosegue con quelle legate alla sconfitta di Cesare, attraversa la guerra del 1510, per culminare nel 1519 con la soddisfazione di Alfonso e Lucrezia per i primi passi della carriera ecclesiastica del secondogenito Ippolito II, destinato a diventare un cardinale di primo piano e un grande mecenate. Sebbene le lettere di Lucrezia possano intendersi solo nella retorica degli scritti di legazione si intravede in esse una traccia di vita vissuta in modo tanto più intenso quanto meno evidente è il rilievo emotivo. Intensità che unisce la corte di guerra alla corte santa, la mediazione diplomatica alla protezione dei giovani principi, che ancora nella infanzia si trovano in preda alla « ruina », che si annuncia imminente sugli argini apprestati dai duchi di Ferrara. Siamo nel mondo di Machiavelli senza Machiavelli ma lo sentiamo molto vicino. Ogni altro discorrere della sua vita sarebbe stato da lei definito: « prolixa relatione ».

Bruno Capaci

Université de Bologne

1 È la dicitura presente nel risvolto esterno della littera clausa, posta sotto la superinscriptio, che ordina la consegna più urgente, cioè mediante staffetta di « cavallari ».

2 La trascrizione di queste lettere da una parte ha riprodotto, mediante ladozione di criteri conservativi, gli esiti grafico-fonetici della koinè delle corti padane, mantenendo degeminazioni, assibilazioni, affricazioni, latinismi lessicali, compreso luso della h etimologica, dallaltra ha sciolto le abbreviazioni contenute sia nella superinscriptio sia nel restante corpo della lettera. La punteggiatura è stata normalizzata, soprattutto per quanto riguarda luso dei due punti, in molti casi sostituiti dal punto fermo. Si sono mantenute anche le oscillazioni lessicali determinate dallalternativa di palatale e affricata, secondo il tipo hogi-hozi, e le varianti introdotte dalla presenza o meno della h etimologica, come esemplificato dalla alternativa tra horatore e oratore. Avvertiamo inoltre che un questo saggio sono state individuate lettere manu propria di Lucrezia Borgia allinterno della sua corrispondenza con Ercole I dEste relativa allautunno del 1501. Nei restanti casi le lettere della duchessa di Ferrara appaiono redatte dai segretari Cristoforo Piccinini e Niccolò Bendidio, come è confermato dalla apposizione dei loro nomi in calce al foglio.

3 Ercole I dEste a Giangiorgio Seregni, Belriguardo, xxix Agosto 1503: F. Gregorovius, Lucrezia Borgia. Secondo documenti e carteggi del tempo, Firenze, Le Monnier, 1878, documento n. xlv, p. 426.

4 Il marchese di Mantova a Isabella dEste, Isola degli Orsini, 22 Settembre 1503: Gregorovius, Lucrezia Borgia, documento n. xlvii, p. 428.

5 A.S.E.: LArchivio Segreto Estense, dora in poi A.S.E., è parte dellArchivio di Stato di Modena, dora in poi ASMo. La decisione di pubblicare le lettere di Lucrezia facendo riferimento ai manoscritti nasce dalla constatazione del fatto che a tuttoggi non esiste una edizione critica della sua corrispondenza.

6 Per quello che riguarda gli aspetti retorico-persuasivi dellautografia cf. M. Ferrari, Autografie delletà minore, lettere di tre dinastie italiane tra Quattro e Cinquecento, Roma, Viella, 2017; B. Capaci, « Dettate e manu propria: Lettere familiari di Lucrezia Estense de Borgia », Studi e Problemi di Critica Testuale, 94/1, 2017, p. 51-66.

7 Le lettere di Isabella dEste a Lucrezia Borgia testimoniano il ruolo attivo di questultima nella gestione delle Suppliche: « Illustrissima et Excellentissima domina cognata. La magnifica madonna Lucrecia della Mirandola, contessa di Montagano, è sturbata indebitamente et senza alcun color di ragione in una sua possessiocella posta in modenese da li figlioli di Fabiano de la Mirandola dal quale altre volte comparo solennemente questa possioncella, come appare da pubblico istrumento, e perché io amo non mediocremente madonna Lucrecia mi è parso pregar la Excellentia vostra fare tale provisione alla indennità sua che da dicti Fabiano e flilioli né patisca molestia né violentia alcuna ma pretendendo loro avere et usino per la via ordinaria che a questo modo alcuna delle parte non si poterà justamente dolere et io lo havero per singular piacer de la Excellentia vostra alla quale me racomando », cf. Isabella dEste a Lucretia Estense de Borgia, Sachette, xvi Giugno 1506, ASMo, A.S.E., Cancelleria, Carteggi con Principi Esteri, b. 1196.

8 A. Battistini, « Lio e la memoria », dans F. Brioschi e C. Di Girolamo (éd.), Manuale di storia della letteratura italiana. Storia per generi e problemi, vol. III, Torino, Bollati Boringhieri, 1994, p. 438-439.

9 T. Plebani, « La corrispondenza nellantico regime: lettere di donne negli archivi di famiglia », dans G. Zarri (éd.), Per Lettera, la scrittura epistolare femminile tra archivio e tipografia, Roma, Viella, 1999, p. 48. Per quanto riguarda il modello della lettera cancelleresca, cf. F. Senatore, « Ai confini del “mundo de carta”. Origine e diffusione della lettera cancelleresca italiana (xiii-xvi secolo) », Reti Medievali, X, 2009, n. 4, p. 1-53.

10 M. Bellonci, Lucrezia Borgia, dans M. Bellonci, Opere, éd. E. Ferrero, vol. I, Milano, Mondadori, 1994, p. 1-719.

11 S. Bradford, Lucrezia Borgia. La storia vera, Milano, Mondadori, 2017.

12 Gregorovius, Lucrezia Borgia. Secondo documenti e carteggi del tempo, p. 340.

13 G. Zarri, La religione di Lucrezia. Lettere del confessore, Roma, Roma nel Rinascimento, 2006. Di questo volume sono particolarmente importanti le pagine sulla corte santa di Lucrezia (p. 68-134) ma anche quelle introduttive che fanno il punto, in modo davvero molto efficace, sulla ricezione letteraria e storiografica della vicenda umana di Lucrezia.

14 Il 6 luglio 1519 Tommaso Caiani scrive questa « consolatio » al Duca di Ferrara: « Illustrissimo Signore quanto mi sia stato grave havere inteso la morte della illustrissima Signora consorte vostra, non posso esprimerlo né chon parole, né chon segni, né etiam penso poter consolare Vostra illustrissima Signoria in tale privazione, ma solo vi aviso, chome il testimonio intrinseco di più anni, quale io ne ho, mi tempera lanimo sapiendo la sua chiarezza di coscienza, purità di vita e conformità di volontà con Dio et quanto desiderava risposarsi chon Cristo », Zarri, La religione di Lucrezia, p. 155.

15 « Una donna bionda nella nebbia sta lì come discesa dal sole in un esilio benigno per confortare chi non sarebbe più tentato di credere negli astri e di gettarsi allo sbaraglio della malinconia », Bellonci, Lucrezia Borgia, p. 491.

16 Lucrezia Borgia. Storia e Mito, éd. M. Bordin e P. Trovato, Firenze, Olschki, 2006, p. xii-460.

17 M. Miotti, « La Lucrèce Borge di Victor Hugo » e A. Roccatagliati, « Romani rifà Hugo: i sopraluoghi nella fucina poetica di Lucrezia Borgia », dans Bordin e Trovato (éd.), Lucrezia Borgia. Storia e Mito, p. 255-284.

18 G. Le Thiec, Lucrèce Borgia, Lettres dune vie, Paris, Payot, 2014.

19 Si veda la distinzione tra lingua cancelleresca ricca di espressioni formulari in latino e quella più cortigiana, in cui il latino è maggiormente dosato insieme ad elementi del volgare toscano, fornita da R. Vetrugno, « Lingua e epistolografia cortigiana », dans L. Fortini, G. Izzi e C. Ranieri (éd.), Scrivere lettere nel Cinquecento Corrispondenze in prosa e in versi, Roma, Edizioni di Storia e letteratura, 2016, p. 233-245; A. Quondam, « Dal “formulario” al “formulario”. Cento anni di “libri di lettere” », dans A. Quondam (éd.), Le « carte messaggiere ». Retorica e modelli di comunicazione epistolare: per un indice dei libri di lettere nel Cinquecento, Roma, Bulzoni, 1981, p. 13-156; L. Matt, Teoria e prassi dellepistolografia tra Cinquecento e primo Seicento. Ricerche linguistiche e retoriche, con particolare riferimento alle lettere di Giambattista Marino, Roma, Bonacci, 2005; M. L. Doglio, Larte delle lettere. Idea e pratica della scrittura epistolare tra Quattro e Seicento, Bologna, Il Mulino, 2000; R. Morabito, Lettere e letteratura. Studi sullepistolografia volgare in Italia, Alessandria, Edizioni dellOrso, 2001; C. Asso, « I libri di epistole italiani e la cultura del Cinquecento. Uno schema di lettura », dans G. Belloni e R. Drusi (éd.), Il Rinascimento italiano e lEuropa, Umanesimo ed educazione, vol. II, Treviso-Costabissara (Vicenza), Fondazione Cassamarca-Angelo Colla, 2007, p. 219-242; L. Braida, Libri di lettere. Le raccolte epistolari del Cinquecento tra inquietudini religiose e « buon volgar», Roma-Bari, Laterza, 2009.

20 C. Märtl, « Autographen der Borgia », dans C. Feller e Ch. Lackner (éd.), Manu propria. Vom eigenhändigen Schreiben der Mächtigen (13.-15. Jahrhundert), Köln-Wien, Böhlau, 2016, p. 19-47. Regesto dei documenti di Giulia Farnese, éd. D. Romei e P. Rosini, Raleigh, Lulu, 2012.

21 Si pensa a V. Hugo, Lucrèce Borgia, drame, Paris, Eugène Renduel, 1833, e alla sua trasposizione nellomonimo melodramma di Gaetano Donizetti su libretto di Felice Romani messo in scena nel 1837. Ma anche alla biografia drammatizzata di Lucrezia proposta da D. Fo, La figlia del papa, Milano, Chiarelettere, 2014.

22 La grande fiamma: lettere 1503-1517. Pietro Bembo, Lucrezia Borgia, éd. G. Raboni, Milano, Archinto, 2002.

23 La dialettica tra donne ai margini e donne al centro è parte degli Womens studies che contestano la tradizionale consacrazione delle donne illustri a favore della storia di donne che, partendo da una posizione inizialmente marginale, vengono progressivamente ad affermare il proprio ruolo.

24 Ercole I dEste fu devoto della domenicana beata Lucia Broccadelli da Narni, come è dimostrato dalla richiesta a Lucrezia Borgia affinché agevolasse il trasferimento a Ferrara delle sue consorelle: « [] il Bressano nostro familiare, al quale daessemo la cura de condure qua a Ferrara quelle venerabile suore, de le quale la Signoria vostra ha notitia, ni scripse essendo lui in viagio cum dicte suore, che la Signoria vostra gli haveva commesso chel dovesse venire inanti cum epse fino a Bologna et lie expectare epsa vostra Signoria. Noi che considerassemo che q(ua)n(do) dicte suore fusseno state cum la comitiva de epsa vostra Signoria, non li poteva portare se non incommodo, et essendo noi desiderosi de haverle presto qua, come bene epsa vostra Signoria ha potuto comprehendere per le assidue lettere che li habiamo scripte, rendendoni etiam certi che la Signoria vostra sia sempre per havere a bene et essere contenta di quello che faciamo, li commettessemo che come il fusse a Faenza, il dovesse pur cum dite suore venirsene ne le terre nostre de Lugo et de Argenta et successive a Ferrara, per essere più breve il camino et per havere noi tanto più presto questa satisfactione, promettendoli che faressemo cum la Signoria vostra la excusa sua et che quella restaria multo ben(e) contenta di quello fusse facto ». Cf. Ercole I a Lucretia Estense de Borgia, Ferrarie, xxv Gennaio 1502, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 69. Su questo argomento si veda anche L. A. Gandini, Sulla venuta a Ferrara della Beata Lucia Broccadelli da Narni del terzo ordine di S. Domenico con lettere e documenti inediti 1497-8-9, Modena, Stamperia ducale, 1911.

25 Sul riflesso letterario in funzione anti-veneziana delle campagne militari di Alfonso I e di Ippolito è davvero utile la consultazione di N. Maldina, Ariosto e la battaglia della Polesella, Bologna, Il Mulino, 2017.

26 « Al quale matrimonio, molto indegno della famiglia da Esti, solita a fare parentadi nobilissimi, e perché Lucrezia era spuria e coperta di molte infamie, acconsentirono Ercole e Alfonso perché il re di Francia, desideroso di sodisfare in tutte le cose al pontefice, ne fece estrema instanza; e gli mosse oltre a ciò il desiderio di assicurarsi con questo mezzo (se però contro a tanta perfidia era bastante sicurtà alcuna) dallarmi e dallambizione del Valentino: il quale, potente di danari e di autorità della sedia apostolica e per il favore che aveva dal re di Francia, era già formidabile a una grande parte dItalia, conoscendosi che le sue cupidità non avevano termine e freno ». F. Guicciardini, Storia dItalia, éd. S. Seidel Menchi, vol. V, Torino, Einaudi, 1971, cap. vi, p. 198.

27 Colpisce il fatto che Lucrezia non solo abbia fatto ingenti donazioni di beni allinfante romano ma che abbia portato a Ferrara le Bolle di Alessandro VI relative alle rivendicazioni di paternità. In esse il Papa rivendica la genitorialità di Giovanni Borgia, condividendola con una non meglio precisata donna soluta cioè di stato libero: « Cum autem tu defectum predictum non de prefato Duce sed de Nobis et dicta muliere soluta patiaris [] ». Gregorovius, Documenti, documento n. xxviii, II Bolla di Alessandro VI, p. 406.

28 Lucretia Estense de Borgia a Ercole I, de Roma, xi Octobre 1501, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141, fasc. I.

29 Ercole I dEste a Lucretia Estense de Borgia, [1501], ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 69.

30 Don Iulio: Giulio dEste figlio di Ercole I e Isabella Arduino, in seguito ai violenti contrasti con il cardinale Ippolito partecipò al tentativo di rovesciare il duca Alfonso ordito dal fratello Ferrante e da una parte della aristocrazia ferrarese, tra i quali il conte Boschetti. Esiste traccia di un provvedimento di confino di Giulio dEste a Bressello (Brescello), emanato dal Duca di Ferrara nei confronti di Giulio e prontamente comunicato alla Consors, affinché ne desse rapida attuazione: « Il dispiacere che havemo ricevuto per lo acto facto per don Iulio mio fratello è stato tale che se noi havessimo voluto punire il demerito et cume doveressimo, il faressimo repentire talmente che no haveria per lo advenire voglia de transcorrere in nostro contempto ad simile presumptione et mancamenti ma volendo nui in questo caso con la clementia nostra temperare parte de la pena che meriteria havemo statuito che il vada a stare in Bresello in una casa pur che non sia nostra », cf. Alfonso I a Lucretia Estense de Borgia, Belriguardi, xvi Augusti 1505 in collezione Antonelli, 334c.

31 In una missiva datata 4 Settembre 1502, un giorno prima dello sfortunato parto, Lucrezia dimostra di essere, pronta a fornire notizie sui movimenti del fratello: « []. Ho notato quanto vostra signoria me impone circa el negocio del magnifico Messer Zohanne Luca per quando passi di qua lo illustrissimo Signor Duca di Romagna, mio fratello honorando, et dicho che ho pur qualche cosa inteso de tal venuta. Ma non lho per ferma. Et quando sua Excellentia venga, sebbene vostra Celsitudine non abbia scritto cosa alcuna, le certifico che io haverò e ho in memoria il desiderio et la mente de quella et farò lo officio et lo debito mio a quello conosco esser de servizio e piacer de vostra Excellentia et farolo con ogni efficacia et vehementia, come facto mio proprio e voto mio ». Cf. Lucretia Estense de Borgia a Ercole I, Ferrarie, iv Settembre 1502, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141, fasc. II.

32 Lucretia Estense de Borgia a Giulio dEste, de Medelana, xxiii de Settembre [], ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141.

33 Costantia uxor Ludovici Piccinini a Lucretia Estense de Borgia, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 69. Devo la segnalazione di questo adviso alla paleografa e collega Maddalena Modesti del Dipartimento FICLIT dellUniversità di Bologna.

34 N. Machiavelli, II Legazione al Valentino, dans F. Chiappelli (éd.), Legazioni. Commisarie. Scritti di governo, vol. II (1501-1503), Bari, Laterza, 1973, p. 274. Ma anche Legazioni. Commissarie. Scritti di governo, éd. E. Cutinelli Rendina e D. Fachard, vol. II (1501-1503), Roma, Salerno Editrice, 2003.

35 Lucretia Estense de Borgia a Ippolito dEste, de Roma, xviii de octobre 1501, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141.

36 Regino: Pietro Isualles, vescovo di Reggio dal 1497 e Cardinale dal 1500, Legato di Bologna e Romagna, era particolarmente vicino al partito dei Borgia dovendo la sua carriera ecclesiastica al papa Alessandro VI.

37 Lucretia Estense de Borgia a Ippolito dEste, Ferrarie, xviiii Augusti 1505, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141.

38 G. M. Anselmi, « Politica vita, scrittura nellepistolario machiavelliano », dans Nuovi territori della lettera tra xv e xvi secolo, Atti del Convegno internazionale FIRB 2012 (Venezia, 11-12 novembre 2014), éd. F. Bognin, Venezia, Edizioni Ca Foscari - Digital Publishing, 2016.

39 Cf. Lucretia Estense de Borgia a Ercole I, de Roma adì viii de Octobre [1501], ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141.

40 Cesare Borgia a Lucretia Estense e Borgia, Urbino Luglio 1502, ASMo, A.S.E., Carteggi con Principi Esteri, Romagna, b. 1438, fasc. 1.

41 Alessandro VI a Lucretia Estense de Borgia, xxv Juni 1502, ASMo, A.S.E., Carteggi con Principi Esteri, b. 1296/11, fasc. 1.

42 Ercole I dEste a Lucrezia Estense de Borgia, Codegorii xx Octobre 1503, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 69.

43 Lucretia Estense de Borgia a Alfonso I, Mutina, i Luglio 1505, ASMo, A.S.E., Casa e Stato b. 141.

44 In particolare mi riferisco a una lettera inviata da Lucrezia ad Alfonso I, dopo la morte del piccolo Alessandro, che trascrivo in parte: « Illustrissimo Princeps et domine consors domine mi observandissime. Ho recevuto oggi la lettere del XXIII del presente data in Ferrara per la quale la me scrive che desiderando de vedermi la ha deliberato che facendo io trovare una barcha bona a Bressello luni proximo me metta in cammino per nave e venga a Monschirolo e da lie a Belriguardo. Facendo la excusatione se non manda li bucintori, ad che respondendo dico che ho inteso il suo desiderio et io non mancho desiderosa de veder vostra Signoria illustrissima ho fatto subito mandar uno a Bresello a veder e provedere se ci sono navi a sufficientia [] », cf. Lucretia Estense de Borgia a Alfonso I, Regii xxiii Ottobre 1505, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141. Unaltra lettera ci consegna un colloquio venato di ironia. Il 15 Settembre 1505, Lucrezia si rivolge al marito con un approccio che potremo definire non proprio sottomesso: « Illustrissimo Princeps et Excellentissimo domine consors, domine mi observandissieme. Essendo venuta ora una cavalcata de Carfagnana con lettere directe a Vostra Excellentia con lettere directine a vostra Excellentia e cinque cotturnici mando epse lettere qui alligate e le cotturnice se sono ritenute qui, sapendo che vostra Excellentia dove è non gli mancha cibi delicatissimi et hora non mi accadendo dire altro in sua gratia me recomando », cf. Lucretia Estense de Borgia a Alfonso I, Regii xvi Septembre 1505, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141.

45 Nel 1505 erano già deceduti i due neonati partoriti da Lucrezia, rispettivamente nel settembre del 1502 e nello stesso mese del 1505.

46 Lucrezia Estense de Borgia a Alfonso I, Mutine, xxiv Luglio 1505, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141, fasc. II.

47 Lucrezia Estense de Borgia a Alfonso I, Ferrarie, ultimo de Aprile 1507, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141.

48 Lucretia Estense de Borgia a Alfonso I, Mutine, xxx Julii 1505, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141.

49 Così si rivolge, rispettivamente al marito Duca e al cognato Cardinale, sebbene aggiunga nelle lettere dirette a questultimo anche il titolo di duchessa di Ferrara.

50 A questo proposito è illuminante la lettera al marito del 31 Maggio 1509. Con grande entusiasmo, la duchessa di Ferrara si rivolge al marito: « Con summa letitia e gaudio ho visto et lecto quanto vostra Excellentia mi ha significato della totale recuperatione del suo Polesyno de Rovigo cum sua gloriosa victoria expugnando et debellando magnanimamente li conati et le fortezze deli nemici. Del tuto sia sempre ringraziato il nostro Signor Dio. Con la gratia del quale et favore si è con seguita la sperata et desiderata victoria. Darò raddoppiare li segni pubblici di gaudio et letitia per la terra et eper tutto et ordinerò si rendrino gratie al sommo Onnipotente. Et si farà oratione per la prosperità et conservatione de vostra Excellentia, Il felice ritorno del quale expeteremo tutti con immenso desyderio », cf. Lucretia Estense de Borgia a Alfonso I, Ferrarie, xxxi Maii 1509, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141.

51 Lucretia Estense de Borgia a Ippolito dEste, Mutine, i Maii 1507, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141.

52 Lucretia Estense de Borgia a Alfonso I, Ferrarie, xxviii Maii 1509, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141.

53 Messi in condizione di non nuocere.

54 Cavalli: per metonimia cavalieri.

55 Lucretia Estense de Borgia a Alfonso I, xxix Maii 1509, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141, fasc. II.

56 R. Ruggiero, Machiavelli e la crisi della analogia, Bologna, Il Mulino, 2015, in particolare mi riferisco al cap. II e precisamente al paragrafo Cesare Borgia prima e dopo il Principe, p. 110-118.

57 Un esempio di gestione per lettera della « giustizia matrimoniale » proviene proprio da una missiva della Duchessa che inoltra al marito la supplica di tal Leonardo di Iacopo de Lunardi il quale, sorpreso con la spada nel boschetto del Duca, chiede di sostituire la pena del tratto di corda con il pagamento di una ammenda in denaro. Lucrezia informa che il condannato è pronto a indebitarsi piuttosto che restare storpiato a vita: « et mi è stato fatto intender che, sebbene ha male il modo, pur pagaria li XXV ducati che havere li tratti tre de corda. Io lho fatto suspeder in prigione fin che lo significo a vostra Excellentia e habbia da lei. La qual prego che la sia contenta avisarmi quello che è la sua voluntade in questo caso che tanto si esequirà [sic] », cf. Lucretia Estense de Borgia a Alfonso I, Ferrarie, xx Maij 1518, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141, fasc. II.

58 Alfonso dEste a Lucrezia Estense de Borgia, [1 Maggio 1509], ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 75.

59 Lucrezia Estense de Borgia a Alfonso I, Ferrarie, xxix Maggio 1509, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141, fasc. II.

60 Lucretia Estense de Borgia a Alfonso I, Ferrarie, Ultimo de Maij, 1509, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141.

61 Lucretia Estense de Borgia a Alfonso I, Ferrarie, xxxi Maij 1502, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141.

62 Lucretia Estense de Borgia a Alfonso I, Ferrarie, i Junij 1509, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141.

63 Lucretia Estense de Borgia a Alfonso I [], ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141, fasc. II.

64 Lucretia Estense de Borgia a Alfonso I [], ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141, fasc. II.

65 Lucretia Estense de Borgia a Alfonso I, Ferrarie, xxi Augusti 1510, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141.

66 Lucretia Estense de Borgia a Alfonso I, Ferrarie, i Junii 1509, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141.

67 ASMo, A.S.E., Cancelleria, Cifrario, b. 2, fasc. 1, sottofasc. « Cifre col Duca Alfonso I. Sec. xvi 1.a metà ». La scoperta di questo cifrario si deve a Patrizia Cremonini, direttrice dellArchivio di Stato di Modena, che ne ha parlato per la prima volta in una intervista trasmessa nellambito del programma di Rai Cultura, « Il Tempo e la storia », condotto da Massimo Bernardini, nella puntata del 20.10.2014 intitolata: Lucrezia Borgia: lettere da Ferrara.

68 Lucretia Estense de Borgia a Alfonso I, Ferrarie, xxiv Maij 1519, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 141.

69 Alfonso I dEste a Lucrezia Estense de Borgia, Parisi viii Januari 1519, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 75.

70 Alfonso I dEste a Lucrezia Estense de Borgia, Ferrarie, xx de Maggio, 1519, ASMo, A.S.E., Casa e Stato, b. 75.