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L’Italia bizantina: una prospettiva economica

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LItalia bizantina:
una prospettiva economica

Tra i territori dellOccidente mediterraneo riconquistati dallimpero durante il VI secolo, lItalia ne costituì senza dubbio leredità più duratura. Sorprende che taluni storici possano avere qualificato la politica giustinianea in questo settore come effimera, dal momento in cui la penisola rimase nellorbita romano-orientale per mezzo millennio, lAfrica per un secolo e mezzo e la Spagna per un secolo. Certo, come è noto, la presenza bizantina in Italia non conobbe una storia uniforme nello spazio e nel tempo, tanto che proprio uno degli autori dei saggi che qui si presentano ebbe a coniare alcuni anni fa la felice formula delle «Italie bizantine1». Ma se limpero improntò le esperienze socio-economiche delle regioni italiche nel medioevo di caratteri che talora appaiono molto differenti gli uni dagli altri, nondimeno la provincia Italiae2 può essere considerata un fenomeno unitario non solo sotto il profilo istituzionale, ma almeno alla luce di due altri fattori: il panorama delle fonti che la concernono e la sua eccentricità linguistica, culturale, sociale ed economica rispetto allambito anatolico-balcanico. Questi due elementi hanno fatto sì che essa – l«Italia bizantina» – sia diventata per la bizantinistica lequivalente che lEgitto è, o è stato, per la romanistica, cioè un regionalismo non facilmente assimilabile al cuore dellimpero, ma di cui è difficile fare a meno nelle ricostruzioni di sintesi, vista la ricchezza dei suoi documenti e monumenti. La documentazione offerta da questo lembo occidentale di Bisanzio è, infatti, tra il VI e lXI secolo, molto ricca se paragonata ai territori orientali: fonti narrative, agiografie, epistolari, epigrafi, manoscritti, sigilli, monete e, soprattutto, documenti

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della pratica giuridica. Mi sia consentito insistere soprattutto sulla presenza di questi ultimi. Infatti, laddove Anatolia, Balcani e mondo insulare egeo presentano un vuoto fino alla seconda metà del X secolo, in Italia essi sono conservati in una diacronia sostanzialmente ininterrotta dalla tarda antichità al primo medioevo (papiri ravennati, registrazioni enfiteutiche della chiesa di Ravenna e di Roma, le trascrizioni sopravvissute del fondo dei documenti greci conservato nellArchivio di Stato di Napoli, i cartulari della Puglia dei secoli X-XI, i documenti dellArchivo di Medinaceli che arricchiscono significativamente la consistenza degli altri atti greci di età normanno-sveva). Al quadro della documentazione scritta, si aggiunge anche un livello piuttosto alto delle indagini archeologiche su città, insediamenti rurali, strutture abitative, cultura materiale, produzioni e scambi. Ravenna, le lagune venetiche, Rimini, alcuni insediamenti della Liguria (come castrum Pertice), il Lazio, Napoli, la Puglia, la Calabria e, in questi ultimi anni, anche la Sicilia e Malta – così come la Sardegna, anche se essa apparteneva amministrativamente allesarcato dAfrica – hanno conosciuto unattenzione da parte degli archeologi che è certamente pari se non probabilmente superiore rispetto ai siti della Romania orientale.

Questa considerevole ricchezza di dati storici, archeologici e monumentali fa sì che lItalia bizantina rappresenti uno straordinario prisma per lo studio della storia economica. Ma si deve notare, a questo proposito, che, quantunque alcune pregevoli opere di sintesi abbiano dato spazio ad essa, manca, a tuttoggi, un volume che indaghi in maniera sistematica leconomia di questa provincia del mondo bizantino, se si fa eccezione per quel gran saggio che rimane a tuttoggi Leconomia rurale delletà prenormanna nellItalia meridionale di Augusto Lizier (Palermo, 1907)3. Il dossier che qui si presenta è costituito in larghissima mag

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gioranza dai contributi presentati alla tavola rotonda dedicata a l«Italia bizantina», svoltasi a Sofia il 25 agosto 2011 nella cornice del XXII Congresso Internazionale di Studi Bizantini4. Esso non ha lambizione

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di riempire la mancanza di cui si diceva, ma si propone di fornire un apporto significativo in questa direzione. Ospita saggi di studiosi che si sono occupati nei loro lavori tanto delle società dellItalia bizantina e post-bizantina, quanto di temi specifici legati alla sfera economica. I contributi riflettono la personale esperienza di ricerca degli autori, più che un quadro sistematico e preordinato di ambiti territoriali o tematiche. Ciò detto, tre aree risultano comunque favorite nellinsieme: Ravenna, la Puglia e la Calabria. Per quanto riguarda la prima, chi scrive ha cercato di metterne in rilievo il ruolo di centro finanziario tra il V e VI secolo attraverso la figura degli argentarii, mentre C. Morrisson e B. Callegher hanno focalizzato la loro attenzione sullo studio della sua zecca nelletà esarcale. Notevole, in questultimo articolo, lattenzione che viene riservata alla moneta di bronzo, la quale era stata largamente trascurata finora in riferimento alla produzione monetaria ravennate. Le dinamiche socio-economiche della Puglia bizantina sono indagate da J.-M. Martin in una sintesi di grande spessore interpretativo, equilibrio di valutazione e limpidezza espositiva. La Calabria rappresenta la regione sulla quale si concentra lattenzione di ben tre degli otto contributi, che però si integrano perfettamente luno con laltro: G. Noyé propone uninterpretazione innovativa e molto ben documentata dei secoli VII e VIII, in cui la rottura degli assetti socio-economici della regione più che nel VII è vista nellVIII secolo; A. Peters-Custot, si concentra sulle plateae calabresi in una indagine che, al di là degli interrogativi sulla particolare origine di tali documenti, offre lo spunto per uno studio di storia dellorganizzazione rurale della stessa Calabria tra XI e XII secolo; C. Rognoni ricostruisce una penetrante microstoria del regime della terra nella Valle del Tuccio – nel pressi di Melito di Porto Salvo – tra il XII e il XIII secolo, nel cuore del mondo grecanico, sulla base dei documenti del fondo «Messina» dellArchivo Ducal di Medinaceli, che ella aveva già contribuito a valorizzare. Due saggi hanno invece un taglio non strettamente collegato ad una singola città o area geografica. Il lettore potrà leggere una riflessione di E. Zanini su economia e indicatori archeologici, articolata su tre nuclei tematici: l impatto della guerra gotica sulleconomia della penisola, la ceramica dimportazione e il ruolo che ebbe il sistema protobizantino degli scambi nel condizionare i meccanismi di produzione e distribuzione delle regioni italiche tra VI e inizio dellVIII secolo. Il saggio di V. Prigent offre invece una

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rilettura provocatoria ed intelligente del discusso brano di Teofane (Chron. AM. 6224, de Boor, p. 410) concernente le riforme fiscali di Leone III in Sicilia e Calabria (sul quale si sofferma anche il contributo di Gh. Noyé), che non avrebbero affatto comportato un aumento del prelievo fiscale, ma solo una sua riformulazione in termini di metrologia monetaria.

Sarebbe impossibile dare conto, a distanza di tempo, delle discussioni suscitate da questi interventi nel corso della Tavola rotonda. Essi, grazie alla disponibilità dei Cahiers de Recherches Médiévales et Humanistes, e del suo «editor» per la Bizantinistica, Olivier Delouis, sono ora resi disponibili anche ad un pubblico più vasto di studiosi. Potranno essere letti, rimeditati e nuovamente discussi, nellauspicio, formulato pocanzi, che possano accrescere le nostre conoscenze sullItalia bizantina vista in una prospettiva economica.

Salvatore Cosentino

Università di Bologna

1 E. Zanini, Le Italie bizantine. Territorio, insediamenti ed economia nella provincia bizantina dItalia (VI-VIII secolo), Bari, 1998.

2 Questo è il termine con cui, nella pragmatica sanctio pro petitione Vigilii (554), si definisce lItalia appena riconquistata: Iust. Nov., App. VII (p. 799-802).

3 Per quanto riguardo saggi e articoli concernenti, a vario titolo, lambito della storia economica dellItalia bizantina, fino al 2008 mi permetto di rimandare alla bibliografia citata in S. Cosentino, Storia dellItalia bizantina (VI-XI secolo). Da Giustiniano ai Normanni, Bologna, 2008, p. 416-423 (insediamenti urbani e rurali), 446-447 (fiscalità), 452-461 (economia). In questi ultimi cinque anni, nellambito del programma dedicato a «Lhéritage byzantin en Italie, viiie-xiie siècle)», a cura di J.-M. Martin, A. Peters-Custot e V. Prigent, un incontro è stato dedicato a Les caractères originaux de lespace rural, i cui atti, composti in maggioranza di interventi dedicati alla storia economica, sono in corso di stampa. Inoltre, da poco (dicembre 2013), si è svolto il primo seminario di un programma di ricerca su Économie et société en Italie de linvasion lombards aux assauts musulmans, coordinato da Gh. Noyé e V. Prigent. Senza alcuna ambizione di completezza, sempre in relazione agli ultimi cinque anni, si segnalano inoltre i seguenti studi, suddivisi per ambito geografico. Area adriatica (in ordine di pubblicazione dei contributi): E. Cirelli, Ravenna: archeologia di una città, Firenze, 2008; S. Gelichi, C. Negrelli, «Anfore e commerci nellalto Adriatico tra VIII e IX secolo», Mélanges de lÉcole française de Rome. Moyen Âge, 102-2, 2008, p. 307-326; C. Negrelli, Rimini capitale. Strutture insediative, sociali ed economiche tra V e VIII secolo, Firenze, 2008; A. Augenti, E. Cirelli, «Classe: un osservatorio privilegiato per il commercio della Tarda Antichità», LRCW3. Late Roman Coarse Wares, Cooking Wares and Amphorae in the Mediterranean. Archaeology and Archaeometry, Comparison between Western and Eastern Mediterranean, ed. S. Menchelli, M. Pasquinucci, S. Santoro, G. Guiducci, Oxford (BAR Int. Ser. 2185), 2010, II, p. 605-615; From One Sea to Another. Trading Places in the European and Mediterranean Early Middle Ages, ed. S. Gelichi, R. Hodges, Turnhout, 2012; S. Gelichi, «Local Exchanges – Mediterranean Exchanges: Archaeological Evidence for the 8th-9th Century Economy of Northern Italy», Trade and Markets in Byzantium, ed. C. Morrisson, Washington DC, 2012, p. 219-233; P. Arthur, «Riflessioni intorno alla produzione e circolazione della ceramica nel basso Adriatico», LRCW3, p. 57-78; P. Arthur, G. Fiorentino, A. M. Grasso, «Roads to Recovery: An Investigation of Early Medieval Agrarian Strategies in Byzantine Italy in and around the Eighth Century», Antiquity, 86, 2012, p. 444-455. Area tirrenica: V. DAmico, F. Del Vecchio, «Nuovi dati ceramologici per la storia economica di Napoli tra tarda antichità e alto medioevo», LRCW2. Late Roman Coarse Wares, Cooking Wares and Amphorae in the Mediterranean. Archaeology and Archaeometry, ed. M. Bonifay, J. Ch. Tréglia, Oxford (BAR Int. Ser. 1662), 2007, p. 423-438; A. Rovelli, «Naples, ville et ateliers monétaires de lempire byzantine : lapport des fouilles récentes», Travaux et Mémoires, 16, 2010 (= Mélanges Cécile Morrisson), p. 693-711; A. Feniello, Napoli. Società ed economia (902-1137), Roma, 2011. Area ionica: F. Cuteri, P. Salamida, «Il litorale ionico calabrese da Crotone a Reggio Calabria. Circolazione di manufatti ceramici tra V e VII secolo», LRCW3, p. 507-514. Sicilia: La Sicilia bizantina: storia, città e territorio, ed. M. Mongiu, S. Modeo, M. Arnone, Caltanissetta, 2010; A. Nef et V. Prigent, La Sicile de Byzance à lIslam, Parigi, 2010; A. Molinari, «Sicily between the 5th and the 10th Century: Villae, Villages, Town and Beyond. Stability, Expansion or Recession?», The Insular System of the Early Byzantine Mediterranean. Archaeology and History, ed. D. Michaelides, Ph. Pergola, E. Zanini, Oxford (BAR Int. Ser. 2523), 2013, p. 97-114; V. Prigent, «La circulation monétaire en Sicile», ibid., p. 139-160. Sardegna: Forme e caratteri della presenza bizantina nel Mediterraneo occidentale: la Sardegna (secoli VI-XI), ed. P. Corrias, Oristano, 2012. Malta: B. Bruno, N. Cutajar, «Imported Amphorae as Indicators of Economic Activity in Early Medieval Malta», The Insular System, p. 15-30. Pur non riguardando direttamente lItalia bizantina, di grandissimo interesse per le trasformazioni delleconomia italica nel passaggio tra tarda antichità e alto medioevo è il volume di P. Delogu, Le origini del medioevo. Studi sul settimo secolo, Roma, 2010.

4 Nella tavola rotonda è stato presentato anche lintervento di Th. Brown, «Decline or Resilience: Economic Change and its Impact on the Society of Byzantine and Post-Byzantine Ravenna», che lAutore non ha potuto presentare in questa sede per la stampa. Invece, la presente raccolta ospita il contributo di C. Morrisson e B. Callagher che, nel congresso di Sofia, era stato svolto nellambito della Tavola rotonda su «Costantinopoli e Ravenna» organizzata da J. Herrin.